Quanto ci influenzano i colori ce lo spiegano gli anagrammi

Un gioco di parole per replicare online i risultati di una ricerca scientifica. E' l'esperimento di NewScientist che testa le reazioni dei lettori ai diversi cromatismi. Due le tonalità che si contendono lo scettro: il rosso e il blu. In premio per i partecipanti un diploma virtualedi LARA GUSATTO


Quanto ci influenzano i colori
ce lo spiegano gli anagrammi

Il diploma virtuale rilasciato da NewScientist al termine del test

QUINDICI parole da 5 lettere da anagrammare in 5 minuti. Non un semplice passatempo, ma il tentativo di replicare online i risultati di una ricerca di laboratorio. L'esperimento è condotto dalla rivista NewScientist. Gli studi sull'influenza dei colori nei comportamenti umani hanno prodotto risultati contrastanti. Il colore rosso, percepito come dominante, porta le persone a concentrarsi oppure a fallire nei test cognitivi? Per scoprire quale tonalità migliora le capacità dei lettori, il giornale scientifico ha ideato una prova online, fattibile da chiunque possieda una conoscenza elementare dell'inglese. I risultati verranno resi noti non appenna abbastanza persone avranno partecipato all'esperimento.

Come mettersi alla prova. Collegandosi al sito di NewScientist e cliccando sull'articolo "Winners wear red" apparela richiesta di partecipare alla prova, che la stessa rivista ammette non essere troppo "rigorosa". Basta inserire il nome o username e la password "newscientist". Appariranno uno alla volta 15 anagrammi da risolvere in 5 minuti. Le parole sono elementari, quindi per cimentarsi occorre una conoscenza base dell'inglese. Alla fine verrete valutati, e vi sarà indicata la ricerca che la rivista vuole replicare. Come premio, inoltre, un diploma virtuale con riportato il vostro voto. Se volete mettervi alla prova, aspettate però a leggere il resto dell'articolo, potrebbe falsare il risultato.

Il vincitore veste di rosso. L'ultima ricerca risale allo scorso anno. Gli psicologi dello sport dell'Università di Münster, in Germania, hanno sottoposto dei video clip di incontri di taekwondo a 42 arbitri. In questa arte marziale i due combattenti sono identificati da due colori: uno rosso e l'altro blu. Agli arbitri sono poi stati fatti rivedere i filmati, ma manipolati digitalmente in modo che i colori risultassero invertiti. Risultato? Il combattente rosso veniva premiato con una media del 13% in più di punti rispetto a quando indossava la pettorina blu. D'altronde l'influenza dei colori nello sport è stata per la prima volta scoperta qualche anno fa, quando gli antropologi Russel Hill e Robert Barton dell'Università di Durhan, in Gran Bretagna, analizzarono i punteggi ottenuti dai concorrenti di alcuni sport olimpici (pugilato, taekwondo, lotta greco-romana e lotta libera) in cui ai combattenti viene assegnato casualmente o il colore rosso o quello blu. Il 55% degli attacchi è stato vinto dal rosso, e la percentuale arriva al 62% di vittorie nel caso di una lotta serrata. Una deviazione statisticamente significativa secondo Barton: "Quando capacità e forza erano simili, a far pendere l'ago della bilancia è stato il colore". L'arbitro quindi percepiva il rosso come colore dominante, più aggressivo e forte.

Il rosso nei test di Q.I. L'esposizione al rosso non ha effetti solo sui combattimenti. Anche le abilità cognitive ne sono influenzate. In diversi studi, Andrew Elliot dell'Università di Rochester, New York, li ha testati. Nel primo esperimento ai volontari è stato chiesto di sottoporsi ad un test di intelligenza della durata di 5 minuti. A ciascuno è stato assegnato un numero scritto sul foglio della prova, per alcuni rosso, per altri nero; i volontari con il numero in rosso hanno totalizzato un punteggio inferiore. La tinta porpora, anche se vista solo per pochi secondi, renderebbe le persone più timide. A 67 studenti Elliot ha chiesto di guardare in una cartellina, per alcuni la colorazione del fondo era rossa per altri verde. Poi è stato detto agli allievi di recarsi nell'aula accanto. Sulla porta c'era un cartello con la scritta "Per favore bussare". Coloro che avevano visto la cartellina con il fondo rosso bussavano meno volte e in maniera più pacata degli altri. Sempre in un altro test di Elliot ai partecipanti sono stati messi dei sensori di movimento. Seduti davanti ad un computer, quando lo schermo diventava rosso piuttosto che verde o grigio, i volontari si allontanavano dal pc. "Ciò dimostra che a un livello molto elementare, il corpo è portato a scappare dal rosso" conclude Elliot. Secondo lo studioso l'equazione elementare che caratterizza i colori è "rosso uguale pericolo". Inoltre i soggetti sottoposti alla visione del colore purpureo presentano una maggiore attività nella corteccia frontale destra del cervello ossia nella zona associata all'emotività. Nelle ricerche di Elliot, il rosso porta i soggetti ad agitarsi e quindi a sbagliare.

Risultati controversi. Problema risolto? Tutt'altro. A risultati opposti sono giunti Ravi Mehta e Juliet Zhu, della Sauder School of Business dell'Università della British Columbia di Vancouver, Canada. Secondo la loro ricerca il rosso, percepito come "pericolo", favorisce l'attenzione, mentre il blu la creatività. NewScientist ha quindi deciso di verificare le prove sostenute in laboratorio da Elliot. La replica forse non metterà la parola fine alla controversia sui colori, ma almeno avrete un attestato di NewScientist da sfoggiare con gli amici.
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Find My iPhone conduce ancora ad un arresto


trerapinatori

Find My iPhone, la nuova funzione di geo-localizzazione remota introdotta da OS 3.0 su iPhone 3G e 3GS, ha condotto ancora una volta alla cattura di alcuni rapinatori che avevano derubato un povero malcapitato in un quartiere di Pittsburgh, Pennsylvania.
Secondo quanto riportato dal Post-Gazette La vittima è stata avvicinata verso le undici di sera da tre loschi figuri che, pistola (finta) alla mano, gli hanno intimato di consegnare portafoglio, PIN delle carte di credito e, sfortuna loro, l’iPhone.

