Risolto il mistero dell’origine dei raggi cosmici galattici


Grazie ad una serie di osservazioni effettuate con il Very Large Telescope (VLT), il sistema di 4 telescopi da 8,2 metri di diametro dell’Osservatorio Australe Europeo (Cerro Paranal, Cile) e dell’osservatorio orbitante per raggi X Chandra, un gruppo internazionale di astronomi ha risolto un annoso mistero relativo al meccanismo alla base dell’accelerazione di quelle particelle superenergetiche che costituiscono i raggi cosmici galattici. Lo studio, i cui risultati dimostrano  come i raggi cosmici provenienti dalla nostra galassia vengano accelerati in modo molto efficiente da queste esplosioni stellari, ha avuto come oggetto i resti di una supernova esplosa nel 185 d.C., che fu anche registrata dagli astronomi cinesi in una delle prime cronache note di eventi astronomici di questo genere.
Nel corso delle missioni Apollo, gli astronauti riferirono di aver visto di tanto in tanto degli strani bagliori di luce, visibili anche a occhi chiusi. Da molto tempo è noto che questo fenomeno è dovuto ai raggi cosmici, un flusso di particelle molto energetiche provenienti dall'esterno del Sistema Solare, che permeano lo spazio interstellare e che bombardano costantemente il nostro pianeta.
I raggi cosmici galattici hanno origine all'interno della Via Lattea e sono costituiti per la maggior parte da protoni che si muovono a velocità prossime a quella della luce. Si tratta quindi di particelle che vengono accelerate a energie superiori a quelle che sono raggiungibili nei più potenti acceleratori oggi esistenti, come il Large Hadron Collider (LHC) del CERN.

Immagine di una parte del resto di supernova RCW 86. Uno studio dettagliato di questo gas in rapida espansione ha permesso di stabilire che i raggi cosmici galattici vengono accelerati da oggetti di questo tipo. L’immagine ha una dimensione pari a un quinto di quella della Luna piena.

Per lungo tempo si è creduto che le sorgenti da cui provengono questi raggi cosmici galattici fossero gli involucri in espansione prodotti dall’esplosione di supernove, ma i risultati di questo studio rivelano la vera “pistola fumante” all'origine del fenomeno.
L'oggetto dello studio è denominato RCW 86 e si trova a 8.200 anni luce da noi in direzione della costellazione australe del Compasso (Circinus).
Con osservazioni spettroscopiche effettuate con il VLT, è stata misurata la temperatura del gas presente dietro l'onda d'urto creata dall'esplosione della stella, mentre grazie ai dati raccolti daChandra circa tre anni fa è stato possibile determinare la velocità della stessa onda d'urto. Tale velocità è compresa tra l’1 e il 3% di quella della luce, pari a 10-30  milioni di km/h.
La temperatura del gas è risultata invece di circa 30 milioni di gradi, un valore molto inferiore a quanto atteso. Data la velocità con cui si espande l’onda d’urto, infatti, la temperatura avrebbe dovuto essere pari a circa mezzo miliardo di gradi. Proprio questa “energia mancante” è quella che viene utilizzata per accelerare i raggi cosmici. Quando una stella esplode come supernova, gran parte dell'energia liberata nel corso dell'evento viene utilizzata per accelerare alcune particelle a velocità relativistiche, questa energia viene quindi sottratta al riscaldamento del gas, che perciò risulta essere più freddo di quanto previsto dalla teoria.
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KANSAS, BAMBINA AVVISTA UN UFO E LO DISEGNA

Kansas, USA - I genitori di una bambina di 5 anni hanno rilasciato al Mutual UFO Network (MUFON) il rapporto dell'avvistamento della loro figlia avvenuto il 25 gennaio 2010.

Il padre quel giorno stava riportando sua figlia a casa da scuola con l'auto. Lì la piccola ha visto nel cielo un "aereo rotondo con bulloni" come lei lo ha definito.
..
Ecco il racconto del padre:

"Ero alla guida per riportare la mia figlia a casa da scuola. Mi dice "Papà guarda, un aereo rotondo con bulloni!"

Io davvero non potevo guardare perché stavo guidando.

Quando siamo arrivati a casa ho iniziato a farle delle domande. Volava lentamente a sud e sopra una casa, mi ha fatto notare. Ciò che è realmente ancor più bizzaro per me, è che all'età di 5 anni ho anche io visto il mio primo UFO.

Questa è stata la prima volta che mia figlia abbia mai menzionato o parlato di UFO. Due giorni dopo, le ho chiesto di disegnare per me un ritratto dell'oggetto.

Ero così meravigliato per questo. Ho detto di disegnarmene un altro. Quasi una copia del primo.

Sono molto sorpreso, perché come ho detto mai prima d'ora lei non ha mai saputo riguardo agli UFO.
Vedere le foto dei disegni in allegato."




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Addio all'esplorazione umana spaziale?

Un conto sono i filmini di propaganda, realizzati coi ragazzini persi fra sogni e speranze. Un altro sono i programmi realistici, fatti stiracchiando una coperta sempre troppo corta. Perché questa è la realtà della NASA: uno scontro spietato fra i voli pindarici e la squallida realtà. E, secondo il giornale della Florida “Orlando Sentinel”, quest’ultima potrebbe spuntarla. In barba ai ragazzini.

“Non ci saranno lander lunari, né basi sulla Luna. Non ci sarà alcun programma Constellation”, scrive l’“Orlando Sentinel” basandosi su indiscrezioni di fonti anonime (ma autorevoli) nell’Amministrazione Obama. Gossip di provincia? Mica tanto, visto che la polemica si è subito estesa al “New York Times”, al “Wall Street Journal” e a “NASA Watch”.

Quindi niente più astronauti su mondi alieni, dapprima sulla Luna entro il 2020 e poi, negli anni successivi, su Marte. Tutt’al più continueranno ad andare in orbita terrestre, magari spediti non con vettori di proprietà governativa ma con lanci appaltati a compagnie private. E dunque niente Ares I e Ares V e Orion. E tutta l’attenzione verrà concentrata sul nostro pianeta, per il monitoraggio delle risorse e dei mutamenti climatici. Semmai, l’esplorazione del sistema solare verrà affidata alle collaudate ed economiche sonde automatiche.

