"Allergici" alle tv e ai cellulari

Secondo l'Oms ne soffre fino al 3% della popolazione, ma la patologia non è riconosciuta. Tra i sintomi di chi soffre le onde elettromagnetiche: cefalea, vertigini, rossore e tachicardia. L'intensità varia a seconda dei casi


RIUSCIRESTE a vivere una vita intera lontani da tv, cellulare, pc e altri apparecchi elettronici? Questa è una condizione che oggi viene scelta da milioni di persone, e non per scoprire romanticamente se stessi come nel film "Into the wild" ma per fuggire a una malattia, la cosiddetta "elettrosensibilità". Secondo una stima dell'Organizzazione Mondiale della Sanità questo disturbo interessa dall'1 al 3% della popolazione mondiale, ma fino ad oggi non è mai stato riconosciuto come una patologia vera e propria. 

Una ricerca svedese condotta dal dipartimento di neuroscienze del Karolinska Institute di Stoccolma dimostra però che esiste una forma di "allergia" alle onde elettromagnetiche emesse dagli apparecchi che usiamo ogni giorno. Il dottor Olle Johansson, che da 20 anni studia il fenomeno, è diventato una sorta di portavoce per tutti coloro che nel mondo si dichiarano elettrosensibili, persone che accusano emicranie, sudorazione, tachicardia, vertigini e stanchezza tutte le volte che ad esempio usano il cellulare o cuociono un cibo al microonde. "Una chiamata al telefonino un giorno mi ha portato alle convulsioni", racconta Sergio Crippa, membro dell'Associazione Italiana Elettrosensibili e coordinatore dei malati in Lombardia. 

La Svezia, grazie al lavoro del dottor Johansson, è oggi l'unico Paese al mondo a riconoscere questo disturbo come forma di handicap e Paesi come Canada, Usa, Regno Unito, Svizzera stanno valutando l'ipotesi di riconoscere la malattia. Secondo lo studioso chi si dichiara elettrosensibile soffre di una forma di allergia vera e propria: in un articolo che verrà pubblicato in questi giorni sulla rivista "Pathophysiology", Johansson raccoglie i risultati di dozzine di studi condotti sul sistema immunitario umano e sull'iterazione tra questo e le onde magnetiche degli apparecchi elettronici. La sua speranza è che questa documentazione stimoli i politici a dettare nuovi limiti di sicurezza nello sviluppo delle tecnologie del futuro. "Si tratta di un rapporto che mette in guardia su rischi che tutti corriamo - spiega a PhysOrg. com - In una risoluzione UE del 4 settembre 2008, il Parlamento Europeo ha riconosciuto che l'esposizione ai livelli di radiazione deve basarsi su fattori biologici, non solo sugli effetti del surriscaldamento. Una posizione sottolineata anche da un rapporto dello scorso 23 febbraio". 

Nel suo resoconto, Johansson spiega che il nostro sistema immunitario si è sviluppato in sintonia con nemici riconosciuti, e che non è pronto a fronteggiare gli "allergeni" elettromagnetici contenuti in segnali tv, onde radio, microonde di telefonini e WiFi, segnali radar, raggi-X e radioattività artificiale. Sarebbero questi i nuovi "nemici" del nostro corpo, di fronte ai quali ci troveremmo senza difese. Lo studioso svedese spiega anche che gli antigeni sono sostanze che portano il sistema immunitario a reagire in maniera eccessiva, fino a trasformarlo in un nemico per noi stessi, portandolo a danneggiare i tessuti locali e l'organismo in generale. Queste reazioni ipersensibili possono essere provocate, secondo lo scienziato, da interferenze ambientali impercettibili, che possono avere effetti disastrosi sul nostro equilibrio. 

L'intensità del disturbo varia a seconda dei casi e Johansson è riuscito, nel corso dei suoi studi, ad analizzare le varie tipologie e a classificarle. Per farlo ha messo dei soggetti davanti a dei monitor, registrando in alcuni casi reazioni di rossore, prurito e infiammazioni gravi. Dopo una serie di prelievi di lembi di pelle, ha osservato la comparsa di fibre venose superficiali sottilissime, tipiche delle reazioni allergiche, e la migrazione di alcune cellule, i mastociti, capaci di liberare istamina, una sostanza che gioca un ruolo chiave in tanti processi immunitari, neurovegetativi e cardiaci. Secondo lui la percentuale di persone malate è più alta di quella dichiarata dall'OMS e oscillerebbe fra il 3 e il 10% della popolazione mondiale. Spesso, conclude, è proprio questa la causa di rallentamenti nella produttività sul luogo di lavoro. 

La questione è ovviamente dibattuta e se da una parte l'Associazione Italiana Elettrosensibili e quella per le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale (MCS) lottano per vedere riconosciuta la propria verità, dall'altra le istituzioni non riconoscono i sintomi e la Società Italiana di Elettromagnetismo appoggia la posizione dell'OMS, che appunto considera la malattia una sorta di suggestione psicologica. "Mancano dati di laboratorio precisi - spiega il professor Guglielmo D'Inzeo, ordinario di Interazione bioelettromagnetica presso La Sapienza di Roma - e numerosi esperimenti "a doppio cieco" (né il paziente né il medico sanno se il campo magnetico è presente o no) hanno dimostrato che i pazienti non sanno distinguere tra quando le onde elettromagnetiche ci sono o meno. Pur avendo il massimo rispetto per chi lamenta tali disturbi, sono certo che non vi sia alcun legame tra questi e i campi elettromagnetici". 

Secondo il dottor Angelo Levis, ex ordinario di Mutagenesi ambientale presso l'università di Padova e fondatore di Apple (Associazione per la Prevenzione e la Lotta all'Elettrosmog), il mancato riconoscimento della malattia è invece dovuto al conflitto di interessi tra la realtà istituzionale internazionale e le compagnie che gestiscono i servizi di telefonia mobile: "Questa situazione provocherà, nei prossimi anni, gli stessi danni che il tabacco ha fatto al '900 e la sua effettività è dimostrata da studi epidemiologici, geografici e dal lavoro di Johansson, che ha aperto uno spiraglio di luce per tutti malati. Ma finché i gestori di telefonia continueranno a finanziare la ricerca e le istituzioni, l'elettrosensibilità non verrà mai riconosciuta come tale". 

FONTE-www.repubblica.it

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