Proprio grazie alla funzione GPS e al servizio offerto da Mobile Me l’uomo è riuscito ad individuare i propri rapinatori. I tre si erano prima recati in un Wal-Mart di North Versailles, dove avevano addirittura fatto compere con alcune delle carte di credito appena rubate, e poi in un fast food. Find My iPhone, a loro insaputa, ne stava localizzando la posizione e grazie alle informazioni fornite dalla vittima la polizia è riuscita a bloccarli in una stazione di rifornimento poco distante, sulla Route 30.


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In costruzione un telescopio da 1×1 km per ascoltare gli extraterrestri

Pubblicato da Universum Agosto 31, 2009

immagineAustralia e Nuova Zelanda si fanno avanti per realizzare sul proprio suolo SKA, Square Kilometer Array, un radiotelescopio da un chilometro quadrato composto da 5000 antenne paraboliche dal diametro di 12 metri ciascuna. Da parte neozelandese ne ha dato ufficialmente l’annuncio a fine agosto il ministro per lo sviluppo economico Gerry Brownlee. Sarebbe il più grande strumento scientifico che abbia mai sondato il cosmo nelle radioonde, un progetto di “big science” che richiede investimenti per 3,1 miliardi di dollari. Siamo nell’ordine di grandezza dell’acceleratore di protoni LHC costruito al Cern di Ginevra per la fisica subnucleare o del Progetto Genoma che nel 2001 ha portato a decifrare l’intera sequenza del DNA umano.

Le ricerche possibili con SKA vanno dalla cosmologia (origine ed evoluzione dell’universo) allo studio di oggetti lontani come galassie attive e pulsar, fino all’ascolto di segnali radio cosmici intelligenti e allo studio dei cambiamenti climatici sulla Terra. Altro candidato a ospitare Ska è il Sud Africa, mentre la Cina e il Brasile sembrano ormai tagliati fuori. Entro il 2012 un comitato di scienziati dovrà decidere qual è la scelta migliore. La costruzione dovrebbe essere completata nel 2020. Una parabola prototipo dal costo di 2 milioni di dollari è già stata costruita e altre 39 sono in via di realizzazione (foto).

La notizia arriva al momento giusto per celebrare il cinquantenario dell’atto di nascita della ricerca di segnali radio intelligenti provenienti dallo spazio: il 19 settembre del 1959 compariva su “Nature” un breve articolo dei fisici Giuseppe Cocconi e Philip Morrison nel quale si suggerivano le frequenze più adatte all’ascolto, quelle corrispondenti alle lunghezze d’onda tra 18 e 21 centimetri. Su queste frequenze emettono l’ossidrile e l’idrogeno neutro, cioè un “pezzo” della molecola dell’acqua e l’elemento più semplice e abbondante dell’universo. Una civiltà che voglia comunicare con culture aliene avrebbe buoni motivi “logici” per sceglierle. L’articolo di Cocconi e Morrison, intitolato “Searching for interstellar Communications”, si concludeva con una frase che ha la forza degli argomenti di Monsieur de La Palisse: “La probabilità di successo è difficile da valutare; tuttavia, se non iniziamo la ricerca, le probabilità di successo sono sicuramente nulle”.

La comunità degli scienziati interessati al programma SETI, Search for Extra Terrestrial Intelligence, da sempre guarda con forte cupidigia al progetto del super-orecchio SKA. Pur essendo evidente che questo gigantesco radiotelescopio cinquanta volte più sensibile di qualsiasi altro strumento analogo non potrà dedicarsi a tempo pieno alla ricerca di eventuali segnali cosmici artificiali, è altrettanto chiaro che saranno molto importanti le ricadute collaterali in ambito SETI dell’uso di SKA.

Chissà che cosa direbbe di SKA Enrico Fermi, protagonista del primo episodio di autentica big science con il Progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica.

Viene in mente Fermi perché il suo nome è inevitabile ogni volta che si parla della possibile esistenza di esseri extraterrestri. A questo argomento il fisico italiano, premio Nobel per le sue ricerche sui neutroni lenti, ha dedicato per la verità solo qualche minuto della sua vita di scienziato e una battuta asciutta, degna di Buster Keaton: “Dove sono?”. Avvenne alla mensa del Laboratorio di Los Alamos nell’estate del 1950 ed era presente Edward Teller, che sarebbe poco dopo diventato il padre della Bomba H, la bomba all’idrogeno. Da allora si parla della faccenda come del “paradosso di Fermi”.

La domanda “Dove sono?”, nella sua allusiva brevità, sottintende alcune cose. Intanto, è ellittica del soggetto: che è “gli extraterrestri”. Poi presuppone che si sappia che nonostante tutte le ricerche fatte finora nessun indizio di alieni è finora emerso. Inoltre, dal punto di vista del metodo scientifico, la domanda di Fermi è anche un invito a ragionare su cose che si possono sperimentare, su fatti concreti. E a mettere in pratica la regola aurea del “rasoio di Occam”: i fenomeni che hanno spiegazioni semplici, come certe apparizioni di luci in cielo, non devono suscitare interpretazioni complicate e improbabili come astronavi aliene, omini verdi che ci spiano e così via.

Tutto giusto. Il “paradosso di Fermi” rimane una saggia messa in guardia da inutili e fuorvianti voli della fantasia. E anche vero, però, che per questo paradosso si sono individuate svariate soluzioni. Il fisico Stephen Webb ne elenca ben cinquanta nel libro tradotto in italiano per l’editore Sironi e intitolato “Se l’universo brulica di alieni… dove sono tutti quanti?”, che sarebbe poi la frase pronunciata da Fermi alla mensa di Los Alamos ma in una versione meno ellittica.

Una cosa è certa. Nel 1950 vere ricerche di alieni non si erano ancora mai tentate. Il primo avvistamento moderno di Ufo è del 24 giugno 1947. A partire dal 1960, dieci anni dopo la battuta di Fermi, molte ricerche di E.T. sono state avviate e alcune sono in corso, altre in preparazione, ma senza alcun risultato. Questo “silenzio di E.T.” però non vuole dire granché. Le stelle e le frequenze esplorate sono finora poca cosa rispetto all’immensità dell’universo. Qualcuno ha detto che è come se, per verificare se nell’oceano esistono pesci, avessimo finora esaminato un singolo bicchiere di acqua marina.