Perché? Perché l’esplorazione umana costa, ecco perché. La sicurezza degli astronauti ha la priorità massima e impone investimenti tecnologici enormi, neppure paragonabili a quelli di una sonda priva di equipaggio. Il rapporto dal titolo “Seeking a Human Spaceflight Program Worthy of a Great Nation”, commissionato dalla Casa Bianca a specialisti aerospaziali per valutare le possibilità delle missioni umane e reso pubblico nell’ottobre scorso, quantificava i costi per la conquista della Luna in 3 miliardi di dollari all’anno.

Ne vale la pena? Sono in molti a chiederselo. I robot sono in grado di cavarsela egregiamente. Per dire, Opportunity e Spirit sono ancora operativi cinque anni dopo il loro arrivo su Marte, sebbene il progetto iniziale prevedesse solo sei mesi di attività. Se poi una missione fallisce... pazienza: sono soldi, non vite. Certo, l’orma umana sulla polvere aliena suscita emozioni, colpisce l’immaginario individuale e collettivo, consente a ciascuno di immedesimarsi nel pioniere. Ma in questi tempi di vacche magre...

La Casa Bianca ha appena annunciato un taglio alla spesa pubblica. E la NASA è pubblica, perciò anche lei dovrà (forse) subirne le conseguenze. Quindi...
...quindi non resta che aspettare lunedì, quando l’Amministrazione Obama annuncerà la proposta per il budget della NASA nel 2011. Scopriremo così quant’è corta la coperta. E quanta porzione del corpo sarà necessario tagliare per coprire il rimanente.
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Asiatici nell’Impero romano


Il team di ricercatori della canadese McMaster University, condotto dall’antropologa Tracy Prowse, ha eseguito delle analisi del DNA e degli isotopi dell’ossigeno sui 70 scheletri finora scoperti nel cimitero Romano di Vagnari, in Puglia.
(shc.ed.ac.uk)
Con grande sorpresa, si è scoperto che l’ascendenza materna di uno di questi, un uomo, provenisse dall’Asia orientale; a quanto pare, è il primo caso del genere nell’Impero romano.
In ogni caso, sembra che questo contatto con l’Oriente non andò a buon fine.
Allora Vagnari era una tenuta imperiale e almeno alcuni dei lavoratori lì impiegati (la maggior parte, secondo le analisi degli isotopi dell’ossigeno, nati in quella zona) erano schiavi. L’uomo con l’ascendenza asiatica-orientale era forse uno di questi.
Nella sua tomba sono rimasti solo una parte dello scheletro e un recipiente di ceramica, datato tra il I e il II secolo d.C.
L'uomo era sepolto nella tomba F96a. Sopra di lui, nella F96b, ce n'era un altro (Tracy Prowse)
L’analisi del DNA è basata sul DNA mitocondriale (mtDNA) – ovvero il materiale passato da madre a figli.
Passando di generazione in generazione, questo subisce mutamenti e permette di classificare gli individui che hanno subito cambiamenti analoghi in ‘aplogruppi‘ – spesso collegati a determinate aree geografiche.
Questa tecnica è usata per mappare la diffusione degli esseri umani nel mondo.
L’uomo trovato nel cimitero ha un DNA appartenente all’aplogruppo D – appunto, quello dell’Asia orientale.
Quello che non si conosce, però, è l’ascendenza paterna. E i ricercatori non possono neanche dire da quale parte specifica provenissero gli antenati della mamma né quando questi lasciarono l’Asia: insomma non sappiamo se il viaggio venne compiuto da lui o da un antenato.
Collegare questo individuo al commercio di seta tra Cina e Roma è un’idea.
Le antiche Vie della Seta terrestri e marittime (wiki)
Tuttavia, sebbene la seta fosse prodotta in Cina, si pensa che a compiere gli 8000 chilometri di tragitto fossero degli intermediari. In effetti non ci sono molte prove che qualcuno proveniente dalla Cina sia mai arrivato in Italia durante l’antichità.
E comunque è improbabile che un eventuale ambasciatore orientale fosse finito a lavorare in una tenuta imperiale.
Qui il sito del Vagnari Project.
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Aokigahara, la foresta del suicidio

suicidio AokigaharaAokigahara è una foresta che si trova alla base del Monte Fuji, il celebre vulcano giapponese. La traduzione letterale di Aokigahara è "Il mare di alberi", sebbene sia una foresta dalle dimensioni limitate, circa 35 km quadrati.
Aokigahara è caratterizzata da una serie di grotte vulcaniche dal difficile accesso: esplorare queste grotte può rivelarsi estremamente difficile, sia per gli speroni di roccia lavica taglienti sia per il fatto che queste grotte sono spesso ricoperte di ghiaccio per buona parte dell'anno. E' inoltre una foresta fitta e difficile da attraversare, spesso oscura e umida.

La foresta tuttavia non è nota per il suo ecosistema o per la sua intricata rete di grotte: Aokigahara è famosa anche fuori dal Giappone per il numero di suicidiche ogni anno avvengono nella zona.
Si può stimare una media di 30 suicidi ogni anno dalla metà del secolo scorso, con un picco nel 2007, in cui sono stati ritrovati 78 corpi all'interno della foresta.

Sebbene i suicidi degli ultimi anni siano da imputare soprattutto alla crisi economica, che ha decimato posti di lavoro riducendo sul lastrico molte famiglie giapponesi (nel solo 2009 i suicidi sono stati 2.645), Aokigahara sembra essere da sempre il posto ideale per togliersi la vita, tanto da meritarsi il titolo di "posto perfetto per morire".

Aokigahara - foresta del suicidioFin dal passato Aokigahara è stata circondata da un'aura di mistero: già dal XIX° secolo molti contadini poveri si addentravano nella foresta per commettere suicidio, allo scopo di lasciare la prole con più cibo ed incrementare la speranza di sopravvivenza della famiglia.
Dagli anni '50 del secolo scorso invece, oltre 500 uomini d'affari non hanno fatto ritorno dalla foresta.

