ANTICHI EGIZI NEL GRAND CANYON?


Esiste, all’interno del Grand Canyon, un enigmatico sistema di gallerie che è la prova di un viaggio in America degli antichi egizi? È tutto falso? Oppure la verità è qualcosa d’intermedio?
Il 5 aprile 1909, una storia in prima pagina nell’Arizona Gazette parlava di una spedizione archeologica nel cuore del Grand Canyon, finanziata dalla Smithsonian Institution, che aveva portato alla scoperta di reperti egiziani. Il 5 aprile è un giorno che cade vicino al 1° aprile – ma non abbastanza… forse la storia potrebbe essere vera?
Da allora, non si è sentito più parlare di questa scoperta. Oggi, oltre cinque milioni di turisti visitano ogni anno il Grand Canyon. Se ci fosse stato qualcosa di nascosto nel canyon, sarebbe stato scoperto da tempo. Tuttavia, la maggior parte dei turisti rimane circa tre ore soltanto nella gola, di solito per visitare il leggendario South Rim, su un percorso di circa 89 miglia, lungo il quale si trova la maggior parte delle maggiori attrattive turistiche. Inoltre, alcuni hanno detto che l’intera scoperta è stata oggetto di una grande operazione di copertura, apparentemente nel tentativo di mantenere il vecchio status quo affermato dagli storici, e cioè che gli antichi Egizi non si siano mai avventurati al di fuori delle acque del fiume Nilo.
La storia originale racconta che il gruppo aveva trovato una rete di gallerie sotterranee, in alto sopra il fiume Colorado, contenente vari reperti antichi, statue e persino mummie. Una grande scoperta, non ci sono dubbi. Impossibile che riesca a sfuggire all’occhio dei radar archeologici. Tuttavia, la Smithsonian Institution dice di non avere alcuna documentazione al riguardo. Che cosa è successo? Per scoprirlo, vi è solo una guida: l’articolo stesso. Anche se l’articolo era anonimo, permetteva d’identificare alcuni degli archeologi coinvolti: “sotto la direzione del Prof. S. A. Jordan”, con l’avventuriero G.E. Kinkaid sostenuto dalla Smithsonian, che riferisce le sue conclusioni.
Ma la storia si confonde quando la Smithsonian dichiara di non trovare Kinkaid o Jordan nei propri archivi. Ad una domanda rivolta nel 2000, l’istituzione ha risposto: “La Smithsonian Institution ha ricevuto molte domande su un articolo del 5 aprile 1909 della Phoenix Gazette su G.E. Kincaid e la sua scoperta di una ‘grande cittadella sotterranea’ nel Grand Canyon, scavata da un’antica razza di origine orientale, forse proveniente dall’Egitto.’ [...]Il Dipartimento di Antropologia della Smithsonian ha cercato nei propri archivi, senza trovare alcuna menzione di un Professore Jordan, di Kincaid, o di una civiltà egizia perduta in Arizona. Tuttavia, la storia continua ad essere ripetuta in libri e articoli.
Vi è la possibilità d’un muro di silenzio, ovviamente, come alcuni hanno sostenuto. Le registrazioni non devono necessariamente trovarsi in quell’archivio oppure il riferimento alla Phoenix Gazette invece che all’Arizona Gazette potrebbe essere un semplice errore, o una valvola di fuga che è spesso presente nelle risposte ufficiali di diplomazia per districarsi dalle domande difficili. Storie come “la Divisione X della CIA non ha alcun archivio” spesso significa che è la Divisione Y ad averlo.
Non sembra che esistesse nessun Professor Jordan, e lo stesso Kinkaid risulta molto difficile da trovare. Tuttavia, il 12 marzo dello stesso anno, la Gazzette ha riferito su una precedente fase dell’avventura di Kincaid: “G.E. Kincaid raggiunge Yuma”. Qui, Kinkaid è individuato come proveniente da “Lewiston, Idaho”, ed “è arrivato a Yuma, dopo un viaggio da Green River, Wyoming, lungo l’intero corso del fiume Colorado. Egli è il secondo uomo a fare questo viaggio ed è venuto da solo, in un piccolo natante, fermandosi a suo piacere ad indagare nella campagna circostante. Ha lasciato Green River nel mese di ottobre con una piccola barca a remi, portando con sé una fotocamera, con la quale ha scattato oltre 700 foto del fiume e del canyon, che erano insuperabili. Il Sig. Kincaid dice che uno degli aspetti più interessanti del viaggio è stato il passaggio attraverso le rapide, alla diga di Laguna. Ha fatto questo passaggio pericoloso con l’unico danno della perdita di un remo”; Il racconto sembra abbastanza chiaro e privo di punti oscuri.
L’articolo conclude: “Alcune interessanti scoperte archeologiche sono state portate alla luce e tutto il viaggio è stato di tale interesse che egli lo ripeterà il prossimo inverno in compagnia d’amici”.
Meno d’un mese dopo, lo stesso giornale sembrava continuare la storia al punto in cui l’aveva lasciata: ora era Kinkaid a parlare delle sue “interessanti scoperte archeologiche”, consistenti in una serie di gallerie e passaggi, con una camera a croce vicino all’ingresso, contenente una statua.
“L’idolo somiglia a Buddha, anche se gli scienziati non sono certi sul culto religioso, al quale possa riferirsi. Prendendo in considerazione tutto ciò che finora ho trovato, è possibile che questo culto somigli da vicino a quello dell’antico popolo del Tibet”. Egli inoltre sosteneva d’aver trovato uno sconosciuto metallo grigio, simile al platino, come pure piccole teste scolpite, sparse sul pavimento. L’Urns è perplessa per i “misteriosi geroglifici, dei quali la Smithsonian Institution spera ancora di scoprire la chiave.” In un’altra stanza ha trovato mummie: “Alcune delle mummie sono coperte di fango, e tutte sono avvolte in un involucro di corteccia”.
Anche in questo caso, il racconto è abbastanza chiaro. Idoli che “somigliano” a Buddha, o piuttosto che “sono” il Buddha. Il culto “somiglia” a quello del Tibet, non “è”… Kinkaid sta cercando di utilizzare analogie per spiegare la sua scoperta. È l’anonimo autore dell’articolo a stabilire il collegamento con l’Egitto, e la sua mente propende per una delle più grandi scoperte di tutti i tempi. Tuttavia, il giornale apparentemente non ha mai dato un seguito alla storia.
Sebbene il coinvolgimento della Smithsonian Institution faccia pensare alla possibilità di un oscuramento (come alcuni hanno sostenuto), questo non dimostra né che l’intera storia sia un falso, né che sia vera, né che il giornale possa avere fabbricato la storia. “Kinkaid” può essere stato presente, e può avere gonfiato le proprie credenziali. In estrema alternativa, può essere persino tutto avvenuto come si narra, oppure può essere un falso, ma fatto da chi?
Il giornale era piuttosto esplicito al riguardo. Potrebbe essere stata una truffa del suo stesso editore, nel tentativo di vendere più giornali, ma in tal caso ci si aspetterebbe di leggere di più sul ritrovamento, compresi annunci come “il seguito nella prossima edizione”, per sollecitare l’appetito del pubblico.
L’anonimo articolista potrebbe aver fabbricato la storia lui stesso, forse perché non aveva di che riempire l’intero giornale. Forse… il che lascia Kinkaid. Nel suo primo racconto, si legge che egli ha affermato di aver compiuto scoperte archeologiche, ma sembra che queste si siano verificate tutte in proprio. Inoltre, egli avrebbe scattato numerose fotografie. Dobbiamo sottolineare che la scoperta della rete di gallerie sotterranee si è verificata prima che il primo racconto fosse scritto. In realtà, sembra che la scoperta fosse stata fatta circa quattro o sei mesi prima dell’articolo. Ma dal secondo racconto apprendiamo che Kinkaid apparentemente non viaggiava da solo, ma era aiutato da un professore della Smithsonian. Inoltre, sembra non aver fatto foto della sua scoperta. Sebbene egli sostenga che l’accesso era stato molto difficile, ci si aspetterebbe che Kinkaid avesse portato alcune fotografie della zona.