Frank Drake, 79 anni, pioniere e profeta dei programmi SETI, ha escogitato una celebre formula per calcolare la probabilità che esistano altri pianeti che, come la Terra, ospitano una civiltà tecnologicamente avanzata. Il risultato di questa equazione – che tale non è se si dà alla parola il corretto senso matematico – oscilla tra una e un milione per le civiltà della nostra galassia. Tanta incertezza – che priva la formula di ogni significato scientifico – dipende dal fatto che un parametro dell’equazione è altamente incerto: quello che riguarda la durata di una civiltà tecnologica a partire da quando in essa si giunge alla scoperta di un’arma così potente da essere in grado di distruggere la civiltà stessa.

Nel nostro caso questa scoperta coincide con quella della bomba atomica. Dovremmo riflettere sul fatto che la scettica domanda “Dove sono?” venne proprio dallo scienziato che più di ogni altro aveva contribuito a quella scoperta, e che a dialogare con lui a Los Alamos, patria della bomba atomica, ci fosse Teller, ideatore di un ordigno ancora più distruttivo.

Con tutto ciò, il tema della vita extraterrestre è più attuale che mai. Nel 1982 la International Astronomical Union ha costituito la Commissione 51 per lo studio dell’Astrobiologia, disciplina fino ad allora indicata come esobiologia. E mentre allora conoscevamo un solo sistema planetario – il nostro – oggi si conoscono quasi quattrocento pianeti intorno ad altre stelle. In altre parole un altro dei parametri incerti dell’equazione di Drake è stato chiarito con esito largamente favorevole all’esistenza di vita anche lontano dalla Terra.

Sommessamente, farei notare che il tempo gioca a favore degli alieni e contro Fermi. Dopo i terribili bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, sono passati 64 anni senza guerre nucleari. Sessantaquattro anni sono un batter di ciglia su scala cosmica, ma incominciamo ad avere qualche speranza che una civiltà tecnologica possa essere abbastanza saggia da non arrivare all’autodistruzione in tempi brevissimi. Ora auguriamoci che personaggi come Ahmadinejad e altri non abbiano intenzione di rovinare le cose. Abbiamo bisogno che quel parametro così incerto nella formula di Drake, la durata di una civiltà tecnologica, si precisi al rialzo, arrivando possibilmente a milioni di anni, cioè il tempo-scala della vita di una specie.

Noi tifiamo per E.T., si sarà capito, non del tutto disinteressatamente.

Fonte: http://www.lastampa.it/

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Una pillola al pomodoro al giorno, e il cuore è salvo !

Una pillola di Ateronon assunta ogni giorno puo' offrire gli stessi benefici per la salute della dieta mediterranea. Questa pillola al pomodoro sarebbe in grado di suddividere i depositi di grassi nelle arterie e di aiutare a prevenire le malattie cardiache e l'ictus.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Daily Mail, l'innovativa pillola potrebbe salvare milioni di vite. Una confezione, che dura un mese, costa 35 sterline. La pillola contiene licopene, una sostanza chimica che si trova nella buccia dei pomodori maturi.

Secondo gli scienziati, ogni pillola corrisponde a 3 chili di pomodori maturi. Alcuni studi precedenti hanno dimostrato che seguire o'a dieta mediterranea - a base di pomodori, pesce, verdura, noci e olio d'oliva - puo' ridurre significativamente il colesterolo e puo' contribuire a prevenire le malattie cardiache.

Ateronon e' stato sviluppata da Cambridge Theranostics, una societa' di biotecnologie che impiega gli scienziati della Cambridge University. In un trial iniziale, che ha coinvolto 150 pazienti affetti da una malattia cardiaca, la pillola al pomodoro assunta ogni giorno non solo ha fermato la malattia, ma ha addirittura invertito il processo di accumulo di depositi di grasso sulle pareti delle arterie in soli due mesi. Tutto questo senza effetti collaterali.

Il prossimo anno inizieranno una serie di sperimentazioni che coinvolgeranno fino a 10 mila pazienti nel Regno Unito, cosi' come negli Stati Uniti, in Italia e in Finlandia.

(fonte AGI - http://www.agi.it )

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Svelato il segreto del sesto senso dei pesci

Alcuni ricercatori sono riusciti a modellizzare il cosiddetto sistema della linea laterale, un apparato sensoriale completamente diverso da tutti gli altri

I pesci e alcuni anfibi possiedono una capacità sensoriale unica, consentitagli dal cosiddetto sistema della linea laterale, che permette loro di "toccare" degli oggetti situati nelle vicinanze senza alcun contatto fisico diretto o di "vederli" nell'oscurità. Ora un gruppo di ricercatori del Politecnico di Monaco di Baviera diretti da Leo van Hermmen è riuscito a scoprire le basi su cui si fonda questo straordinario sistema sensoriale, descritto in un articolo pubblicato su "Nature". Negli ultimi cinque anni van Hemmen e collaboratori hanno studiato le capacità del sistema della linea laterale valutando la possibilità di trasformarle in tecnologia.

Questo sistema sensoriale da remoto, apparentemente misterioso, sfrutta la capacità di valutare la distribuzione della pressione dell'acqua e ill campo delle sue velocità nelle vicinanze dell'animale. Gli organi responsabili della linea laterale sono allineati lungo il lato destro e sinistro del corpo del pesce, circondandone anche gli occhi e la bocca. Sono formati da unità, dette neuromasti, poste appena sotto la pelle, dotate di una consistenza gelatinosa che le rende flessibili, .

I neuromasti sono sensibili ai più minuti movimenti dell'acqua ed è proprio grazie alla sensibilità a questi cambiamenti che, per esempio, i pesci che si spostano in banchi sono in grado di identificare la vicinanza di un predatore e sincronizzare perfettamente i propri movimenti, tanto da far sembrare il banco un unico enorme animale.

I ricercatori hanno sviluppato diversi modelli matematici confrontandoli con ciò che osservavano sperimentalmente attraverso la misurazione dei potenziali d'azione rilevati nei neuromasti. "I sistemi biologici seguono proprie leggi, ma le leggi sono universalmente valide nell'ambito della biologia e possono essere descritte matematicamente, una volta individuati i concetti biofisici e biologici corretti."