Perchè proprio questa foresta? Perchè pare essere la località preferita dai giapponesi per morire?
Uno dei motivi sarebbe quello di morire ai piedi del Monte Fuji. La montagna è considerata sacra e popolata da divinità, e probabilmente molte persone desiderano togliersi la vita in quel luogo nella speranza di entrare a far parte del mondo mistico della mitologia giapponese locale.
Un'altra ragione sarebbe prevalentemente "tattica": la foresta è intricata e fitta; il groviglio di alberi non lascerebbe sfuggire alcun suono, lasciando i suicidi liberi di togliersi la vita indisturbati senza che nessuno possa correre in loro aiuto.

Aokigahara - foresta del suicidioIl record di suicidi di Aokigahara è secondo solo al triste primato del Golden Gate Bridge di San Francisco. Ed è proprio per questo numero di morti che si dice che Aokigahara sia popolata da spettri malvagi ed anime di defunti.
Alcune leggende giapponesi sostengono che le anime delle persone che si sono tolte la vita ad Aokigahara abbiano permeato gli alberi, e che tutt'ora vaghino per la foresta alla ricerca della pace eterna.

Aokigahara è considerato uno dei luoghi più infestati del Giappone; com'è naturale immaginare, attorno a luoghi coinvolti in una sequenza così impressionante di morti nascono come funghi storie di fantasmi e leggende.
Una marea di spiritisti hanno visitato la foresta, affermando che all'interno di essa si possa percepire un'energia malvagia, secondo loro frutto dell' accumulo di sofferenza nel corso dei secoli.
Questa energia malvagia spingerebbe molte persone a togliersi la vita, benchè alcune siano entrate nella foresta senza alcun intento suicida.

C'è chi sostiene inoltre che, in realtà, alcuni dei suicidi non sarebbero tali: ci sarebbe un giacimento di ferro sotterraneo in grado di far impazzire una bussola, e molte persone si sarebbero perse nella foresta proprio per questo motivo, non ritrovando più la via d'uscita e rimanendo intrappolate all'interno del groviglio di cespugli ed alberi di Aokigahara, fino a morire.

Aokigahara - foresta del suicidioTralasciando ogni spiegazione paranormale e non dimostrata per la sequenza di suicidi ad Aokigahara, rimane il fatto che una quantità impressionante di persone si toglie la vita proprio in quella località. E che nella maggior parte dei casi, quando cioè non si ritrovano soltanto le ossa ma corpi interi (o quasi), si tratta effettivamente di suicidio, per lo più per soffocamento da impiccagione.
Tant'è che si possono avvistare cartelli appesi sugli alberi che avvertono "La tua vita è un dono prezioso dei tuoi genitori" o "Per favore, consulti la polizia prima di decidere di morire!".

Gli abitanti locali dicono di saper riconoscere a colpo d'occhio i tre tipi di visitatori di Aokigahara: escursionisti in cerca di percorsi per il trekking sul Monte Fuji, persone con il gusto del macabro o spiritisti in cerca di entità malevole, oppure anime in pena che non hanno intenzione di fare ritorno.
Nel terzo caso, la popolazione avverte immediatamente la centrale di polizia locale, che inizia le ricerche dopo poche ore.
Ogni anno, dal 1970, viene avviata la "ricerca annuale", momento in cui la polizia locale effettua un rastrellamento della foresta allo scopo di raccogliere i resti dei corpi che sono sfuggiti alle segnalazioni di operai e turisti. Ovviamente a spese dei contribuenti, che devono pagare tasse anche per la sepoltura dei corpi.

Aokigahara - foresta del suicidioAnche le persone che lavorano all'interno della foresta danno una mano nel recupero dei corpi, e non ne sono affatto felici: i cadaveri che si possono trovare all'interno della foresta di Aokigahara sono spesso in avanzato stato di decomposizione, o ridotti a brandelli da animali selvatici.

La procedura di recupero è semplice, ma allo stesso tempo bizzarra: nel caso gli operai addetti al mantenimento della foresta avvistassero un cadavere, devono riportarlo alla stazione di polizia, dove verrà posto in una stanza utilizzata specificamente per le persone che hanno commesso suicidio; fatto questo, giocano a carta-sasso-forbice per decidere chi dovrà spendere la notte a sorvegliare il corpo, spesso in avanzato stato di decomposizione.
Perchè questa sorveglianza di un corpo morto? Anche questo si rifà alla tradizione shintoista giapponese: se lasciato solo, lo "yurei" (fantasma) del corpo di un suicida potrebbe gridare per tutta la notte, e far muovere il corpo spostandolo dal deposito per riportarlo nella foresta.

Aokigahara - foresta del suicidioLa foresta dei suicidi di Aokigahara ha anche ispirato un romanzo di Seicho Matsumoto, "Kuroi Kaiju" (Mare nero di alberi), che vede due dei protagonisti commettere suicidio proprio ad Aokigahara.
E' stato inoltre prodotto nel 2004 un film sulla foresta, "Jyukai - Il Mare di Alberi dietro al Monte Fuji", diretto da Takimoto Tomoyuki: racconta la storia di quattro persone decise a suicidarsi all'interno di Aokigahara.

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La Luna è nata da un' esplosione nucleare naturale?


Una nuova teoria suggerirebbe che la Luna si sia formata non a seguito di un impatto con un corpo celeste, ma per un'esplosione nucleare di origine naturale generatasi sulla Terra.


luna-esplosione
Perchè? Perchè sembra ci sia un problema di simulazioni. Le simulazioni condotte per ricostruire la formazione della Luna a seguito di un impatto catastrofico di un oggetto sulla Terra mostrano come il nostro satellite dovrebbe essere composto per l'80% dalla massa dell' oggetto che ha colpito il nostro pianeta, e per il 20% da materiale proveniente dalla Terra.