Nell’articolo sulla Phoenix (Arizona) Gazette del 5 aprile 1909 si afferma che Kinkaid “ha riferito la storia” della “cittadella sotterranea” “alla città” (Phoenix e la Gazzette) “ieri” (4 aprile 1909), dopo avere “scoperto” il sito “alcuni mesi fa”. È chiaro che il giornale sta riferendo su informazioni recenti. Ma perché Kinkaid non avesse incluso la sua scoperta nel suo racconto originale, in marzo, è più enigmatico. Anche se il giornale a maggio avesse voluto aspettare a rivelarlo, il ritardo appare per intero causato da Kinkaid.
In assenza di tracce di Kinkaid, però, come si può affermare realmente che egli sia esistito? Jack Andrews ha sottolineato che Kinkaid potrebbe essere stato una vera e propria persona. Nel resoconto del giornale, si dice che Kinkaid era “alla ricerca di minerali”.
“Sono stato in viaggio verso il basso fiume Colorado, in una barca, da solo, alla ricerca di minerali”.
Il Canyon è una nota fonte di minerali, compreso il rame. Ma nel 1908, l’anno della spedizione di Kinkaid, il Presidente Theodore Roosevelt aveva incluso il Canyon in una National Forest, con la chiusura all’attività mineraria o a qualsiasi attività di prospezione. Andrews ha inoltre dimostrato che la zona in cui egli avrebbe trovato la grotta era un noto campo di prospezione. Così potrebbe essere vero… anche se forse il giornale ha sbagliato il suo nome… Un errore d’ortografia potrebbe inviare qualsiasi ricercatore fuori dalla strada giusta, portando alla conclusione che una persona non sia esistita.
Che dire poi, a proposito della grotta? È un dato di fatto che il Canyon presenta molte buche e grotte, la maggior parte delle quali sono state scoperte da escursionisti. Chiaramente favorita per una connessione con l’Egitto è l’area attorno a Ninety-four Mile Creek e Trinity Creek, che ha siti con nomi come il Tempio di Iside, la Torre di Set, la Torre di Ra, il Tempio di Horus, il Tempio di Osiride, ecc. Nella zona di Haunted Canyon ci sono nomi come la Piramide di Cheope, il Chiostro di Buddha, il Tempio di Buddha, Shiva e il empio di Manu e il Tempio di Shiva.
In un libro intitolato “L’antico segreto del Fiore della Vita” (vol. II, pag 302), si sostiene che due escursionisti, lungo la strada per il Tempio di Iside, trovarono una piramide, composta di roccia nativa. Una volta giunti al Tempio di Iside, affermarono di aver visto una serie d’ingressi di grotte. Essi affermarono che gli ingressi alle grotte erano ad un’altezza di 800 piedi, e che si arrampicarono, sperando di entrare in quella che sembrava la grotta più promettente. Invece la trovarono sbarrata da rocce. A loro parere, l’ingresso era stato fatto dall’uomo e c’era un’apertura circolare di 6 piedi, scavata nel soffitto.
Non è noto se si tratti d’una vera scoperta, o d’un racconto non rilevante per la cronaca. Il Tempio di Iside è a più di 40 miglia dal luogo citato dal nostro articolo di giornale. Inoltre, esso è solo una delle numerose cavità nel Grand Canyon chiamate con termini come ‘egizio, greco, indù, cinesi’ e con nomi di divinità dei paesi nordici. L’origine dei nomi piuttosto esoterica è misteriosa, quasi come lo stesso Canyon, e ha dato luogo a più d’una speculazione su ciò che i primi esploratori potessero avervi trovato. Ma può anche essere una perfetta memoria del tempo in cui vi si trovavano cose egiziane ed indiane, che dovevano emanare un grande fascino.
Jack Andrews sostiene di aver conosciuto “la posizione di questa grotta [quella di Kinkaid] sin dal 1972. Ho mantenuto il segreto da allora”.
Nel giugno 2001, ritenne che fosse “il momento buono di rivelare la posizione”. Ma poi aggiunge che non ha mai scoperto la “posizione fisica” di questa scoperta. Dalla sua descrizione, appare come se egli avesse “visto” il sito in un sogno o in una visione, ma non avesse mai messo piede al suo interno.
Tuttavia, si può tentare di utilizzare le scarse informazioni di Kinkaid sul sito, “quarantadue miglia su per il fiume dal canyon di El Tovar Crystal…” Questo non è molto preciso. Andrews ritiene che la grotta si trovi in una profonda gola del fiume, conosciuta come Marble Canyon, che è accessibile “arrivando in barca o in un gommone galleggiante, oppure a piedi dal bordo della gola del fiume Little Colorado, sulla riserva Navajo”. Andrews enuncia alcune altre possibilità, che sembrano tutte abbastanza credibili, per arrivare da qualche parte… ma non necessariamente all’interno della grotta. Kinkaid ha scritto che “l’ingresso è 1486 piedi sotto la parete del Grand Canyon”. Sicuramente non è un accesso adatto per i deboli di cuore, e ci si pone la questione di come lo stesso Kinkaid fosse riuscito nell’impresa.
Andrews conclude: “Penso che la “grotta” descritta nella storia di testa dell’Arizona Gazette del 5 aprile 1909, con la sua fantastica collocazione sotterranea, si trovasse, e si possa ancora trovare, al di sopra di un tratto lungo sei miglia del fiume Colorado nel Marble Canyon, al confine tra il Marble Canyon e la Navajo Nation, sopra una zona vicino alle Kwagunt Rapids. “È possibile che sia ancora da scoprire? Un ranger ha detto che ‘la zona del parco è molto remota e fino ad oggi [2000] la nostra conoscenza del territorio è piuttosto esile, e francamente, non si tratta di un settore che regolarmente si pattuglia [...], la zona è raramente visitata’”.
Gli scettici hanno espresso molte critiche ad Andrews, mentre altri hanno creduto senza esitazioni alla storia. Una cosa è interpretare la negazione della Smithsonian come prova di un cover-up, ma l’interpretazione che ne ha fatto David Icke è un’altra cosa. In “The Biggest Secret”, egli scrive testualmente: “Nel 1909 una città sotterranea, costruita con la precisione della Grande Piramide, è stata trovata da G.E. Kincaid vicino al Grand Canyon in Arizona. Era grande abbastanza per accogliere 50.000 persone e vi sono stati trovati corpi mummificati di origine orientale o egiziana, secondo il leader della spedizione, Professor S.A. Jordan. Una mia personale ricerca suggerisce che essa deriva a noi da un’altra dimensione, la quarta dimensione inferiore, in cui il controllo e la manipolazione dei rettili è la principalmente capacità”.
La storia continua a crescere e crescere, ora le grotte ospitano una notevole popolazione. Icke poi aggiunge la sua “ricerca”, utilizzando la storia come “prova” per la sua teoria del controllo dei rettili.
Questo dove ci conduce? Forse la risposta è da qualche parte nel mezzo della controversia. Fra tante grotte, alcune devono pur contenere qualcosa. Kinkaid non ha mai detto che era qualcosa d’egiziano – ha solo abbozzato un confronto. Si potrebbe semplicemente dire che si trattasse di qualcosa fatto dai nativi…
