Enigmi ancora da decifrare




La decifrazione delle lingue antiche è estremamente importante. Senza quest'opera paziente e per molti versi oscura, non sarebbe possibile, ai moderni, conoscere gran parte delle civiltà che quelle lingue hanno prodotto. E non sarebbe possibile, parimenti, conoscere le opere che queste civiltà hanno creato.
Secondo gli storici la prima scrittura ad aver fatto la sua comparsa sulla terra è la cuneiforme, utilizzata dai Sumeri nel 3000 a.C..
Successivamente la scrittura apparve in Europa, in Cina ed in America del sud.
Sebbene la maggior parte delle scritture siano state decifrate, esistono tuttoggi dei linguaggi che rimangono pressocchè oscuri, per gli studiosi. L'interpretazione di una scrittura richiede innanzitutto l'abbondanza dei testi e reperti che supportino gli studiosi.
Oggi le scritture antiche non ancora decifrate si distinguono tra scritture il cui alfabeto è stato decifrato ma non si è compresa la lingua; scritture il cui alfabeto è incomprensibile ma di cui si conosce la lingua; scritture il cui alfabeto e linguaggio sono entrambi incomprensibili.
La prima scrittura ancora da decifrare è quella etrusca. L'alfabeto si conosce e sono noti anche importanti aspetti della grammatica, ma l'interpretazione del linguaggio è tuttoggi incomprensibile. La maggior parte delle iscrizioni etrusche, infatti, sono per lo più di carattere funerario e molto brevi. L'etrusco non è una lingua indoeuropea, come la lingua basca, e non ha alcun legame con le altre grandi famiglie linguistiche dell'antichità.
Un discorso analogo si può fare per l'alfabeto meroitico, anch'esso sconosciuto, utilizzato dagli abitanti del regno di Kush, che ebbe la sua massima fioritura nell'800 a.C. nel nord Africa, tra il sud del moderno stato egiziano e la parte settentrionale del Sudan. Gli studiosi hanno decifrato l'alfabeto meroitico ma non ne conoscono il linguaggio. Del meroitico esistono due tipi di grafia, come per l'egiziano: la geroglifica, utilizzata sui monumenti, e la corsiva, per la vita di tutti i giorni ed i rapporti commerciali. Entrambe le scritture possiedono 23 segni decifrati, nel 1911, dall'egittologo Francis Llewellyn Griffith, ma il significato delle parole continua ad essere un enigma.
Tra le scritture che continuano a serbare misteri per gli studiosi vi sono un gruppo di grafie utilizzate da civiltà precolombiane: l'olmeca, la zapoteca e la epi-olmeca. La prima scrittura fu utilizzata dall'omonima civiltà tra il 1500 a.C. ed il 400 d.C. nell'attuale Messico centro meridionale. Nel 1990 è stato scoperto un blocco di pietra su cui compaiono iscrizioni che risalgono al 900 a.C.. La scrittura olmeca comprende 60 simboli che non sono stati decifrati.
Qualcosa di più si sa del linguaggio utilizzato dagli zapotechi, che abitarono la Valle di Oaxaca circa 2600 a.C. e che si servivano di una scrittura ad ideogrammi sillabici. Le prime iscrizioni appartengono al 600 a.C. e sono presenti su pareti dipinte, su vasi, ossa e gusci. Questa popolazione parlava un linguaggio che è tuttora usato da sparute popolazioni che vivono nel Centro America. Gli studiosi, malgrado questo, non sono riusciti a ricostruire l'alfabeto usato da queste civiltà, a causa della confusione e della complessità delle lingue paralte dalle moderne popolazioni zapoteche.
La scoperta di una grafia pre-olmeca risale al 1902, quando fu scoperta la statuetta di Tuxtla, una f igura in nefrite del II secolo d.C.
Tra le scritture antiche ancora da decifrare una delle più famose è la Lineare A. Scoperta insieme a un'altra scrittura antica, la Lineare B (decifrata nel 1952), dal celebre archeologo britannico Arthur Evans durante gli scavi a Creta nel 1900, questo alfabeto era usato sull'isola greca dalla civiltà micenea nel II millennio a.C. La scrittura è composta da segni che vanno da sinistra verso destra e presente su diverse tavolette d'argilla, ed è tuttora indecifrata e poco comprensibile, sebbene abbia molti simboli in comune con la Lineare B.
Segue la scrittura Rongo-Rongo (significa "canti") usata già dai primi abitanti dell'isola di Pasqua: essi sbarcarono sull’isola dell'Oceano Pacifico intorno al 300 d.C. Questa lingua antica è molto simile al Rapanui, l'odierno idioma parlato sull'isola, ma la scrittura è incomprensibile e complessa (si tratta di una grafia "bustrofedica", ovvero un sistema di segni che non ha una direzione fissa, ma che cambia senso continuamente). Sono arrivati fino a noi solo 25 iscrizioni in Rongo Rongo: la maggior parte di questi scritti sono incisi su pezzi di legno. Altra scrittura incomprensibile è quella Indus, usata dalla civiltà che visse nella Valle dell'Indo tra il 2.500 e il 1.900 a.C. Purtroppo ci restano poche iscrizioni, presenti per lo più su vasi di ceramica e non vanno oltre i 5 caratteri. I segni conosciuti sono circa 400 e a causa della brevità delle iscrizioni non è stato possibile ancora decifrare questa scrittura.
Le ultime due grafie storiche ancora da decifrare sono quella proto-elamica e la scrittura presente sul Disco di Festo. La prima è la più antica scrittura non-decifrata al mondo. Essa si sviluppò intorno al 3000 a.C. assieme alla scrittura sumerica. Quest'ultima visse diversi secoli ed è stata in parte decifrata, mentre la scrittura proto-elamica si estinse dopo appena 150 anni dalla sua comparsa nella regione di Elam, antico nome biblico dato al territorio che oggi corrisponde alla parte sud-occidentale dell'Iran. Sappiamo davvero poco delle popolazioni che usavano questa scrittura. Ancora oggi restano oscuri sia i caratteri sia la lingua delle iscrizioni. La scrittura presente sul Disco di Festo è un insieme di simboli impressi con stampini incisi su entrambe le facciate del reperto archeologico. Scoperto nel 1908 dagli italiani Luigi Pernier e Federico Halbherr, mentre stavano scavando a Creta nel palazzo minoico di Festo, questo magnifico reperto risale al 1700 a.C. ed è composto da 241 simboli: tutti i segni non sono stati ancora decifrati e non hanno nessuna somiglianza con le scritture conosciute del tempo.
fonte-oltrelanotte.splinder.com

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