Il problema nasce quando, invece, si analizza la composizione lunare: dopo l'analisi isotopica degli elementi che compongono le rocce lunari si è scoperto che sono praticamente gli stessi presenti sulla Terra, senza alcun elemento "estraneo" che giustificherebbe l'impatto di un bolide sul nostro pianeta.

L'ipotesi della fissione è quindi un'alternativa che sembra essere coerente con la simulazione. E non è un'ipotesi nuova, ma risalirebbe addirittura al figlio di Charles Darwin, George Darwin, che formulò la teoria della fissione nucleare terrestre nel 1879.

In sintesi, secondo la teoria di Darwin la Terra e la Luna inizialmente erano un unico ammasso di roccia fusa che ruotava così rapidamente che la forza di gravità era soltanto lievemente maggiore a quella centrifuga. Anche un piccolo evento avrebbe potuto sconvolgere questo equilibrio precario, proiettando materiale nello spazio.

Sebbene questa teoria sia stata scartata per oltre 130 anni a causa dell'assenza di una spiegazione su cosa possa aver creato quel distaccamento di materiale roccioso, ora torna alla ribalta grazie a Rob de Meijer e Wim van Westrenen, due scienziati tedeschi che credono di aver risolto l'enigma.

La loro ipotesi sostiene che la forza centrifuga abbia compresso elementi pesanti come il torio e l'uranio fino a portarli alla massa critica, generando una reazione a catena ed un'esplosione nucleare.
Secondo i calcoli effettuati sulla concentrazione di materiale radioattivo quando la Terra era un ammasso di roccia fusa, la quantità di elementi pesanti e le forze in gioco sembrerebbe essere sufficienti a generare una reazione nucleare supercritica.

La Terra si è quindi trasformata in un enorme generatore nucleare (georeattore), creando un'esplosione in grado di lanciare nello spazio un "blob" di materiale roccioso fuso che poi sarebbe diventato la Luna.

Questo spiegherebbe perchè la composizione lunare sia così simile a quella terrestre. Effettuando un'analisi isotopica per lo xenon-136 e l'elio-3 sarebbe possibile avere una prova per questa ipotesi, ma non è così semplice: il vento solare reagisce con questi isotopi, modificandone la struttura. Sarà quindi necessario compensare l'effetto del vento solare per poter ottenere una prova dell' ipotesi della Terra-georeattore.

I georeattori terrestri non sono una novità, per quanto suonino bizzarri. Ci sono prove dell'esistenza di georeattori locali come ad Oklo, nell' Africa Occidentale, che pare fosse in attività circa 2 miliardi di anni fa. Questo reattore, la cui esistenza è stata dimostrata negli anni '70 del secolo scorso, era un vero e proprio generatore nucleare naturale basato sulla fissione lenta di atomi di uranio.



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Ritrovamenti sottomarini nel Mediterraneo libico : si pensa già ad Atlantide


Mezzi della Marina libica avrebbero scoperto, sui fondali al centro del Mar Mediterraneo, cospicue tracce d'interesse archeologico, tra cui anche i resti di diversi edifici di tipo urbano. Si tratta forse dei reperti dell'antica capitale di Atlantide?
Nei giorni scorsi, l'agenzia ufficiale di stampa della Jamahiriya ha pubblicato un comunicato dal quale, pur tra mille coperture, trapelava la notizia che resti di costruzioni di importanza notevole sarebbero stati individuati, nei mesi scorsi, a quasi 400 metri di profondità, sopra un fondale piuttosto basso. Il ritrovamento è avvenuto in alto mare, in una località che non viene esattamente rivelata, tra il Canale di Sicilia e le acque del Mediterraneo orientale. Frammenti di sculture, diversi oggetti metallici d'uso comune e la testa di Melqart (eroe semi-divino, assimilabile all'Eracle greco, dal quale discendeva la regalità nell'antico regno), sono stati portati a riva e sono ora allo studio presso i competenti uffici archeologici di Stato della Jamahiriya.
La località del ritrovamento è nota ai pescatori con il nomignolo di Deir ash Sheytan (la dimora di Satana) e anche, in lingua maltese, di Kadal Diawul, a causa delle notevoli perdite che il bassofondo ha sempre provocato alle reti ed ai bottini dei pescatori, poiché spesso le reti si strappano, dopo essersi impigliate in misteriosi oggetti sommersi.
La notizia appare di primaria importanza, perché la localizzazione sembra confermare alcuni studi su Atlantide, compiuti negli anni scorsi da un noto studioso italiano.
di Jabar Bel-Ghazem


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Plastica addio: meglio l'acqua elastica


Gli scienziati giapponesi della JST hanno realizzato uno specialissimo materiale flessibile composto dal 95% di acqua. E' estremamente elastico e trasparente e potrebbe liberarci dalla dipendenza della plastica. E dal petrolio.
Una simil-plastica con 95% di acqua - I ricercatori giapponesi della Japan Science and Technology Agency (JST) l'hanno subito ribattezzata "acqua elastica" proprio per la sua struttura. E' il materiale più ecologico e economico mai realizzato come sostitutivo della plastica. E' stata mostrata in esclusiva alla Tv nazionale nipponica NHK collegata in diretta con lo staff dell'Università di Tokyo.
Ecologica e con grande potenziale - Questa particolare plastica trasparente e gommosa ha il 95% di comune acqua e si ottiene aggiungendo una microscopica parte di argilla e altre sostanze organiche naturali. Il risultato finale sarà gelatinoso e si dimostra perfetto per determinate applicazioni come nella chirurgia per mantenere i tessuti connessi in modo saldo e anti-rigetto. Ma variando la composizione interna dell'acqua elastica si potranno ottenere simil-plastiche differenti. La rivista britannica Nature l'ha già promosso a pieni voti, speriamo non che questa innovazione non si perda nei prossimi mesi.

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Scudo artificiale aerosol per bloccare Global Warning

 E' necessario sviluppare ricerche sulla possibile "geo-ingegnerizzazione" del pianeta per poter limitare, all'occorrenza, i rischi di un riscaldamento globale rapido. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell'Università di Calgary, dell'Università della California a Davis, del Michigan e della Carnegie Mellon University, che in un articolo pubblicato su "Nature" sostengono la necessità della creazione di una collaborazione internazionale che eviti sperimentazioni unilaterali da parte di singole nazioni e identifichi le tecnologia con minor rischio.