La prima cultura ad occupare la vallata fu quella degli Anasazi, che arrivarono nella regione intorno al 500 d.C., cacciatori di piccola selvaggina e coltivatori di mais e di zucche per la loro sussistenza. Verso il 1000 d.C., la loro cultura era avanzata a un punto tale, che avevano iniziato a sviluppare un proprio stile distintivo di ceramica, avanzati metodi di produzione agricola, ed una singolare forma di dimora conosciuta come “pueblo”.
Degli uomini del passato più antico, abbiamo trovato sepolture in grotte. Inoltre, molte culture hanno elaborato le grotte delle falesie e delle scogliere, in particolare se sono rivolte verso il sorgere del sole, in molti luoghi sacri, spesso cimiteri. Esempi di questo esistono in Francia nei Pirenei, ma il canyon cretese noto come Valle dei Morti o la falesia africana dei Dogon costituiscono un comune denominatore, ad indicare che grotte e scogliere erano favorite, sin dalla remota antichità. Perché il Grand Canyon dovrebbe essere diverso? E se così fosse, allora è del tutto possibile che resti umani siano stati trovati … e forse continueranno ad essere trovati.
Piuttosto che di origini egiziane o tibetane, però, mi pare che siano più probabilmente resti degli Anasazi. Gruppi di Anasazi, ampiamente disseminati in tutto il sud del Colorado Plateau, e nella parte superiore del bacino del Rio Grande, definirono le loro somiglianze – e le loro differenze – in gran parte di “Case Grandi” o “abitazioni rupestri” a più piani, in pueblos composti di diverse stanze. Questo li collega tra loro, anche se i singoli gruppi stessi hanno sostenuto più spesso le reciproche differenze che non le somiglianze.
Il sito infatti è vicino ad un centro dei Navajo, che sono uno dei popoli discendenti degli Anasazi, che significa “antichi” in lingua Navajo. Nel Canyon de Chelly c’è la cosiddetta Mummy Cave, l’ultimo sito noto occupato dagli Anasazi nella zona.
Situate in una grande alcova protetta, circa 300 piedi sopra il fondo del canyon, le due grotte adiacenti recano i resti di una dimora a più piani composta di circa 55 camere e quattro strutture circolari cerimoniali, o kivas, forse risalenti al 1050.
La prima spedizione della Smithsonian chiamò il canyon “del Muerto”, per i due antichi corpi che vi trovò sepolti. C’è dunque qualcosa di molto simile a quanto sostiene Kinkaid: una grotta, in una rupe, con una complessa serie di stanze, che contengono anche mummie … e la Smithsonian è coinvolta. L’unica grande differenza sta nel fatto che questo sito è conosciuto, mentre quello di Kinkaid non lo è. Ma ciò che Mummy Cave altrettanto dimostra, è che non vi è alcuna necessità di tibetani o egiziani, ma che i suoi occupanti sono più probabilmente i locali Anasazi… se è esistita … e perché no? Mummy Cave può sembrare molto diversa da come immaginiamo quella che descrive Kinkaid … Ma sappiamo così poco di Kinkaid … Anche se questa storia può o non può essere vera, esempi come la Mummy Cave hanno dimostrato che la storia di Kinkaid può non essere tanto importante quanto molti credono che sia. Anche se Kinkaid e Jordan sono persone reali, la sensazionalistica aura della relazione deriva tutta da quanto ha scritto l’anonimo autore. E anche se fosse una segnalazione veritiera, con il clima attuale, si può immaginare il motivo per cui la gente avrebbe potuto facilmente scambiato con una cultura antica una locale cultura indiana. È solo perché non si credeva che gli indiani possedessero un livello di sviluppo evoluto, per cui, quasi de facto, il sito doveva essere del “Vecchio Mondo” … Nel XXI secolo, sappiamo certamente di più.
L’articolo della Gazette:
ESPLORAZIONI NEL GRAND CANYON
Misteri dell’immensa Rich Cavern portati alla luce
Jordan è entusiasta
Notevoli reperti antichi indicano persone migrate da Oriente
Le ultime notizie sul progresso delle esplorazioni di ciò che è oggi considerata dagli scienziati come non solo la scoperta archeologica più antica degli Stati Uniti, ma una delle più preziose al mondo, come è stato detto qualche tempo fa nella “Gazzetta”, sono state presentate alla città ieri da parte di G.E. Kinkaid, l’esploratore che ha trovato la grande cittadella sotterranea del Grand Canyon, durante un viaggio da Green River, Wyoming, il Colorado, in una barca di legno, per Yuma, diversi mesi fa.
Secondo la storia raccontata alla Gazzetta da parte del signor Kinkaid, gli archeologi della Smithsonian Institution, che finanziava la spedizione, hanno compiuto scoperte che hanno quasi definitivamente dimostrato che la razza che abitava questa misteriosa grotta, scavata nella roccia da mani umane, era di origine orientale, forse dall’Egitto, all’epoca di Ramses. Se le loro teorie saranno sostenute dalla traduzione delle tavolette incise con geroglifici, il mistero della preistoria dei popoli del Nord America, le loro antiche arti, chi fossero e da dove fossero venuti, saranno risolti. L’Egitto e il Nilo, e l’Arizona e il Colorado saranno collegati tra loro da una catena storica esecuzione che risale sino ad un’epoca tale da far barcollare gli scrittori di fantascienza.
Un esame approfondito
Sotto la direzione del Prof. S. A. Jordan, la Smithsonian Institution sta proseguendo una più approfondita ricerca, che sarà portata avanti fino a quando l’ultimo anello della catena non sia chiarito. Quasi un miglio sotto terra, a circa 1480 piedi sotto la superficie, si è percorso il tunnel principale, per trovare un’altra gigantesca camera da cui si irradia una rete di passaggi, come i raggi di una ruota.
Diverse centinaia di camere sono state scoperte, raggiunte da passaggi che si dipartono dalla principale. Uno di loro è stato esplorato per 854 piedi e l’altro per 634. Le recenti scoperte includono oggetti che non sono mai stati conosciuti come nativi di questo paese, e senza dubbio hanno la loro origine in Oriente. Armi da guerra, strumenti di rame, dal taglio forte e duro come l’acciaio, indicano l’alto stato di civiltà raggiunto da queste strane persone. Gli scienziati si sono mostrati talmente interessati che i preparativi sono stati fatti per allargare il campo di studi, e l’organico sarà aumentato a trenta o quaranta persone.
La relazione del Sig. Kinkaid
Il Sig. Kinkaid è stato il primo bambino bianco nato in Idaho ed è stato un esploratore e cacciatore per tutta la sua vita, per trenta anni è stato al servizio della Smithsonian Institution. Anche raccontata in breve, la sua storia suona favolosa, quasi grottesca.
“In primo luogo, vorrei sottolineare che la caverna è quasi inaccessibile. L’ingresso si trova 1486 piedi verso il basso, sulla parete del gran canyon. Si trova sul territorio del governo e nessuna visita sarà consentita sotto pena di violazione. Gli scienziati desiderano lavorare indisturbati, senza paura che le scoperte archeologiche siano rovinate da vandali o cacciatori di tesori. Un viaggio sarebbe inutile, e il visitatore sarebbe rispedito per la sua strada. La storia di come ho trovato la caverna è stata raccontata, ma in un punto: stavo viaggiando verso il basso Colorado fiume in barca, da solo, alla ricerca di minerali. Circa quarantadue miglia lungo il fiume dal canyon El Tovar Crystal ho visto, sulla parete orientale, macchie nella formazione sedimentaria circa 2000 piedi sopra il letto del fiume. Non c’era nessun sentiero in quel punto, ma l’ho finalmente raggiunto con gran difficoltà.
