Cristoforo Colombo non portò l’antrace in America
Non è stato Cristoforo Colombo a portare in America l’antrace, come alcuni studiosi avevano ipotizzato in passato: i letali batteri hanno accompagnato i nostri antenati decine di migliaia di anni fa durante le prime migrazioni. Lo rivela uno studio pubblicato dalla rivista PLoS One. I ricercatori della Northern Arizona University coordinati da Paul Keim hanno definito la storia evolutiva del ceppo di antrace più diffuso oggi negli Stati Uniti analizzandone 2850 polimorfismi genetici. È risultato subito evidente che il batterio nei secoli si è diffuso da nord verso sud proveniendo dal Canada. Poiché il ceppo geneticamente più vicino a quelli rintracciati in Canada è risultato di provenienza asiatica, i ricercatori hanno desunto che il contagio sia avvenuto nel tardo Pleistocene, circa 13.000 anni fa. In quel periodo infatti Asia e Nord America erano uniti dalla regione della Beringia, che ha permesso agli umani di migrare in America a piedi. Spiega Keim: “Normalmente le spore di antrace non si spostano molto dai cadaveri degli individui o dalle carcasse degli animali colpiti, quindi probabilmente il contagio è avvenuto per il trasporto di pellicce contaminate”. L’antrace può contagiare l’uomo per via cutanea, gastroenterica o polmonare. Non avviene contagio da uomo a uomo. La forma cutanea si presenta nella fase iniziale come una piccola pustola pruriginosa di colore scuro nel sito d’infezione, che si forma circa una o due settimane dopo il contagio. Successivamente si forma una estesa ulcera necrotica non dolorosa. Senza un opportuno trattamento la malattia è mortale in circa il 20% dei casi. La forma gastroenterica, che si contrae ad esempio con l’ingestione di carne infetta, si presenta con diarrea grave e vomito con sangue. Il trattamento tempestivo è necessario, senza la mortalità arriva al 60%. La forma polmonare è senza dubbio la forma più grave della malattia. Si contrae per inalazione delle spore (si stima ne siano necessarie circa 10.000) e se non trattata nei suoi primissimi stadi è letale nella quasi totalità dei casi. I primi sintomi della malattia sono simili a quelli di un’influenza, comprendono tosse, stanchezza, febbre. Quando compaiono i sintomi più gravi è ormai tardi per instaurare una terapia. Fonte: http://it.notizie.yahoo.com/