"La gestione della radiazione solare che può difenderci dall'impatto di un rapido e drammatico cambiamento climatico. I rischi di non condurre ricerche in proposito superao i rischi del condurle", ha detto David Keith, primo firmatario dell'articolo.

La gestione della radiazione solare (SRM, solar-radiation management) prevedrebbe il rilascio nell'alta atmosfera di migliaia di tonnellate di particelle di aerosol capaci di riflettere la luce e ridurre quindi l'assorbimento di energia da parte della Terra. In alternativa si potrebbero si potrebbero rilasciare microparticelle di sale marino, in modo da favorire la formazione di basse nubi che anch'esse rifletterebbero la luce solare.

La SRM non dovrebbe sostituirsi alle iniziative per la riduzione dei gas serra, specifica Keith, piuttosto "dobbiamo sviluppare la capacità di una SRM che sia di complemento ai tagli alle emissioni, così da gestire i rischi ambientali e politici connessi".

Gli autori propongono che i governi varino un programma di ricerca internazionale per valutare rischi e benefici, dotato di un budget che da oggi al 2020 dovrebbe passare da un finanziamento di 10 milioni di dollari a uno di un miliardo di dollari. In parallelo dovrebbero essere stabilite norme internazionali per la gestione della SRM.

Le stime mostrano che la SRM potrebbe contrastare l'aumento delle temperature previste per questo secolo con un costo cento volte inferiore a quello legato al taglio delle emissioni, prosegue Keith. "Ma questo prezzo ridotto aumenta il rischio che singoli gruppi agiscano da soli."

La SRM raffredderebbe il pianeta rapidamente, contro i decenni che richiesti dal taglio dei gas serra, considerata la loro lenta decomposizione. Con la sua emissione di composti di zolfo in atmosfera, l'eruzione del Pinatubo nel 1991, ricordano i ricercatori, raffreddò il pianeta di 0,5 °C in meno di un anno.

Una SRM comporterebbe comunque dei rischi, proseguono i ricercatori. Sul pianeta potrebbero esserci meno precipitazioni e una minor evaporazione, e i monsoni potrebbero indebolirsi. Alcune aree potrebbero essere più protette dai cambiamenti climatici e di altre, creando "vincitori e vinti" su scala locale.

"Se il mondo si orientasse solo sulla SRM per limitare il riscaldamento globale, questi problemi alla fine porrebbero dei rischi altrettanto gravi delle emissioni non controllate", avvertono gli studiosi.

Solo dei test sul campo possono permettere di identificare le tecnologie migliori e i potenziali rischi e per questo sarebbe necessario eseguire sperimentazioni accuratamente controllate che prevedano il rilascio di tonnellate - e non di megatonnellate - di aerosol in stratosfera e la formazione di nubi basse.

Se la SRM di mostrasse di essere inefficace o di porre rischi inaccettabili, sapremmo subito che si tratta di una opzione non accettabile, concludono gli autori; ma se fosse efficace, disporremmo di un'ulteriore utile strumento per limitare i danni climatici. 

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Amputazione ed anestesia durante il Neolitico


Ogni tanto capitano delle notizie che potrebbero far completamente riconsiderare parte della storia umana antica, ma che stranamente passano inosservate ai più (me compreso).
Ero quasi sul punto di lasciarmela sfuggire, ma è troppo golosa per non considerarla: l'amputazione di un braccio, avvenuta durante l' Età della Pietra.

Niente ospedali, niente bisturi metallici, niente strumenti sterilizzati e niente anestesia. O almeno questo è quello che abbiamo sempre supposto sulla tecnologia degli uomini del Neolitico.

L'intervento di amputazione è stato un successo, ed è stato compiuto da uno dei talenti più straordinari che la storia medica ricordi. Soprattutto considerando gli strumenti a disposizione in quel tempo.
Quello che però viene da chiedersi è: possibile che questo chirurgo ante litteramnon sia stato un genio, ma solo un utilizzatore di una conoscenza medica che spesso non riteniamo possibile per l'uomo del Neolitico?

Nella tomba di Buthiers-Boulancourt, risalente al Neolitico e collocata a circa 60 km da Parigi, gli archeologi hanno ritrovato segni di una conoscenza medica utilizzata circa 6900 anni fa per effettuare l'amputazione di un avambraccio.

Il paziente sembra essere stato anestetizzato, e non ci sono segni di infezione. Il taglio è stato pulito e la ferita è stata medicata, secondo quanto afferma il French National Institute for Preventive Archaeological Research (Inrap).

Se questo ritrovamento può far rizzare i peli a chiunque abbia una minima idea della concezione che abbiamo attualmente sulle tecnologie in utilizzo durante l' Età della Pietra, che di sicuro non consentono di effettuare un'operazione chirurgica di quel tipo senza conseguenze, c'è da aggiungere che in realtà sono stati ritrovati altri esempi di amputazioni simili, in Germania ed in Repubblica Ceca.

Ora, sappiamo che durante l' Età della Pietra venivano compiute operazioni come perforazioni rituali, incisioni nel cranio, ed altre operazioni chirurgiche.
Abbiamo ad esempio prove di una chirurgia cranica che consisteva in una trapanazione della scatola cranica, utilizzata ad esempio per estrarre schegge dal cervello. Oppure abbiamo tecniche per estrarre materiale purulento, aghi in osso utilizzati per effettuare suture, o addirittura l'utilizzo di insetti come le termiti, per chiudere ferite.

Ma questa amputazione, e soprattutto le sue conseguenze, pare essere qualcosa di assolutamente nuovo, talmente nuovo e sbalorditivo che forzerà necessariamente una nuova analisi sulla medicina dell' uomo antico.