Al di sopra di una piattaforma che nasconde la vista dal fiume, c’era l’ingresso della grotta. Ci sono gradini che conducono da questo ingresso a circa trenta metri di distanza, sino a ciò che era, al momento in cui la grotta era abitata, il livello del fiume. Quando vidi i segni di scalpello sulla parete presso l’entrata, il mio interesse si risvegliò, impugnai la pistola ed entrai. Penetrai per diverse decine di metri lungo il passaggio principale, sino ad arrivare alla cripta nella quale ho scoperto le mummie. Ne misi una in posizione per fotografarla con il lampo del flash. Ho raccolto un certo numero d’oggetti, che ho portato giù per il Colorado sino a Yuma, da dove li ho spediti a Washington con i particolari della scoperta. Dopo di che, furono intraprese le esplorazioni.
I passaggi
Il passaggio principale è di circa 12 piedi di larghezza, che si riducono a nove verso la fine. A 57 piedi dall’ingresso si aprono i primi passaggi laterali a destra e a sinistra , su entrambi i lati, che conducono a un certo numero di camere grandi all’incirca 10 o 13 metri. Vi si entra da porte ovali e sono ventilate da aperture tonde, ricavate nello spessore delle pareti dei passaggi. I passaggi sono larghi poco più d’un metro e sono lavorati con lo scalpello, ben definiti, come se li avesse tracciati un ingegnere. I soffitti di molte camere convergono verso la sommità. I passaggi laterali vicino all’ingresso formano un angolo acuto dalla sala principale, ma poi piegano gradualmente sino ad un angolo retto.
Il Santuario
A una trentina di metri dall’ ingresso c’è la sala d’incrocio, lunga diverse centinaia di piedi, in cui si trova l’idolo, o immagine, del dio di quella gente, seduto a gambe incrociate, con un fiore di loto o giglio in ogni mano. L’aspetto del viso è orientale, come le decorazioni incise in questa caverna. L’idolo assomiglia a Buddha, anche se gli scienziati non sono certi per quanto riguarda il culto religioso, che esso rappresenta. Prendendo in considerazione tutto ciò che finora si è trovato, è possibile che questo culto assomigli a quello dell’antico popolo del Tibet.
Intorno all’idolo vi sono più piccole immagini, alcune molto belle in forma, altre col collo storto e forme distorte, simboliche, probabilmente, del bene e del male. Ci sono due grandi cactus con bracci sporgenti, uno su ciascun lato del palco su cui il dio campeggia. Tutto questo è scavato nella viva roccia, simile al marmo. Nell’angolo opposto della sala sono stati trovati strumenti di tutte le descrizioni, fatti di rame. Questa gente sicuramente conosceva un’arte perduta per l’indurimento questo metallo, che poi è stata cercata per via chimica per secoli, senza risultato. Su una panchina che corre tutto intorno c’era uno stato di circa di carbone con altri materiali, probabilmente utilizzati nel processo. Vi sono anche scorie e roba simile a stampi, il che dimostra che questi antichi uomini fondevano i minerali, ma finora nessuna traccia di dove e come questo fosse fatto è stata scoperta, né l’origine del minerale.
“Tra gli altri reperti vi sono urne o vasi e tazze di rame e d’oro, con forme artistiche. Il lavoro comprende ceramiche e vetri smaltati. Un altro passaggio porta a granai, come si trovano nei templi orientali. Essi contengono semi di vario genere. Un gran magazzino non è ancora stato esplorato, in quanto si trova a dodici piedi d’altezza e può essere raggiunto solo da sopra. Due ganci di rame pendono sul bordo, il che indica che una sorta di scaletta era collegata. Questi granai sono arrotondati, e i materiali di cui sono costruiti, a mio avviso, sono fatti con cemento molto duro. Un metallo grigio si trova anche in questa caverna, puzzle che gli scienziati, perché la sua identità non è stata stabilita. Somiglia al platino. Sparsi ovunque sul pavimento ovunque sono ciò che la gente chiama “occhi di gatto”, una pietra gialla di non grande valore. Ognuno è inciso con una testa del tipo malese.
I geroglifici
“Su tutte le urne, su pareti o porte, e tavole di pietra, sono state trovate immagini di misteriosi geroglifici, la cui chiave la Smithsonian Institution spera ancora di scoprire. Le incisioni sulle tavole probabilmente hanno qualcosa a che fare con la religione di quella gente. Geroglifici simili sono stati trovati in Arizona meridionale. Tra i graffiti pittorici, si trovano solo due animali. Uno è di tipo preistorico”.
La Cripta
“La tomba o cripta in cui sono state trovate le mummie è una delle camere più grandi, con le pareti piegate indietro ad un angolo di circa 35 gradi. Ci sono diversi livelli di mummie, ognuno occupa una piattaforma scavata. Alla testa di ciascuno è un piccolo banco, in cui si trovano tazze di rame e pezzi di spade rotte. Alcune delle mummie sono coperte di fango, e tutte sono avvolte in involucri di corteccia.
Le urne o coppe dei livelli più bassi sono grezze, mentre nei ripiani più alti si raggiungono urne eccellenti nel design, che mostrano un notevole stadio di civiltà. È degno di nota che tutte le mummie esaminate finora hanno dimostrato di essere di sesso maschile, senza che i figli o le donne fossero sepolti qui. Ciò porta a credere che fosse la sezione esterna di una caserma di guerrieri.
“Tra le scoperte non sono state trovate ossa di animali, né pelli, nessun abbigliamento, né biancheria da letto. Molte delle camere sono nude, ma con recipienti per l’acqua. Una stanza, di circa 40 per 700 piedi, era probabilmente la sala da pranzo principale, e vi si trovano utensili da cucina. Non si sa chi vivesse qui, anche se si presume che venisse a sud in inverno verso le fattorie d’allevamento nelle valli, e risalisse a nord in estate.
Sino a 50.000 persone potrebbero avere vissuto in queste caverne comodamente. Una teoria è che le attuali tribù indiane dell’Arizona siano discendenti dei contadini o schiavi del popolo che abitava la grotta. Indubbiamente, molte migliaia di anni prima dell’era cristiana, un popolo visse qui e raggiunse un alto stadio di civiltà. La cronologia della storia umana è piena di lacune. Il Professor Jordan è molto entusiasta delle scoperte e ritiene che la ricerca si rivelerà d’incalcolabile valore archeologico.
“Una cosa di cui non ho parlato, ma che può essere interessante: c’è una camera di passaggio priva d’aerazione, e quando ci siamo avvicinati siamo rimasti colpiti da un odore mortale, terribile, come una puzza di serpenti. La luce che avevamo a nostra disposizione non riusciva a penetrare nel buio, e non sappiamo ciò che la camera possa contenere. Alcuni dicono serpenti, ma altri rifiutano quest’idea e penso che possa contenere un mortale gas o sostanze chimiche utilizzate dagli antichi. Non si sentivano suoni, ma solo l’odore di serpenti. L’intero sotterraneo fa tremare i nervi. La tristezza vi pesa sulle spalle, e oltre le nostre torce e candele c’erano solo le tenebre più nere. L’immaginazione può sbizzarrirsi in congetture e sogni, per ripercorrere e ricostruire i secoli che sono trascorsi”.
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Le piaghe bibliche furono eventi reali