"Il senso della linea laterale mi ha affascinato fin dall'inizio, perché è fondamentalmente differente dagli altri sensi, come la vista o l'udito, anche se di primo acchito può non sembrare", ha osservato van Hemmen. "E non è solamente il fatto che descrive una differente qualità della realtà: al posto di basarsi su due occhi o due orecchi, questo senso si alimenta con le informazioni di molti organi di linea laterale discreti, dai 189 della rana Xenopus laevis alle diverse migliaia di un pesce, ciascuno dei quali è a sua volta composto di diversi neuromasti. L'integrazione che sottende è un vero tour de force."

Ora, modellizzato il sistema della linea laterale, i ricercatori intendono svilupparne delle applicazioni tecnologiche: il nuovo sistema potrebbe per esempio consentire la messa a punto di robot in grado di muoversi con sicurezza in ambienti affollati, o sottomarini in grado di orientasi autonomamente in ambienti dalle acque estremamente torbide. Questa applicazione è in effetti già in programma nel quadro del progetto europeo CILIA.
lescienze.espresso.repubblica.it
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Inchiesta sugli Illuminati

Gli illuminati sono oggetto di molte delle invenzioni fantastiche ed i deliri paranoici dei peggiori complottisti. Nel mondo reale, gli illuminati non esistono, essi sono un vero e proprio espediente letterario fantastico per poter scrivere libri ed articoli complottistici, tanto chi inventa storie e complotti sa bene che nella realtà gli illuminati non esistono.

Per proteggersi dalle bufale che circolano, è essenziale tornare nella realtà e sapere come stanno realmente le cose riguardo agli illuminati, pertanto qui di seguito presenterò un breve riassunto della situazione reale.

Domande e risposte sugli Illuminati

Premessa: tratto da qui per comodità

L’esistenza degli Illuminati è un fatto storico, vero?

Sì. L’Ordine degli Illuminati è fondato il 1° maggio 1776 all’Università di Ingolstadt, allora parte del Regno di Baviera, in Germania, da un professore di diritto, Adam Weishaupt (1748-1830). Gli Illuminati costituivano un’interessante organizzazione, che da una parte offriva ai suoi membri rituali esoterici, dall’altra aveva uno scopo politico e mirava a rovesciare il regime monarchico, cattolico e piuttosto conservatore, del Regno di Baviera, sostituendolo con una repubblica ispirata alle idee dell’Illuminismo.


Ma l’Ordine degli Illuminati era una branca della massoneria?

All’origine Weishaupt è piuttosto critico nei confronti della massoneria, e si propone di fondare un ordine autonomo con rituali diversi. Tuttavia, i suoi primi rituali non riescono ad attirare un numero sufficiente di seguaci, e nel febbraio 1777 Weishaupt si fa iniziare come massone in una loggia di Monaco di Baviera chiamata Zur Behutsamkeit (“Alla Prudenza”).

Nel 1780 un personaggio già piuttosto noto nella massoneria tedesca, il barone Adolf Franz Friedrich Ludwig von Knigge (1752-1796), aderisce agli Illuminati e nel periodo gennaio 1781 – gennaio 1782 ne rielabora i rituali in una forma più propriamente massonica. Ma, se è vero che questi rituali sono di tipo massonico e che molti dei membri degli Illuminati sono massoni, tecnicamente non si può affermare che l’Ordine degli Illuminati sia “una branca” della massoneria, trattandosi piuttosto di un ordine indipendente.

E gli Illuminati hanno avuto successo?

In un certo senso, sì. I nuovi rituali di Knigge attirano parecchi membri, e gli Illuminati nel corso della loro storia iniziano circa 2.500 persone in Baviera e in numerosi altri Stati europei, un numero non piccolo per gli ordini iniziatici in generale.

In un altro senso, però, gli Illuminati falliscono: non riescono a realizzare il loro progetto politico. Tra il 1784 e il 1787 la polizia bavarese si impadronisce di parecchi documenti compromettenti che provano come quello degli Illuminati sia in effetti un complotto che mira a rovesciare il governo. Alcuni membri sono arrestati, ma non sono trattati troppo severamente: se la cavano con qualche mese di prigione o con forti multe. Weishaupt fugge dalla Baviera e conduce un’esistenza piuttosto pacifica in altri Stati della Germania fino alla morte nel 1830.

Gli Illuminati sopravvivono per qualche anno fuori della Baviera grazie a uno dei loro dirigenti, Johann Joachim Christoph Bode (1730-1793), ma nel 1790 cessano ogni attività.


Nei piani degli Illuminati c’è veramente qualche cosa di sinistro?

Sì. I loro scopi politici non sono perseguiti solo con mezzi legali. Nell’ottobre 1786 la polizia perquisisce la residenza di un importante membro degli Illuminati, il diplomatico Franz Xavier von Zwack (1755-1843), e sequestra documenti che mostrano come l’Ordine progetti di usare il veleno contro i suoi nemici, ancorché non ci siano prove che questi piani siano mai stati messi in esecuzione.


Ma gli Illuminati non dichiarano che il loro Ordine è ben più antico del 1776?

Certo. All’inizio, Weishaupt spiega che gli Illuminati sono stati fondati dall’ultimo re di Persia che ha professato la religione zoroastriana, Yadzegerd III (†651 d.C.), che egli confonde peraltro con Yadzegerd II (†457 d.C., re di Persia dal 438 al 457), e a partire di qui costruisce una complessa genealogia in cui coinvolge molti noti personaggi storici.

Quando Knigge aderisce all’Ordine, chiede a Weishaupt le prove di questa genealogia. Weishaupt gli risponde con una lettera del gennaio 1781 in cui afferma che la genealogia è una “innocente mistificazione”, necessaria perché ben pochi sarebbero interessati a un ordine che si presentasse come appena fondato (cfr. René Le Forestier, Les Illuminés de Bavière et la franc-maçonnerie allemande, Hachette, Parigi 1914, p. 227 – questo volume, che deriva dalla tesi di laurea di un illustre storico francese, costituisce ancora oggi la fonte primaria per quanto riguarda gli Illuminati).

Invece di offendersi, Knigge è d’accordo sul fatto che una genealogia mitica sia necessaria, e ne costruisce una nuova di zecca dove dichiara che gli Illuminati sono stati fondati da Noè e “risvegliati” (il termine è di origine massonica) dopo un periodo di declino da san Giovanni Evangelista.


E i templari? Non c’entrano anche loro con gli Illuminati?