L'operazione risale al momento in cui il Sapiens iniziò a stabilirsi in Europa ed a diventare agricoltore, immagazzinando il cibo raccolto ed imparando ad utilizzare il "potere dei semi".
Ed il paziente pare fosse una persone importante, a giudicare dalla sua tomba, lunga circa 2 metri e contenente un'ascia di scisto e resti di animali, segni del suo status sociale.

Si è trattato di una vera e propria operazione chirurgica: l'omero è stato tagliato, come mostra la radiografia, ed intenzionalmente. Probabilmente l'osso si era rotto a seguito di un incidente di caccia o ad una caduta, ma non possiamo essere certi sulla causa della frattura visto che nel sito non sono state rinvenute le ossa della mano e l'avambraccio amputato.

Dopo le analisi biologiche si è inoltre scoperto che il paziente, probabilmente un guerriero, potrebbe essere stato sedato da una mistura di piante, come la datura.
"Non ne siamo sicuri" dice Cécile Buquet-Marcon, archeologa che assieme ad Anaick Samzun ha effettuato la scoperta "ma di certo devono aver trovato un modo per farlo restare fermo durante l'operazione".

Altre piante sembrano invece essere state utilizzate per disinfettare la ferita. L'esame delle ossa ha rivelato nessun segno di infezione a seguito dell'amputazione, suggerendo il fatto che l'operazione sia stata compiuta in condizioni asettiche, e che sia stata disinfettata successivamente.

Quello che si sa di certo è che il paziente è sopravvissuto, continuando a vivere per anni dopo l'operazione di amputazione, e che probabilmente ha mantenuto il suo status sociale nonostante l'handicap.

Evidence of Stone Age amputation forces rethink over history of surgery
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Genocidio - Auschwitz- per non dimenticare

Oggi noi di Universum-ita vorremo proporvi un video-documentario che vi mostrerà in che modo venivano trattati gli Ebrei, come sapete oggi è il 27 gennaio giorno della memoria, ecco postati qui soto alcuni video... per non dimenticare.
La speranza in un futuro migliore senza morte e guerre deve continuare ad esistere diventando tutti protagonisti del cambiamento.

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Il team di Universum-ita
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RITROVATA IN SUDAN UNA COLOSSALE STATUA DI UN GOVERNANTE EGIZIANO


Una massiccia una statua in granito ton del faraone Taharqa è stato trovato in Dangeil, profondo, all'interno del Sudan. Taharqa era un faraone della 25a dinastia d'Egitto. Questo è stato un periodo di dominio Kush, il che significa che Taharqa ei suoi governanti compagni erano da Nubia e ha richiamato il loro potere-base da lì.
Update: Per ulteriori informazioni sulla statua del faraone Taharqa scoperta a Dangeil e una conferma del fatto che - anzi - non statua di un faraone si è mai trovata più a sud dell'Egitto di questo nella Owen follow-up blog. Troverete anche le fotografie delle statue e le iscrizioni, così come un colloquio con la dottoressa Julie Anderson.
Il sito si trova a circa 350 km a nordest della capitale moderna sudanese di Khartoum - nelle vicinanze generale della quinta cataratta del Nilo.
In aggiunta a Taharqa, gli archeologi hanno trovato altre due statue di re Napatan al sito - Senkamanisken e Aspelta. Nessuno di questi governanti controllati Egitto.
L'annuncio è stato fatto sul blog del Dr. Caroline Rocheleau del Royal Ontario Museum North Carolina Museum of Art. Un articolo scientifico è stato anche pubblicato recentemente sulla rivista Nubia e Sudan.
Le statue sono state trovate nel 2008, ma la loro scoperta non è stata resa pubblica fino ad oggi.
Ho contattato il dottor Rocheleau per un colloquio. Lei mi ha detto che il regista scava la dottoressa Julie Anderson, del British Museum, sarà la manipolazione dei media le inchieste sui trovare - tuttavia Anderson non sarà di ritorno fino al 6 gennaio.
Quindi dovremo aspettare un po 'per avere un colloquio e (si spera), alcune immagini della scoperta.
Nel suo blog il dottor Rocheleau descrive la statua Taharqa come, "più che a grandezza naturale e pesa oltre una tonnellata." Il Taharqa e statue Senkamanisken hanno "grandi corpi muscolosi, con un pilastro inscritto indietro ... e bella piedi sulla base di statua, ma ci manca la testa e le gambe ".
Continua, "come per Aspelta, è esattamente il contrario: abbiamo la sua bella testa, gambe e piedi, ma non il suo corpo."
La scoperta è stata una sorpresa per squadra Rocheleau's. Non ci sono fonti di granito nei pressi del sito - e la trova a Dangeil, prima di questa scoperta, data al tempo del regno di Meroe (3 ° secolo aC - 3 ° secolo dC).
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RINVENUTE A SAQQARA 2 GRANDI TOMBE


Due tombe risalenti alla dinastia dei 26 (500 aC) sono stati trovati nella zona di Saqqara, 30 km a sud del Cairo, ha detto Consiglio Supremo delle Antichità (SCA), il Segretario Generale Zahi Hawwas il Lunedi 04/01/2010.
Le due tombe sono stati costruiti in pietra, ha detto Hawwas, notando che uno di loro era il più grande trovato nella zona archeologica di Saqqara.
La tomba è stata derubata in regola tardo-romana d'Egitto.
Saqqara è una vasta necropoli antica in Egitto, che serve come la necropoli per l'antica capitale egiziana, Memphis.
È dotato di numerose piramidi, tra cui il famoso Step Pyramid, nonché una serie di mastabe.
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AL CAIRO 'SALVATAGGIO DEI TEMPLI' DI ABU SIMBEL