Scienziati affermano che le bibliche piaghe che secondo il Vecchio Testamento devastarono l'antico Egitto furono il risultato di un riscaldamento climatico ed eruzioni vulcaniche.

Traduzione by Antikitera.net

I ricercatori ritengono di aver trovato la prova di disastri naturali su cui si fondano le dieci "piaghe d'Egitto", che secondo il libro dell'Esodo nella Bibbia condussero Mosè a liberare gli Israeliti dalla schiavitù.

Ma piuttosto che spiegarli come l'atto adirato di un dio vendicativo, gli scienziati affermano che le piaghe possono essere attribuite a una serie di fenomeni naturali avviati da cambiamenti nel clima e disastri ambientali avvenuti a centinaia di chilometri di distanza.

Le prove che offrirebbero nuove spiegazioni per le piaghe bibliche saranno descritte in una nuova serie su National Geographic Channel in onda la domenica di Pasqua.

Oggi molti archeologi ritengono che le piaghe si siano verificate in un'antica città di Pi-Ramses sul delta di Nilo, capitale dell'Egitto durante il regno del faraone Ramses II, che ha regnato fra il 1279 e il 1213 a.C.

La città pare essere stata abbandonata circa 3000 anni fa e i ricercatori pensano che le piaghe possano offrire una spiegazione.

Climatologi che studiano il clima dell'epoca hanno scoperto un improvviso spostamento nel clima dell'area avvenuto verso la fine del regno di Ramses II.

Studiando le stalagmiti di alcune grotte egiziane, hanno ricostruito il clima antico della zona utilizzando le tracce di elementi radioattivi contenuti nelle rocce.

Hanno così scoperto che il regno di Ramses coincise con un clima caldo e umido, ma poi il clima si spostò verso un periodo asciutto.

Il prof. Augusto Magini, paleoclimatologo presso l'Istituto per la fisica ambientale dell'Università di Heidelberg, afferma:

"Il faraone Ramses II regnò in una situazione climatica molto favorevole.
C'erano piogge abbondanti e il paese fioriva. Questo periodo umido comunque durò solo pochi decenni. Dopo il regno di Ramses il clima peggiorò rapidamente.
Si verificò un periodo asciutto che certamente deve aver portato gravi conseguenze."

Gli scienziati ritengono che questo cambiamento nel clima diede l'avvio alla prima delle dieci piaghe.

L'aumento della temperatura può aver causato un prosciugamento del Nilo, trasformando le rive fiorenti che erano la fune di sicurezza dell'Egitto intero in un corso d'acqua lento e fangoso.

Queste condizioni avrebbero potuto essere perfette per l'arrivo della prima piaga, che nella Bibbia è descritta come la trasformazione delle acque del Nilo in sangue.

Il dr. Stephan Plugmacher, biologo presso l'Istituto Leibniz per l'ecologia delle acque e l'industria della pesca a Berlino, ritiene che questa descrizione possa essere il risultato [della proliferazione] di un'alga tossica delle acque dolci.

Si sa che Oscillatoria rubescens, conosciuta come alga del sangue di Burgundi, era presente 3000 anni fa e ancora oggi causa simili effetti.

Il dr. Plugmacher afferma: "Si moltiplica in maniera massiccia in acque calde lente con alti livelli di elementi nutritivi. E quando muore, colora l'acqua di rosso."

Gli scienziati ritengono che l'arrivo di quest'alga mise in moto eventi che permisero l'avvento della seconda, terza e quarta piaga: invasione di rane, pidocchi, mosconi.

Lo sviluppo delle rane da girini ad adulti completamente formati è regolato da ormoni che possono accelerarne la velocità in periodi di stress.

L'arrivo delle alghe tossiche avrebbe avviato una tale trasformazione da aver forzato le rane a lasciare l'acqua in cui vivevano.

Ma la morte delle rane causò la proliferazione incontrollata di mosche, mosconi ed altri insetti, non più soggetti alla forza regolativa dovuta ai loro predatori naturali.

Tutto ciò avrebbe portato alle successive due piaghe: morìa del bestiame e ulcere su animali e uomini.

Il prof. Werner Kloas, biologo presso L'Istituto Leibniz, afferma: "Sappiamo che spesso gli insetti portano malattie come la malaria, così il punto successivo nella reazione a catena è lo scoppio di epidemie tra la popolazione."

Un altro grande disastro naturale, avvenuto a 650 Km di distanza, può essere stato responsabile della settima, ottava e nona piaga, che portarono grandine, cavallette e tenebre sull'Egitto.

Una delle maggiori eruzioni vulcaniche accadute nella storia umana si verificò quando Thera, un vulcano che era parte dell'isola di Santorini nel Mar Mediterraneo, a nord di Creta, esplose circa 3500 anni fa scagliando nell'atmosfera miliardi di tonnellate di cenere vulcanica.

Nadine von Blohm, dell'Istituto tedesco per la fisica atmosferica, ha condotto esperimenti sul modo in cui si formano le tempeste di grandine e ritiene che la cenere vulcanica possa scontrarsi con i temporali sopra l'Egitto per produrre enormi tempeste di grandine.

Il dr. Siro Trevisanato, un biologo canadese che ha scritto un libro inerente le piaghe bibliche, afferma che anche l'invasione di locuste può essere spiegata con la ricaduta al suolo della cenere vulcanica.

Egli afferma: "La ricaduta della cenere causò anomalie meteorologiche che si tradussero in un aumento delle precipitazioni e dell'umidità. E questo è esattamente ciò che favorisce la presenza di locuste."

La cenere vulcanica può anche aver bloccato la luce solare causando la storia della piaga delle tenebre.

Gli scienziati hanno scoperto della pomice -una roccia che si forma dalla lava vulcanica raffreddata, durante gli scavi presso rovine egizie, sebbene non esistano vulcani in Egitto.

L'analisi delle rocce mostra che la pomice deriva dal vulcano di Santorini, offrendo così la prova fisica che la ricaduta della cenere dell'eruzione di Santorini raggiunse effettivamente le coste egiziane.

E' stata proposto come causa dell'ultima piaga -la morte dei primogeniti d'Egitto- un fungo che avrebbe contaminato le scorte di grano, del cui primo raccolto si sarebbero avvantaggiati i primogeniti maschi e per questo motivo essi sarebbero stati i primi a cadere vittima.

Ma il dr. Robert Miller, professore associato del Vecchio Testamento presso l'Università Cattolica d'America, afferma: "Sono riluttante ad assumere eventi naturali come cause di tutte le piaghe. Il problema con la spiegazione di tipo naturale è che si perde il nocciolo della questione, cioè che non si è fuggiti dall'Egitto per cause naturali, si è fuggiti dall'Egitto per intervento di Dio."

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Scozia: La storia di un rapimento alieno simultaneo

Traduzione a cura di http://ufoplanet.ufoforum.it


Colin Wright e Gary Wood


Nell'ottobre del 2009 è andato in onda presso la STV.TV Television, una rete scozzese, quello che sembrerebbe il più interessante e documentato incidente ufologico, il quale sarebbe stato scelto per un film.

Il ricercatore Malcom Robinson autore del libro UFO Cases Files Of Scotland, descrisse la storia di due uomini che furono 'addotti' ad Edimburgo, mentre erano in viaggio sulla strada A70. La ricercatrice linda Moulton Howe ha intervistato l'autore per farsi raccontare il rapimento simultaneo di Gary Wood e Colin Wright.

La sera del 17 Agosto 1992 verso le 20.00 i due uomini si trovavano sulla A70, una   strada poco frequentata, circondata da campi, quando i due notarono un disco che era in volo sulla cima della strada di fronte a loro, a circa 50 metri dalla loro vettura.

L'oggetto era molto lucido, di colore nero ed era fermo a circa 6 metri dal suolo. I due uomini sapevano perfettamente come erano fatti gli aerei e gli elicotteri. I fari della vettura illuminavano l'oggetto che pareva essere due semisfere attaccate e con una sorta di gobba sulla parte superiore.

Inizialmente, stimarono che l'oggetto fosse circa 10 metri di diametro. Questa stima fu fatta prendendo come punto di riferimento i bordi stradali.

Decisero di proseguire il loro viaggio passando sotto l'oggetto dal quale scaturivano delle particelle pesanti, argentee scintillanti, come fiocchi di neve che scendeva proprio sopra la loro automobile. Immediatamente piombarono nel buio più completo, non potevano vedere il cruscotto o le loro mani davanti alla faccia. Pensarono di essere morti.