Sì, ma solo secondo la genealogia di Knigge. In realtà tutta la massoneria tedesca dell’epoca rivendica i templari come antenati. La spiegazione sta nel fatto che, quando la massoneria penetra nell’Europa continentale dalla Gran Bretagna, molti nobili europei cui è proposta l’adesione sono riluttanti a entrare in un’organizzazione le cui reali origini si situano nelle corporazioni dei “liberi muratori” che comprendevano, accanto agli architetti, anche i semplici operai edili.

Nel 1736 il cavaliere André Michel de Ramsay (1686-1743) assicura in un famoso discorso ai nobili francesi che spera di reclutare nella massoneria che in realtà le corporazioni di liberi muratori britanniche hanno dato ricetto a “cavalieri perseguitati”, creando così un’origine del tutto mitica – ma più accettabile – per le logge massoniche. In Germania, dove già da anni corrono speculazioni su una pretesa continuazione segreta dell’Ordine dei Templari dopo la soppressione del 1307, i “cavalieri perseguitati” di Ramsay sono rapidamente identificati, appunto, con i templari.

È vero che dopo il 1307 i templari hanno continuato a esistere per qualche tempo in alcuni paesi europei, ma l’idea di una loro prosecuzione dopo il XV secolo è considerata dagli specialisti accademici della loro storia “completamente demenziale” e legata a leggende “uniformemente sciocche” (così si esprime la storica francese Régine Pernoud [1909-1998] nel suo I Templari, trad. it., Effedieffe, Milano 1993, p. 11).

In verità tutte le organizzazioni esoteriche fondate dal XVIII secolo a oggi si dotano di genealogie mitiche che risalgono ai templari, a Noè, a san Giovanni o a Salomone e passano per personaggi famosi della storia, della letteratura e dell’arte. In genere i loro membri meno sprovveduti sono consapevoli del carattere meramente simbolico e mitico di queste genealogie.

Certamente sia Weishaupt sia Knigge sanno bene che le genealogie che propongono ai membri degli Illuminati sono “simboliche” o, per esprimersi più semplicemente, inventate da loro. Non esistono Illuminati prima del 1776.


Ma allora non sono stati gli Illuminati a progettare e guidare la Rivoluzione francese?

Non è proprio così. Autori ostili alla Rivoluzione, come il protestante John Robison (1739-1805) e il cattolico padre Augustin Barruel (1741-1820), sostengono dopo il 1789 che la Rivoluzione è frutto di un complotto massonico nel corso del quale la massoneria francese è stata diretta dagli Illuminati. In questa sede non è necessario sciogliere i complessi nodi storici relativi ai rapporti fra massoneria, Illuminismo e Rivoluzione francese.

Possiamo però affermare con sicurezza che gli Illuminati, che nel 1789 stavano per cessare la loro esistenza, non hanno guidato la Rivoluzione francese, e non hanno neppure dato un contributo importante alla sua progettazione. I legami fra l’Ordine bavarese e la massoneria francese esistono, ma sono piuttosto tenui. La maggioranza dei massoni francesi (peraltro nel XVIII secolo assai divisi fra loro) non ama gli Illuminati, né sarebbe comunque disposta a farsi “dirigere” da un ordine tedesco.

Per una serie di ragioni politiche, gli scritti di Robison hanno tuttavia particolare successo negli Stati Uniti, dove il presidente Thomas Jefferson (1743-1826) è ripetutamente accusato dai suoi avversari di essere un membro degli Illuminati.


Tuttavia, non è forse vero che il retro del sigillo ufficiale degli Stati Uniti – quello che compare tuttora sulle banconote da un dollaro e raffigura una piramide tronca sormontata da un occhio in un triangolo – è un simbolo degli Illuminati?

No, non è vero, nonostante si continui a ripeterlo quasi ovunque. Il simbolo con la piramide tronca e l’occhio nel triangolo non si ritrova affatto presso gli Illuminati.

In realtà non è neppure un simbolo massonico, anche se nella massoneria del XVIII e XIX secolo, che è affascinata da tutto quanto riguarda l’Egitto, si trovano talora simboli simili. La specifica piramide usata nel simbolo americano è tratta dalla Pyramidographia, un volume pubblicato nel 1646 a Londra da John Greaves (1602-1652) dopo un viaggio in Egitto.

L’occhio nel triangolo è presentato dal segretario del Congresso americano, Charles Thomson (1729-1824) – che tra l’altro non è mai stato massone –, nel suo discorso nel 1792 che precede il voto con cui il Congresso adotta ufficialmente il Sigillo, come un simbolo cristiano, l’“occhio della Provvidenza” trinitaria che presiede ai destini degli Stati Uniti. Come tale, il simbolo si ritrova nell’iconografia cristiana non solo a prescindere ma anche ben prima del suo uso in alcune fonti massoniche.


Eppure molti hanno accettato la teoria secondo cui gli Illuminati guidano il mondo, o almeno gli Stati Uniti…

In realtà l’hanno accettata in pochi prima del 1975. Dalla metà del secolo XIX al la teoria del “grande complotto degli Illuminati” si ritrova solo presso una minoranza di autori “complottisti” non particolarmente noti al grande pubblico.

Nel 1975 è pubblicata la trilogia Illuminatus di cui sono autori Robert Joseph Shea (1933-1994) e Robert Anton Wilson (nato nel 1932). I tre romanzi sono scritti in tono satirico, e Shea e Wilson fanno parte del gruppo neo-pagano (difficile da capire se non lo si inquadra nella controcultura hippie da cui nasce) dei Discordiani, che venerano Eris, dea della Discordia e del Caos, giocando “scherzi cosmici” al mondo intero. Si tratta in realtà di romanzi libertari, dove Weishaupt non muore in Germania ma emigra nelle colonie britanniche del Nuovo Mondo, dove prende il nome di George Washington e diventa il primo presidente degli Stati Uniti.

Quando questi si rivelano uno Stato reazionario e repressivo guidato dagli Illuminati, i Discordiani organizzano la resistenza in nome del Disordine, del Caos e della Grande Dea Eris. Solo dopo la trilogia di Shea e Wilson gli Illuminati cominciano ad apparire pressoché dovunque, dal Pendolo di Foucault di Umberto Eco (1988) al film Lara Croft: Tomb Raider (2001), e in innumerevoli altre pellicole, romanzi, fumetti, giochi di ruolo.