Raccontare attraverso le immagini le diverse fasi dello straordinario salvataggio dei templi egiziani di Abu Simbel che gli oltre 2000 uomini - tra architetti, ingegneri e operai - riuscirono a compiere, grazie alla loro operosita', alla tecnologia, alla loro competenza e genialita' nell'esecuzione di tale opera. E' l'intento della mostra 'Abu Simbel: il salvataggio dei Templi, l'uomo e la tecnologia', che dal 1 febbraio prossimo approda al Complesso monumentale dei Dervisci Mevlevi del Cairo, restaurato dal prof. Giuseppe Fanfoni e dal suo gruppo del Centro Italo-Egiziano per il Restauro e l'Archeologia. L'esposizione itinerante in Italia e Egitto ha iniziato il suo percorso internazionale dalla sede della Camera di Commercio di Roma, nel mese di maggio del 2009. ''Simbolicamente - spiegano gli organizzatori - la prima esposizione ha avuto luogo all'interno dell'Hadrianeum, il Tempio dedicato all'Imperatore Adriano costruito vicino al famoso complesso Templare di culto egizio il Serapeo Iseo Campense, riconfermando cosi' un antico e rinnovato incontro di due culture sempre vicine''. Promossa dall'Unesco Cairo Office con il sostegno delle piu' importanti istituzioni italiane e egiziane - la mostra verra' ospitata nei giardini del convento Mevlevi, ponendo, raccontano gli ideatori, ''a confronto due interventi straordinari di restauro: uno di grandi dimensioni (Abu Simbel) e l'altro, quello della sama'khana (teatro) dei dervisci Mevlevi, di dimensioni modeste, ma ricco di significati simbolici, umani, religiosi e di raffinate decorazioni. Due interventi accomunati dall'ingegno e operosita' italiana volta affettivamente alla terra e al popolo dell'Egitto''.(ANSAmed).
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Il rover Opportunity trova indizi riguardo l’interno del pianeta Marte



immagine della "Marquette Island", la roccia analizzata dal rover Opporunity. E visibile il segno del analisi fatta
“Parcheggiato” in mezzo ad una pianura marziana, il rover Opportunity sta analizzando da ormai due mesi una roccia scura non più grande di una palla da basket. La roccia, chiamata “Marquette Island” sta aiutando gli scienziati della NASA a capire meglio la struttura interiore del pianeta.
“Marquette Island è diversa per composizione e carattere da qualsiasi altra roccia o meteorite finora trovato sulla superficie di Marte.” ha dichiarato Steve Squyres della Cornell University in Ithaca,N.Y. Squyres è il principal investigator per i due rover Spirit e Opportunity. ” E’ una delle cose più intriganti e affascinanti che abbiamo trovato su Marte da un po di tempo.


un altra roccia, frammento di un meteorite in questo caso, trovata da Opportunity l'anno scorso

Durante i suoi sei anni su Marte, Opportunity ha trovato anche altre rocce di dimensioni simili, che i scienziati avevano concluso essere eiettati da impatti meteorici avvenuti vicino, come per esempio la roccia chiamata “Bounce Rock” che si scopri avere una composizione simile a quella di un altro meteorite marziano presente qui sulla Terra.

immagine di Marquette Island

Marquette Island invece è una roccia molto ruvida, di composizione basaltica. La ruvidezza indica che si è raffreddata lentamente da roccia sciolta, permettendo il formarsi di cristalli. La composizione suggerisce ai geologi che ha avuto origine nel profondo della crosta marziana, e non nella superficie, dove sarebbe potuta raffreddare più velocemente ed avere una superficie più nitida.
“L’origine della roccia è sicuramente da cercarsi nella profonda crosta planetaria, ma dove esattamente e quanto profondamente, non abbiamo idea”dichiara Squyres.
La composizione di questa roccia, e la sua ruvidezza, la distingue dalle altre rocce basaltiche trovate finora dai rover. All’inizio gli scienziati pensavano che la roccia era un altro dei meteoriti che Opportunity aveva trovato sulla sua via. Tuttavia, il livello basso di nickel scoperto nella Marquette Island, indica che ha un’origine marziana. L’interno della roccia, contiene più magnesio di quanto si trova normalmente nelle rocce basaltiche che ha scoperto Spirit finora. I ricercatori stanno cercando di determinare se potrebbe rappresentare il precursore, alterato molto tempo fa da acido solforico, che ha prodotto la pianura di sabbia rocciosa ricca di zolfo che si trova tutto intorno nella regione che Opportunity sta adesso esplorando.

” E’ come avere un frammento di un altro sito,” ha dichiarato Ralf Gellert, dell’Università di Guelph, in Ontario, Canada. Gellert è al capo del gruppo che si occupa del spettrometro di particele alfa a raggi x che usa il braccio robotico di Opportunity. “Con le analisi ancora agli inizi,stiamo ancora lavorare per decifrare i tanti enigmi di questa particolare roccia.”

Il team di Opportunity ha usato lo strumento abrasivo in dotazione per scavare un po sotto la superficie della roccia. Questa è stata la 38-esima roccia che il rover ha analizzato usando questo strumento, ed è sicuramente una delle più dure finora.
” Abbiamo usato un approccio conservativo sul nostro target perché vogliamo tenere il braccio in buono stato, e non sciupare lo strumento abrasivo, comunque, i risultati sono ottimi !” ha dichiarato Joanna Cohen della Honeybee Robotics Spacecraft Mechanisms Corp., che ha costruito il braccio.
Opportunity attualmente è a circa 30% della distanza del viaggio di 19 km che lo porterà dal cratere studiato nel 2008 al più grande cratere a cui è diretto. Durante il 2009 ha percorso 5.3 km, molto più di qualsiasi altro anno su Marte. Il rover si è infine allontanato da Marquette Island il 12 gennaio.

immagine satelitare del cratere Endevour, obbiettivo attuale di Opportunity

“Siamo di nuovo in viaggio ” ha dichiarato Mike Seibert, uno dei manager della missione, “L’anno che viene include tantissimo viaggiare e alcune idee per interessanti analisi, speriamo comunque di accorciare ancora di molto la distanza che ci separa dal cratere Endeavour, comunque terremo gli occhi aperti in caso si presentassero elementi interessanti sulla via. “

Da quanto è arrivato su Marte, Opportunity ha fatto numerose importanti scoperte scientifiche, inclusa l’evidenza mineralogica della presenza di acqua liquida su Marte. Dopo aver operato 24 volte più tempo di quanto non si pensava potesse fare, il rover ha guidato per più di 19 km, e ha fatto più di 133.000 foto.
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UFO con fiamme fotografato in Canada