Le notti seguenti Gary e Colin fecero strani sogni, vedevano una misteriosa faccia grigia che si avvicinava a loro. In seguito scoprirono di avere sui loro corpi alcune cicatrici recenti che non avevano prima: sul torso, sulle braccia e Colin alla base del pene. Decisero di consultare Malcom Robinson, il quale gli suggerì di fare separatamente un'ipnosi regressiva per cercare di scoprire cosa fosse accaduto.

Nel 1994 consultarono separatamente un ipnoterapeuta qualificato per cercare di rivivere la sera del 17 Agosto. Le sedute rivelarono uno scenario di rapimento classico, ciascuno di loro era stato portato da alieni in stanze che parevano essere fredde.

"Avevano occhi a mandorla neri come l'inchiostro, avevano delle linee rosse, gialle e verdi come branchie e sotto gli occhi presentavano delle fessure rosso scure, gialle e verdi. Alcune di queste piccole creature avevano una specie di rientranza nella parte superiore della testa che davano l'impressione di volti a forma di cuore."





Ad un certo punto Colin ricordò di trovarsi all'interno di un cilindro di grandi dimensioni che pareva essere composto da vetro trasparente. Era un tubo di circa 3,5o metri di altezza. Era seduto nudo. Il tubo trasparente, era circondato da una nebbia. Colin continua: "C'era un alieno grande all'ingresso della sala e altri 3 alieni mi guardavano da fuori dal tubo. In ogni tubo che vidi c'erano delle persone dentro, senza vestiti, ma avevo difficoltà a distinguerli perché il tubo pareva essere ghiacciato."

"All'improvviso qualcosa usci dalla pavimento della nave, si diresse verso i miei occhi e cominciò a muoversi ed a roteare. Immediatamente, il cilindro iniziò a congelarsi." Ed è proprio in quel momento Colin iniziò a piangere. Non appena mostrò quella emozione, il cilindro   arrestò il processo di congelamento per ritornare alla normalità. Colin non riusciva a muoversi. "Potevo solo muovere le palpebre, potevo vedere alla mia sinistra ed alla mia destra una dozzina di tubi simili con altre persone nude dentro, l'ho visto non ho dubbi!"



Mentre Colin Wright viveva quei momenti, Gary Wood era disteso su di un tavolo alzato. poi, un oggetto cilindrico come una lattina di colore argento si sollevò dal suolo e rimase sospeso in aria.   Da una sporgenza del cilindro uscirono quelli che parevano essere due LED di color rosso, i quali cominciarono a girare sopra la sua testa. Improvvisamente Gary notò una pozza di liquido, un po' come il gel da barba che si mise a bollire sul pavimento della stanza, dalla quale emerse un piccolo essere grigio.

Apparentemente paralizzato, incapace di muoversi mentre era sul tavolo, Gary alzò lo sguardo e vide come una sorta di lente nera di forma ovale, che galleggiava in alto al centro della stanza. Gary spiegò che l'oggetto girava su se stesso . Misurava circa 1,50 m di larghezza e 80 centimetri in profondità. "Ero quasi ipnotizzato da questo oggetto. Cosa poteva essere? Che cosa è?

Mentre Gary si trovava sdraiato e non poteva distogliere lo sguardo dall'oggetto galleggiante, un braccio grigio, sottile e trasparente con lunghe dita si abbassò sul suo petto. Gary era disteso nudo sul tavolo e due piccole creature si trovavano ai suoi piedi. Uno di loro aveva un oggetto luminoso a forma di diamante che emetteva impulsi color arancio. La creatura muoveva l'oggetto sul suo corpo. Un'altro essere entrò da un ingresso da una stanza illuminata.



Poi si diresse verso la sua sinistra verso una donna seduta sul pavimento nuda che era girata di spalle.. Teneva le ginocchia verso il suo mento e le braccia cingevano le ginocchia. Piangeva e tremava forse dal freddo. I suoi capelli avevano la permanente ed avevano riflessi biondi. Molto delicatamente si voltò verso Gary che notò le lacrime che gli scendevano dal viso, poi si girò verso il muro e continuò a fissarlo. "La riconoscerei se la reincontrassi".

Gary continuò: "Alcune parole mi arrivarono nella mente e mi sforzai di capirle. Ero certo che queste parole non provenivano da me, non erano le mie. Dissi ad alta voce nella mia testa: "Perché me lo chiedi? E ricevetti: "Sanctuary". So cosa significa, ma perché me lo disse? In seguito, uno dei piccoli grigi disse: "Anche noi abbiamo delle vite come le vostre. "E' tutto".

Malcom Robinson continua: "Quello che mi stupisce è che questi sequestri sono in corso da anni, perché hanno bisogno di quello che pare essere materiale genetico dagli ovoli e degli spermatozoi? Dicono che serva per rigenerare o ripopolare un pianeta in fin di vita.

Tu ed io, Linda, sappiamo che le donne che sono da sempre rapite e ri-rapite hanno visto il loro feto ibrido, metà umano e metà alieno. Gli alieni dicono loro: "E' anche vostro".

Linda Howe ha chiesto a Malcom se i due uomini hanno identificato la parola "Sanctuary" con il Pianeta Terra.



"Alcuni mesi più tardi, una notte, Gary si svegliò e vide con sua sorpresa uno degli esseri grigi ai piedi del suo letto. L'essere pareva essere sorpresa di essere stato scoperto. Gary era in pieno possesso del suo corpo ed alzandosi di fretta volle mostrare alla creatura tutta la sua frustrazione. "Saltai dal letto e gli scagliai un pugno sul viso, fu come colpire una bambola di cartapesta. Cadde saltando, fu divertente. Poi si fermò e corse attraverso il muro!"

Alle domande di Malcom, Gary si è detto sicuro che questi esseri non volerebbero fare del male al genere umano e continua a ripetere che "Loro vogliono venire qui…"

Non si trovano distanti da noi, sono molto vicini alla Terra. Gary sostiene che sempre più rapimenti accadranno perché "hanno bisogno di noi", siamo molto importanti per loro, non vogliono distruggersi. Hanno solo bisogno di noi".
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VIDEO: UFO RILASCIA PICCOLE SFERE DI LUCE.


Ci troviamo in Giappone, in una località imprecisata: un testimone ha filmato quello che sembra essere un UFO dalla forma molto particolare, mentre rilascia dal suo interno piccole sfere di luce (orbs) che volteggiano nel cielo. L’avvistamento sarebbe avvenuto all’inizio del mese di marzo ma il filmato è stato postato su You Tube solo in questi giorni. Nulla si sa in merito alle generalità del testimone ed al luogo dove sarebbe avvenuto l’avvistamento: l’unica notizia accertata è che il filmato è stato girato durante una manifestazione. Diversi filmati resi noti lo scorso anno, tramite il famoso ufologo e giornalista Jaime Maussan e pubblicati sul web, sono risultati essere molto simili a questo avvenimento.
Il Giappone ha una lunga tradizione in materia di avvistamenti UFO: uno dei casi più credibili fu l’avvistamento riportato dai piloti e dall’equipaggio di un volo civile della Japan Airlines durante un viaggio verso l’Alaska. Da non dimenticare sono le dichiarazioni rese recentemente ai media di tutto il mondo da Miyuki Hatoyama, moglie del primo ministro giapponese, nelle quali la first lady ha raccontato di essere stata vittima di presunti “rapimenti” da parte di esseri alieni che l’avrebbero portata in viaggio fino al pianeta Venere con una astronave di forma triangolare.
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Chi inventa i virus

cancro, Aids, Vaccini invenzione della "Cia" e "USA"