Purtroppo non tutti si rendono conto della natura della trilogia Illuminatus, anzi alcuni sostengono esplicitamente che Shea e Wilson fingendo di scherzare hanno fornito informazioni assolutamente accurate.

Queste teorie hanno un certo successo in ambienti fondamentalisti protestanti americani. Sono esposte in particolare da Milton William Cooper (1943-2001), che muore il 5 novembre 2001 in uno scontro a fuoco con agenti di polizia. Cooper si rifiutava di pagare le tasse al governo degli Stati Uniti, sostenendo che era controllato dagli Illuminati.


E la Skull and Bones (“Teschio e Ossa”), la famosa società segreta che riunisce studenti ed ex-alunni dell’Università di Yale? Si sente spesso dire che è una branca degli Illuminati…

In realtà le due organizzazioni non hanno niente a che fare. La società Skull and Bones è fondata nel 1832 da William Huntington Russell (1809-1885), quando come abbiamo visto gli Illuminati non esistono più da oltre quarant’anni.

Alcune vaghe somiglianze derivano dal fatto che sia gli Illuminati di Weishaupt sia la Skull and Bones di Russell hanno tratto elementi dalle società “segrete” studentesche che esistevano nelle università tedesche fin dal XVIII secolo.

Tra parentesi, molte leggende che circolano sulla società Skull and Bones sono prive di fondamento. È vero che ne fanno parte persone ricche e potenti, ma è anche vero che le persone ricche e potenti non sono precisamente rare tra gli ex-alunni di un’università come Yale. La Skull and Bones è la species di Yale di un genus, la società “segreta” studentesca, ancora molto diffuso negli Stati Uniti ma scomparso in Europa da così tanto tempo che ci riesce difficile capirlo. Tra l’altro, nel 1986 è stato definitivamente accertato che il famoso teschio che entra nel nome della Skull and Bones non è quello del leggendario capo indiano Geronimo (1829-1909).

Gli Apache, cui la società era disponibile a restituire il teschio, lo hanno fatto esaminare, hanno concluso che non ha niente a che fare con Geronimo, e hanno rifiutato di prenderlo in consegna.


Tuttavia un Ordine degli Illuminati ricompare nel XX secolo, non è vero?

Sì. Nel quadro del cosiddetto “risveglio dell’occultismo” tedesco che inizia nell’ultimo decennio del XIX secolo, Leopold Engel (1858-1931) “risveglia” l’Ordine degli Illuminati il 12 marzo 1901.

Engel e il co-fondatore Theodor Reuss (1855-1923) – che più tardi diventerà famoso per le sue attività nel campo della magia sessuale e la sua collaborazione (non sempre pacifica) con il famoso magista inglese Aleister Crowley (1875-1947) – avevano cominciato a parlare di un “risveglio” dell’Ordine dal 1896.

Più tardi cercheranno di retrodatare questo “risveglio” al 1880, una data certamente falsa. Come sempre avviene in questi casi, Engel e Reuss assicurano ai membri del neonato ordine sia che le sue origini sono molto antiche, sia che si tratta di una legittima ripresa degli Illuminati di Baviera, la cui successione si sarebbe trasmessa di padre in figlio all’interno della famiglia di Reuss.

Si afferma che gli Illuminati trovano le loro origini in India e poi in Egitto, hanno ispirato il Rinascimento e la successiva fioritura delle arti e delle scienze in Italia (da cui i riferimenti a Gian Lorenzo Bernini [1598-1680] e Galileo Galilei [1564-1642], ben noti ai lettori di Angeli e Demoni), e hanno avuto tra i loro membri un numero impressionante di personaggi storici famosi, dal mitico Ulisse e da Aristotele (384-322 a.C.) fino allo stesso Thomas Jefferson.

Ma anche stavolta Engel finisce per ammettere – per iscritto – che tutta questa genealogia ha un carattere mitico e simbolico e non va presa alla lettera. Engel più tardi dichiarerà pure che l’idea di una successione dagli Illuminati di Baviera trasmessa all’interno della famiglia di Reuss è semplicemente scaturita dalla fervida fantasia di quest’ultimo.


Ma chi era in realtà Leopold Enge?

Un personaggio piuttosto interessante. Lo si può definire un membro della cerchia più interna del gruppo di seguaci (organizzato come network più che come vero movimento religioso) del visionario e mistico austriaco Jakob Lorber (1800-1864).

Engel “riceve” grazie alle sue doti medianiche l’undicesimo volume che completa l’incompiuto Grande Vangelo di Giovanni di Lorber. Ancora oggi molti lorberiani (non tutti) accettano questo volume come parte integrante del corpus di Lorber. Engel è anche un prolifico autore di romanzi di fantascienza e di racconti per fascicoli popolari, un genere un tempo disprezzato ma oggi riscoperto dai critici.

In effetti, sembra che Engel viva una doppia vita come seguace di Lorber e come fondatore degli Illuminati, mantenendo separate le sue due attività, anche se nel materiale che predispone per il suo Ordine degli Illuminati non è difficile notare un’influenza lorberiana.


E gli Illuminati di Engel esistono ancora?

Sì, benché ridotti a poca cosa Perseguitati nella Germania nazista, gli Illuminati sopravvivono in Svizzera grazie all’attività di Felix Lazerus Pinkus (1881-1947), un ricco economista di idee socialiste. Pinkus inizia Hermann Joseph Metzger (1919-1990), un ex-panettiere e ipnotista da teatro, che mantiene in vita l’Ordine degli Illuminati fino alla sua morte nel 1990 e ne stabilisce un centro a Stein, nel Cantone svizzero dell’Appenzello Esterno.

Un piccolo numero di suoi discepoli vive o almeno si riunisce periodicamente ancora oggi a Stein, e si tratta degli unici eredi legittimi dell’Ordine degli Illuminati di Engel. Beninteso, oggi chiunque può aderire a un ampio numero di “Ordini degli Illuminati”, alcuni addirittura via Internet (purché sia fornito di carta di credito), ma si tratta di ordini che esistono solo sulla carta e in ogni caso non hanno neppure quella “legittimità” che deriva da una successione che origina da Engel.


Gli Illuminati sono, o almeno sono stati, una società segreta molto potente?

