Il primo granaio della storia

Del diametro di circa tre metri e con pareti in fango e pietra, aveva il pavimento sollevato da terra in modo da assicurarne l'aerazione e proteggerlo dai roditori


Un sofisticato granaio risalente a oltre 11.000 anni fa è stato messo in luce da un gruppo di archeologi dell'Università di Notre Dame, in Indiana, Stati Uniti, e del Council for British Research in the Levant, ad Amman, in Giordania, diretti da Ian Kuijt and Bill Finlayson, che descrivono la loro scoperta in un articolo pubblicato sui "Proceedings of the National Academy of Sciences" (PNAS).

La struttura - che la datazione al radiocarbonio ha indicato risalire a un periodo compreso fra gli 11.175 e gli 11.300 anni fa e che rappresenta il più antico esempio di questo tipo di strutture - è stato trovato a Dhra', non lontano dalle coste del Mar Morto, in Giordania.

La scoperta, osservano gli autori, testimonia un momento cruciale nella storia dell'umanità, quello della lunga transizione dalle comunità di cacciatori-raccoglitori alle società basate sull'agricoltura.

Il granaio aveva struttura circolare con un diametro di circa tre metri e pareti in fango e pietra, e superiormente era protetto da un graticcio di pali intrecciati con frasche e rami. Il pavimento del granaio era sollevato da terra in modo da assicurare la circolazione dell'aria e per una migliore protezione dai roditori. Accanto al granaio vi erano altri due edifici destinati alla lavorazione dei prodotti e delle piante, che peraltro servivano anche da abitazione.

L'esistenza di granai così sofisticati e grandi, osservano gli autori, indica una forma e una "scala" di stoccaggio che non si riscontra nel periodo precedente. Questa popolazione immagazzinava evidentemente il cibo su scala stagionale, se non addirittura annuale, cercando di mettersi al riparo dal rischio di carestie, ma creando anche i presupposti di notevoli cambiamenti sociali.

Se pure questi granai servivano alla conservazione di risorse vegetali ricavate da piante selvatiche, proseguono i ricercatori, riflettono un intervento attivo sul normale ciclo delle piante: per quanto l'orzo e l'avena che vi erano contenuti appaiano morfologicamente selvatici, vi è traccia di una loro selezione attiva, indicando una trasformazione dei comportamenti che fa risalire il ritrovamento agli stadi iniziali della transizione verso la domesticazione delle piante. Il fatto che il granaio avesse una localizzazione esterna rispetto agli altri edifici sembra inoltre indicare che esso dovesse essere di proprietà e di uso della comunità.

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