Chi_inventa_i_virus-1
Chi_inventa_i_virus-2

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Scoperto un nuovo ominide. Forse da riscrivere la storia della razza umana


Vissuto 40 mila anni fa con i Neandertal e i Sapiens, cioè i nostri diretti antenati. I dubbi di alcuni studiosi

MILANO - Se la squadra di ricercatori che ha studiato un reperto trovato in una remota grotta dei monti Altai, in Siberia presso il confine con la Mongolia, ha ragione, allora la storia della razza umana è da riscrivere.
OSSO DI FALANGE - Secondo Johannes Krause, dell'Istituto Max Planck di Lipsia per l'antropologia evoluzionista, il pezzo di osso della falange di un dito rinvenuto nel 2008 nella caverna di Denisova, a 6 km dal villaggio di Chernyi Anui, è appartenuto a una specie di ominide diversa sia dai Neandertal sia dai moderni Homo sapiens (cioè noi). Il reperto è stato datato a 40 mila anni fa, ma in quell'epoca le uniche specie viventi di ominidi conosciuti sono appunto i Neandertal e i Sapiens. L'esistenza contemporanea di una terza linea finora sconosciuta obbligherebbe a rivedere dati ormai dati per acquisiti.
FUORI DALL'AFRICA - A questo risultato si è arrivati studiando il Dna ricavato dai mitocondri dell'osso rinvenuto. Un antenato comune delle tre specie (Neandertal, Sapiens e ominide di Altai) esisteva 1 milione di anni fa, viene spiegato sulla rivista Nature. Stabilito che il genere Homo si è originato in Africa e da là si è diffuso in tutto il mondo a partire da 1,9 milioni di anni fa con l'Homo erectus, le scoperte archeologiche hanno evidenziato che ci sono state altre due migrazioni dall'Africa: tra 500 mila e 300 mila anni fa quella dei Neandertal, poi 50 mila anni fa quella di noi uomini moderni. Ma i campioni del suolo della grotta di Denisova hanno consentito di datare i reperti tra 48 mila e 30 mila anni fa. Quindi l'ominide di Altai potrebbe essere venuto in contatto sia con i Neandertal, dei quali sono stati rivenuti resti a meno di 100 km dalla grotta di Denisova, sia con i Sapiens che frequentano gli Altai da più di 40 mila anni.
HOBBIT - Senza contare che i reperti trovati nel 2003 nell'isola di Flores in Indonesia, datati a 13 mila anni fa e chiamati Hobbit, potrebbero rappresentare un quarto ominide vissuto in contemporanea con i Sapiens, anche se su questi reperti il mondo scientifico è molto diviso.
SORPRESA E PRUDENZA - «Sono estremamente sorpreso per questa scoperta», ha dichiarato Svante Paabo, direttore del dipartimento di genetica dell'Istituto Max Planck, che ha aggiunto però prudentemente che occorrerà attendere l'analisi del genoma tratto dal nucleo delle cellule dei resti per stabilire se l'ominide di Denisova appartiene a una nuova specie o più semplicemente a una linea evolutiva diversa. Una posizione di prudenza come quella espressa da Fiorenzo Facchini, professore emerito di antropologia dell'Università di Bologna, secondo il quale prima di trarre conclusioni è necessario aspettare analisi più approfondite, non soltanto sul materiale genetico ma soprattutto sui reperti archeologici. Per l'esperto britannico Terence Brown, che su Nature ha pubblicato un commento alla ricerca, invece se le analisi saranno confermate «si sarà obbligati a rivedere la storia della recente colonizzazione umana dell'Eurasia».
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STARCHILD SKULL: NON E' TERRESTRE!


Analisi di laboratorio provano che il padre dell'essere a cui apparteneva il famoso cranio 'Starchild' non era di origine umana. Il DNA lo confermerebbe. Secondo Lloyd Pye presto arriveranno conferme ufficiali di un laboratorio accreditato che ha eseguito le analisi.

Finalmente è stato svelato il DNA nucleare dello 'Starchild'.

Il ricercatore Lloyd Pye tramite la pubblicazione della seguente mail rende note le incredibili scoperte a conferma che l'ormai noto teschio 'Starchild' non è del tutto umano:
La scorsa settimana mi sono incontrato con il genetista che ha lavorato sul DNA dello Starchild. Mi ha spiegato che ora si può provare che il teschio dello Starchild non è interamente umano, come da noi sostenuto per anni. Ora non si tratta di una questione di "se", ma di "quando" e "come" si è sviluppata questa nuova stupefacente realtà.
Ora, nel 2010, ci sono stati profondi miglioramenti nel processo di recupero DNA, e quei miglioramenti sono stati applicati al cranio dello Starchild ottenendo un sorprendente risultato. Il documento qui sotto mostra un chiaro e completo recupero nucleare del DNA, che non poteva essere eseguito nel 2003.

Confrontando i risultati con le informazioni della banca dati nazionale del National Institute of Health, che funge da archivio centralizzato di tutte le informazioni genetiche generate dai genetisti in tutto il mondo, e che ora copre essenzialmente tutti gli organismi viventi sulla terra, partendo dai vari virus, batteri, vari tipi di crostacei, pesci e tutti i tipi di animani e piante per concludere le scimmie e gli esseri umani, possiamo avere chiare risposte.

Per molte specie, uomo incluso, esistono già sequenze nucleotidiche che coprono interi genomi. Pertanto, le sequenze del DNA dello Starchild può essere direttamente confrontato con questo vasto database per cercare similitudini.

Facendo un confronto con i dati a nostra disposizione si può notare ad esempio nella figura 1 come dalle 265 coppie base il DNA nucleare dello Starchild si abbina perfettamente con il gene umano del cromosoma 1 - la madre.
FIGURA 1

Nella figura 2 invece arrivano le incredibili sorprese. Non esiste nessuna rilevante somiglianza paragonate ad una del 342 stringhe base che fungono da riferimento - il padre. Questo risultato è sorprendente in quanto non è possibile recuperare nessuna coppia di tratto base in quanto non ne esiste copia o riferimento nell'archivio del National Institute of Health. Ciò significa che mai fino ad ora è stato trovato un corollario terreno per questa analisi. Questa incredibile anomalia farà entrare il cranio dello Starchild nei libri di storia!
Questo risultato è stato verificato più volte e i diversi frammenti analizzati non possono essere abbinati a nulla di conosciuto. Nonostante ciò, la maggior parte degli scettici, sicuramente non cambiando posizione diranno che si tratta di un qualcosa di terrestre incomprensibile, o frutto di un errore, perché semplicemente nella visione del loro mondo, non può essere vero.

Per fortuna, i loro belati di protesta possono essere facilmente superati eseguendo la ripetizione del risultato, traendo informazioni dai vari frammenti tratti dal cranio dello Starchild. Secondo il genetista che ha ottenuto questi risultati nelle prossime settimane e mesi molti cercheranno di vederci chiaro, ripetendo i test per poi scoprire che il genoma del teschio non proviene dalla terra.

Vorrei aggiungere che per ora non posso rivelare il nome del genetista, né dove lavora fino a quando non saremo pronti formalmente a presentare i suoi risultati al mondo.Tuttavia si tratta di un professionista ben consolidato professionalmente e la struttura in cui opera è di grandi dimensioni ed è molto credibile. Non vogliono essere bombardati dai media fino a quando tutto non sarà preparato, e nemmeno io del resto. Il sogno si sta avverando.

Lloyde Pye
La 'storia' del ritrovamento del teschio.
Tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera: http://it.wikipedia.org/wiki/Starchild

Starchild (in italiano "bambino delle stelle") è il nome assegnato ad un teschio scoperto intorno al 1930 da una giovane messicana in una miniera abbandonata.