Certo non lo sono oggi. Il massimo che può sperare il gruppo di Stein, ridotto a una dozzina di membri, è sopravvivere. Né l’Ordine degli Illuminati di Engel ha mai avuto un particolare potere. Ha avuto, questa sì, una certa influenza culturale, e due romanzieri di qualche fama, Gustav Meyrink (1868-1932) e Franz Spunda (1890-1963), ne hanno fatto parte.

Si tratta però di un’influenza in gran parte limitata alla subcultura esoterica. Le cose stanno diversamente per gli Illuminati di Baviera, un’organizzazione molto più rilevante che merita più di una nota a pié di pagina nella storia tedesca. Gli Illuminati di Weishaupt riescono a reclutare perfino tre teste coronate, il duca Carlo Augusto di Sassonia-Weimar (1757-1828), il duca Ernesto II di Sassonia-Gotha (1745-1804), e il duca Carlo Guglielmo Ferdinando di Brunswick (1735-1806).

Ed è Carlo Augusto di Sassonia-Weimar a persuadere ad affiliarsi agli Illuminati, nel 1783, le loro due reclute più famose: Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) e Johann Gottfried von Herder (1744-1803), i due più importanti intellettuali tedeschi dell’epoca, che peraltro si fanno iniziare per compiacere il duca ma non diventano mai veramente attivi nell’Ordine.

È anche certo che Weishaupt e i suoi più stretti collaboratori, senza che le teste coronate e i grandi letterati lo sappiano, utilizzano gli Illuminati per un complotto politico rivoluzionario molto reale, che avrebbe potuto avere successo.

Detto questo, è anche importante ribadire che l’influenza degli Illuminati – modestissima fuori della Germania – non va esagerata, e che nel 1790 le loro attività cessano definitivamente.

Coloro che vogliono convincerci che un grande complotto degli Illuminati spiega tutta la storia mondiale dal XVIII secolo – se non dal Rinascimento – fino a oggi hanno l’onere di una prova che non hanno mai neppure cominciato a fornire.

In tutto ciò ho evitato di menzionare una cosa spesso associata agli Illuminati, cioè la bufala ridicola del Nuovo Ordine Mondiale (NWO), una leggenda urbana per ragazzini che davvero non hanno la minima cultura, visto che la realtà e la storia mostrano chiaramente che non esiste il "Nuovo Ordine Mondiale", infatti nessuno ha sovvertito l'Ordine sociale esistente: NON è cambiato nulla dal passato, pertanto non esiste nessun Nuovo Ordine Mondiale, esiste solo il CAPITALISMO, ma questa è un'altra storia.

Pasquariello Domenico

http://www.indaginesuimisteri.info

http://alieniemisteri.altervista.org

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EyePet Sony, in Realtà aumentata



La Realtà aumentata spopola e sbarca anche nei videogame. Arriverà infatti, entro fine anno, EyePet su PlayStation 3 Sony che segna una nuova era nei videogiochi, consentendo di interagire con un simpatico cucciolo virtuale, perfettamente animato in tutte le sue parti, da vedere sullo schermo: impressionante! L’interazione non si limita al cambio dei vestiti o ai gesti catturati dalla PlayStation Eye, come allungare una mano per accarezzarlo, avvicinargli un oggetto per suggerirgli di giocare, o passare una mano “di taglio” vicino alle sue gambe per farlo saltare. Particolarmente interessante la funzione di "disegno": il cucciolo è in grado di leggere un disegno fatto su un foglio di carta nel mondo "reale" e di riprodurlo in 3D nel gioco. Ad esempio, la sagoma tratteggiata di un aereo, sarà trasformato in un oggetto 3D con il quale il nostro cucciolo, prenderà il volo! La battaglia infuria sul fronte dei videogame. Dopo l’interfaccia gestuale della Wii di Nintendo, e il prototipo Project Natal di Microsoft, già pubblicati da Universum , EyePet, grazie alla Realtà aumentata, segna l’alba di un nuovo modo di giocare! Da vedere il video demo sotto.


www.futurix.it

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Una foto dell'anima che lascia il corpo



Queste immagini sono state diramate dal Dr Kostantin Korotkov che, ha dichiarato lo scienziato russo, mostrano il momento in cui l'anima abbandona il corpo alla morte di un individuo. Si tratta di una foto in tecnica Kirlian, che Korotkov, direttore del Research Institute of Physical Culture di San Pietroburgo, riconosciuta autorità internazionale nelle foto con tecnica Kirlian, da lui perfezionata con tecnica GDV (gas-discharge visualization) ha applicato su una persona in punto di morte.

L'alone azzurro nell'immagine a sinistra è il momento in cui, secondo lo scienziato, l' anima sta abbandonando il corpo che, una volta spirato il soggetto, diviene rosso. La tecnica GDV svipuppata da Korotkov permetterebbe di monitorare il progresso di trattamenti medici. Lo scienziato ha affermato che le immagini da lui ottenute dimostrerebbero che l' anima ritorna più volte nel corpo, specie nelle ore notturne e lo scienziato ascrive il fenomeno a energia non utilizzata che è contenuta nell' anima che oramai ha abbandonato il corpo ma si troverebbe in uno stato confusionale a causa del cambiamento di condizione.

Fonte:

Vedi: , , , , ,
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Alle Olimpiadi del Futuro anche la corsa su liquido non newtoniano?


Questi ragazzi dello show televisivo spagnolo El-Hormiguero("il formichiere") hanno mescolato acqua e fecola di mais con una betoniera, creando una piscina di liquido "non-newtoniano" (una particolare categoria di liquido che si comporta come l'acqua, ma sotto 'stress' esibisce le proprietà di un solido).

Il risultato? Corrono letteralmente sull'acqua: non so se in passato sia mai potuta capitare in natura una eventualità del genere (forse in una palude?).

Chissà, magari in qualche Olimpiade del Futuro ci sarà un bolt tanto veloce da correre tranquillo anche sull'acqua.


Questi ragazzi dello show televisivo spagnolo El-Hormiguero ("il formichiere") hanno mescolato acqua e fecola di mais con una betoniera, creando una piscina di liquido "non-newtoniano" (una particolare categoria di liquido che si comporta come l'acqua, ma sotto 'stress' esibisce le proprietà di un solido).

Il risultato? Corrono letteralmente sull'acqua: non so se in passato sia mai potuta capitare in natura una eventualità del genere (forse in una palude?).