I residenti di Harbour Mille, una piccola comunità sulla costa a sud di Terranova, vogliono sapere che cosa hanno visto nel cielo lunedì sera. Darlene Stewart ha riferito che era fuori casa a scattare le foto del tramonto, quando ha notato nel cielo qualcosa di strano volare. Ha scattato delle foto, utilizzando lo zoom al massimo, per vedere di che tipo di oggetto si trattasse. “Anche utilizzando la fotocamera non sono riuscito a capire cosa fosse, così ho riversato le immagini al computer“, ha riferito alla CBS News, “allora ho capito che non si trattava di un aeroplano. Era qualcosa di diverso“. Le foto di Stewart mostrano un’immagine sfocata di quello che sembra essere una specia di missile, come un oggetto che emette fiamme e fumo”. Elly Pardy ha visto anche lei l’oggetto. “Sembrava fosse uscito dall’oceano. Era come se fosse nel bel mezzo della baia“, ha riferito alla CBS News. Un ufficiale della RCMP (Royal Canadian Mounted Police) ha dichiarato che saranno effettuate delle indagine. Pardy comunque si mostra preoccupata della questione: “c’è un pò di paura in giro, perchè non so se questa cosa è partita effettivamente dalla baia oppure si tratti di un esperimento“.
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Modello conchiglia per l'esercito


La struttura tristratificata del guscio di Crysomallon squamiferum potrebbe ispirare una nuova generazione di armature. Lo studio del Mit su Pnas
 Un mollusco oceanico potrebbe salvare la vita di molti soldati nei prossimi anni. Secondo uno studio condotto da Christine Ortiz del Mit (Massachussets Institute of Technology, Boston), infatti, copiare il guscio corazzato della lumaca di mare Crysomallon squamiferumpotrebbe aiutare a costruire corazze più resistenti. Questo gasteropode, presente nell'Oceano Indiano, posiede un guscio in grado di dissipare una quantità di energia tale da frantumare facilmente una comune conchiglia. La ricerca, pubblicata su Proceeding of the National Academy of Sciences, è stata finanziata in parte dall'esercito e dal Dipartimento della Difesa statunitensi.
L'attenzione della Ortiz si è concentrata sulla C. squamiferum nel 2003, poco dopo la scoperta del mollusco. Questo gasteropode vive sul fondo dell'oceano, nel campo idrotermale di Kairei, un ambiente  pieno di sorgenti di aria calda e particolarmente ostile. Qui la lumaca è esposta continuamente a fluttuazioni della temperatura, a un'alta acidità e agli attacchi di predatori come i granchi. Per difendersi si affida a un'armatura a tre strati: uno strato calcificato più interno, uno sottile centrale, di materia organica, e una copertura più esterna, formata da un strato mineralizzato di un composto di zolfo e ferro (solfuro di ferro). La Crysomallon squamiferum è l'unico animale noto dotato di uno questo strato (molte altre conchiglie presentano solo gli altri due).

Nello studio i ricercatori statunitensi hanno misurato le proprietà meccaniche della conchiglia con una punta di diamante e sottoponendola ad ampi sbalzi di temperatura. Grazie a queste simulazioni hanno potuto osservare che lo strato centrale di materiale organico riesce ad assorbire molta energia durante un attacco violento, migliora la dispersione del calore e l'assorbimento delle fluttuazioni termiche.

“Questo guscio può essere preso come modello per numerose applicazioni”, hanno concluso i ricercatori, “come la realizzazioni di armature e corazze per automezzi blindati. Oppure, in ambito civile, per la realizzazione di parti esterne di automobili e motociclette, di tubature che devono percorrere terreni rocciosi, o di caschi protettivi per numerosi sport”.
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Le strane quattro ali di Microraptor


Buon veleggiatore, doveva condurre una vita esclusivamente arboricola non potendo camminare a lungo sul terreno sia per la sua postura sia per le lunghe penne posteriori




Da lungo tempo è in corso un dibattito fra i paleontologi che sostengono che lo sviluppo delle ali e del volo abbia avuto origine in animali primariamente arboricoli come strumento di ausilio per planare e quindi veleggiare da un ramo all'altro, e quanti, mettendo in discussione la funzionalità di quelle prima ali ai fini di un efficace veleggiamento, propendono per un loro sviluppo in animali terrestri corridori.

Ora un gruppo di ricercatori dell'Università del Kansas e della cinese Northeastern University a Shenyang ha messo a segno un punto a favore della prima tesi sviluppando un modello funzionante di un lontano antenato degli uccelli,Microraptopr gui, la cui lunghezza complessiva non superava i 75 centimetri. La caratteristica più singolare di Microraptor è che anche le zampe posteriori erano dotate di lunghe penne rendendo questi arti quasi due ali supplementari.

Come illustrano in un articolo pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences", i fossili straordinariamente ben conservati di Microraptor hanno fornito ai ricercatori immagini dettagliate non solo delle articolazioni dello scheletro ma anche del piumaggio e dei angoli d'innesto, rendendo possibile la costruzione di un modello reale accurato.

"Siamo stati in grado anche di articolare le teste dei femori e mostrare che era in grado di veleggiare", ha osservato David Burnham, uno degli autori dello studio, e con risultati molto migliori di quelli degli attuali "lemuri volanti" (che, a dispetto del nome, in realtà nulla hanno a che fare con i lemuri, essendo dei cinocefalidi).

Dai risultati dello studio risulta inoltre che la postura a 'biplano' e la pesantezza della testa, unite alle lunghe penne posteriori avrebbero reso estremamente arduo a Microraptor restare a lungo in posizione eretta al suolo e camminare, portando alla conclusione che esso doveva condurre un'esistenza esclusivamente arboricola. "Se altri pensano che si trattasse di un corridore terrestre, dovrebbero produrre un modello, metterlo su un tappeto scorrevole e mostrare che era in grado di correre anche con quelle lunghe penne sulle zampe posteriori", ha concluso Burnham.
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