Il cranio apparteneva ad uno scheletro sepolto all'interno di un tunnel, sembra accanto ai resti di una donna matura[1].
Ray e Melanie Young, i proprietari del teschio, nel 1999 hanno fondato un'associazione non a scopo di lucro denominata The Starchild Project.

Ritrovamento
Il teschio di Starchild (Starchild skull) entrò in possesso di Ray e Melanie Young[2] di El Paso (Texas); in seguito lo avrebbero affidato allo scienziato e scrittore Lloyd Pye nel febbraio 1999.[3]. Secondo Pye, il teschio sarebbe stato rinvenuto intorno al 1930 da una ragazzina di circa 13-15 anni in Messico, nel tunnel di una miniera a circa 160 km a sud-ovest da Chihuahua. Il teschio sarebbe stato sepolto di fianco a un normale scheletro umano coricato sulla schiena, supino [1], probabilmente appertenuto a una donna amerinda morta approssimativamente all’età di 20-30 anni.

Caratteristiche
Il teschio è stato sottoposto alla datazione con il carbonio-14 (grazie al quale si è stabilita la sua età di 900 anni), analisi a raggi X, al microscopio atomico e TAC. L’analisi ha confermato che il teschio è composto da idrossiapatite di calcio, cioè il materiale del quale è composto il normale osso umano.

In base alle analisi effettuate sulla mascella destra superiore, pare che il cranio fosse appartenuto a un bambino di età compresa tra i 4 e i 5 anni; tuttavia il volume cerebrale ammonta a 1600 cm³, ovvero a 200 cm³ in più rispetto alla media di un cervello umano adulto e 400 cm³ in più di un adulto con un cranio della stessa grandezza.

Il teschio presenta diverse evidenti anomalie:
• l'area parietale sporge da entrambi i lati delle orbite senza alcuna traccia di tempie normali;
• le cavità oculari sono troppo poco profonde rispetto alla norma;
• le orbite sono ovali e completamente cave;
• i canali del nervo ottico sono deviati in basso ed in dentro in modo da rendere molto inverosimile la mobilità del normale bulbo oculare[8];
• l’attaccatura del collo è in posizione anomala;
• i seni paranasali frontali sono assenti e la superficie è regolare dalle arcate sopraccigliari fino all'inizio del setto nasale.
Tali caratteristiche indicano che il bambino era affetto da defomazioni congenite del cranio. Secondo Steven Novella, il bambino soffriva di idrocefalo non curato. Adelina Chow, avvalendosi del parere di medici specializzati, ha concluso che "Starchild" "soffriva di vari difetti umani congeniti" che avevano causato una pronunciata brachicefalia e un'anomalia della sutura frontale.

Sul cranio è stata eseguita un'analisi del DNA al BOLD di Vancouver nel 1999. Tale esame ha mostrato la presenza di cromosomi X e Y, confermando quindi che "Starchild" era un bambino di sesso maschile. Un successivo esame del DNA mitocondriale eseguito nel 2003 ai laboratori della Trace Genetics ha indicato che il cranio di "Starchild" e quello trovato insieme ad esso appartenevano a diversi aplogruppi amerindi e quindi la donna il cui cranio era vicino a quello di "Starchild" non poteva esserne la madre.

Starchild nella pseudoscienzaSulle caratteristiche inconsuete del cranio sono state fatte anche speculazioni pseudoscientifiche. Lloyd Pye, ravvisando una somiglianza tra la forma del cranio di "Starchild" e quella attribuita agli alieni Grigi, sostiene che "Starchild" fosse un ibrido umano-alieno. Pye e chi segue la sua tesi rammentano che l'esame del DNA mitocondriale del 2003 non ha dato informazioni sul padre che quindi, a loro dire, potrebbe essere non umano.
Traduzione, adattamento e recupero informazioni a cura dello staff di http://ufoplanet.ufoforum.it
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Scoperta una nuova galassia - produce 250 soli all'anno

Una nuova galassia è stata scoperta dagli astronomi e battezzata con il nome diSMM J2135-0102. La straordinaria scoperta è stata effettuata ottenendo per la prima volta misurazioni dirette delle dimensioni e della luminosità di regioni di formazione stellare in una galassia molto distante, grazie ad una casuale scoperta fatta con il telescopio Apex.

La galassia è così distante e la sua luce ha impiegato così tanto tempo a raggiungerci che noi la vediamo così com’era 10 miliardi di anni fa. Una “lente gravitazionale” cosmica ingrandisce la galassia, fornendo un immagine così ravvicinata che sarebbe altrimenti impossibile da ottenere: un colpo di fortuna che ha rivelato una frenetica e vigorosa formazione stellare nelle galassie dell’Universo primordiale, con vivai di stelle che si formano 100 volte più velocemente che nelle galassie più vicine.

La ricerca viene pubblicata online nel giornale Nature nell’articolo “Intense star formation within resolved compact regions in a galaxy at z=2.3” .

Gli astronomi stavano osservando un massiccio ammasso di galassie con il telescopio Atacama Pathfinder Experiment (Apex), a lunghezze d’onda submillimetriche, quando hanno trovato una galassia nuova e brillante come non mai, più distante da noi dell’ammasso stellare e delle più brillanti galassie finora mai osservate alle stesse lunghezze d’onda submillimetriche.

è così brillante perché i grani di polvere nella galassia brillano dopo essere stati scaldati dalla luce stellare. La nuova galassia è stata battezzata con il nome di SMM J2135-0102.

«Stimiamo che SMM J2135-0102 stia producendo stelle ad un ritmo equivalente a circa 250 soli all’anno - dice Carlos De Breuck dell’Eso, un membro del gruppo - La formazione stellare nella sua nube più grande è differente da quella nell’Universo locale, ma le nostre osservazioni suggeriscono anche che dovremmo essere in grado di usare una fisica di base simile a quella delle più dense regioni di formazione stellare nella galassie vicine per capire come nascono le stelle in queste galassie più distanti. Siamo rimasti sbalorditi quando abbiamo trovato un oggetto sorprendentemente brillante che non si trovava nella posizione prevista.

Ci siamo subito resi conto che era una galassia sconosciuta e più distante, ingrandita dell’ammasso di galassie che si trova più vicino a noi» spiega De Breuck che stava osservando al telescopio Apex situato sull’altipiano di Chajnantor nelle Ande Cilene ad una altitudine di 5000 metri. La nuova galassia SMM J2135-0102 è così brillante proprio grazie al massiccio ammasso di galassie che si trova in primo piano. La sua enorme massa curva la luce della galassia più distante, funzionando come una lente gravitazionale.

Così come fa un telescopio, ingrandisce e rende più brillante la galassia distante e grazie al fortuito allineamento fra l’ammasso e la galassia distante, quest’ultima viene ingrandita di 32 volte.

«L’ingrandimento ci mostra la galassia con un dettaglio senza precedenti, anche se è così distante che la sua luce ha impiegato circa 10 miliardi di anni a raggiungerci», spiega Mark Swinbank della Università di Durham, primo autore dell’articolo che riporta la scoperta.

L’ingrandimento ha fatto capire che le nubi di formazione stellare possono essere individuate all’interno della galassia, fino ad una scala minima di alcune centinaia di anni luce, quasi le stesse dimensioni delle nubi giganti nella nostra Via Lattea.

Queste “fabbriche di stelle” sono simili per dimensioni a quelle della Via Lattea, ma cento volte più luminose, il che suggerisce che la formazione stellare nelle prime fasi di vita di queste galassie sia un processo molto più vigoroso di quello tipicamente visto nelle galassie più vicine a noi sia nello spazio che nel tempo. Per molti aspetti le nubi sembrano essere più simili ai nuclei più densi delle nubi di formazione stellare nell’Universo locale.

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