Chissà, magari in qualche Olimpiade del Futuro ci sarà un bolt tanto veloce da correre tranquillo anche sull'acqua.
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Se volete sapere qualcosa di più sui liquidi non newtoniani sulle proprietà e sui possibili usi
vi invito a vedere il video seguente !
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[Video] La Musica biomeccanica tutta da sorridere

Direttamente dal Neurosonics Audiomedical Laboratory, ecco un filmato di lavorazione che mostra le mirabili interazioni tra uomo e macchina nel campo della musica campionata :-)

Sto ridendo da un'ora, anche se queste testine mi mettono un pò in angoscia..

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Le tovaglie avranno i piatti incorporati?



Il gruppo di designers Coreani Maezm mostrerà al prossimoLondon Design Festival la sua ultima creazione: una tovaglia da tavola che incorpora anche i piatti.

Si tratta di un modulo flessibile in silicone da utilizzare per i pasti, che permette di coprire il posto-tavola e di fare a meno delle stoviglie: basta metterlo in tavola e si può adoperare.

Dimensioni: 505 x 415 x 57 (mm)

Quantunque il concetto ci sembri valido, siamo scettici sulla praticità effettiva del sistema: in casa ci sono anche mobili per contenere i piatti, mentre fuori (penso a campeggi et similia) bisognerebbe disporre di una sufficiente superficie per poter 'schierare' la tovaglia che pare invero piuttosto voluminosa.

Fa riflettere però sulle possibili tendenze future: diventeremo 'barbari tecnologici'? La 'middle class' del passato aveva tavole imbandite e decorate: oggi viviamo tra servizi di posate dell'ikea e piatti-posate di plastica. Al mattino (spesso anche a pranzo) la tovaglia 'per tutti' è stata rimpiazzata da tanti piccoli 'stuoini' per quanti sono i commensali.

Via via la necessità di imbandire una tavola sarà percepita sempre più come un intralcio ai ritmi di vita?

E' quel genere di oggetti che ti fanno pensare: "fantastico, utilissimo, non so quando ma servirà".

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Scientific American: OTTO grandi misteri che la scienza non è ancora riuscita a risolvere.

Molto spesso, qui a Universum, ripetiamo e ci ripetiamo che le nostre "certezze" scientifiche sono sempre molto parziali, e che ancora è enorme, davvero enorme, il cumulo delle cose che non sappiamo, e che dobbiamo ancora 'iniziare' a scoprire e che riguardano il microcosmo, l'uomo, e il macrocosmo, ovvero l'universo. Ora arriva un interessante articolo della più prestigiosa rivista di divulgazione scientifica americana, che fa un piccolo quadro restringendo il campo a otto misteri, i quali rappresentano dei veri rompicapi per la comunità scientifica.

Dalla stagionalita' dell'influenza alla nascita del linguaggio, fino alla superconduttivita' delle alte temperature e allo sviluppo dei due sessi.

Sono questi infatti alcuni dei misteri inspiegabili secondo la rivista Scientific American che, sul suo sito, presenta otto dei tanti fenomeni che l'uomo non e' riuscito ancora a spiegare.

- LA STAGIONALITA' DELL'INFLUENZA: nonostante i virus dell'influenza circolino tutto l'anno, gli scienziati non riescono a spiegarsi perche' l'influenza si manifesta, nelle zone temperate, solo nella stagione invernale, mentre nelle zone tropicali la stagionalita' e' poco evidente.

- LA NASCITA DEL LINGUAGGIO: nel momento in cui l'uomo, sei milioni di anni fa, si e' separato dalla scimmia, ha cominciato a parlare, ma dato che nei fossili mancano i resti di parti molli dell'organismo come le corde vocali, la laringe e la lingua, non si sa in che modo abbia sviluppato questa capacita'. Ignoto e' anche il modo in cui i bambini imparano a parlare.

- LO SVILUPPO DEI DUE SESSI: i primi organismi sulla Terra si riproducevano per via asessuata, ma circa un miliardo di anni fa sono emersi i due sessi. La domanda di molti scienziati e': perche' il sesso maschile esiste, se la donna basta alla riproduzione? In realta', sembra che il fatto di avere due sessi sia un comportamento altamente adattativo e quindi la possibilita' di mischiare due patrimoni genetici sia alla base dell'evoluzione.

- SUPERCONDUTTIVITA' DELLE ALTE TEMPERATURE: mentre prima si pensava che la conduzione elettrica potesse essere fatta solo a temperature molto basse, vicino ai -273 gradi centigradi, intorno agli '80 si e' scoperto che alcune leghe contenenti rame possono condurre a temperature superiori, intorno a -196 øC, consentendo di risparmiare parecchi soldi. Tuttavia, manca ancora una teoria che spieghi questo comportamento fisico.

- MATERIA E ANTIMATERIA: il Big Bang, l'esplosione da cui sarebbe nato l'universo, avrebbe generato una quantita' uguale di materia e antimateria, creando, cosi', degli antisoli, degli antipianeti e delle antigalassie che potrebbero essere nascoste in qualche parte dell'universo. Secondo i ricercatori, ci sarebbeun'asimmetria alla base della separazione di materia e antimateria. Come questo sia accaduto, pero', resta un mistero.

- RAGGI COSMICI AD ALTA ENERGIA: secondo gli scienziati questi raggi colpiscono la Terra intensamente e pare che siano lanciati dai buchi neri o da stelle supernove delle galassie vicine, ma i dettagli restano ancora sconosciuti

- CHIRALITA' DELLE MOLECOLE: in natura spesso le molecole organiche hanno due forme speculari ma non sovrapponibili, come le nostre mani. Solo una delle due forme, pero', e' attiva ed e' prevalente in natura. Il perche' solo una forma sia importante nello sviluppo della vita e' ancora un mistero.

- LA 'ROTAZIONE' DEI PROTONI: la capacita' dei protoni di ruotare, conosciuta come spin, controlla le interazione magnetiche tra le particelle che sono alla base della risonanza magnetica di immagini.Esperimenti per calcolare da cosa deriva la proprieta' di spin dei protoni hanno fallito nel dimostrare che dipende totalmente dai quark, le particelle che formano i protoni. Per questo, gli scienziati sono alla ricerca di quali altri fattori contribuiscono all'effetto spin dei protoni.

(ANSA)

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