Ghiaccio su Marte, conferme e sorprese

Durante la missione Phoenix, Marte è passato dall'estate all'inverno, consentendo la documentazione di fenomeni quali la brina, prevista, e la neve, inaspettata

L'acqua su Marte e i dettagli della sua storia: questo il tema di quattro articoli pubblicati sull'ultimo numero di “Science”, grazie ai dati ottenuti nel 2008 dalla missione Phoenix della NASA e dell'Università dell'Arizona (UA).

La zona di atterraggio era un campo di materiali piroclastici: una cometa o un asteroide arrivò sulla superficie fondendo il ghiaccio al di sotto e creando uno strato di polvere e acqua che finì per scorrere lungo una valle poco profonda.

Smith e il suo gruppo hanno riscontrato alcune caratteristiche formazioni dovute alla contrazione della superficie e alla conseguente fratturazione del ghiaccio. Utilizzando il braccio robotico di Phoenix per scavare una serie di canali ed esporre così il ghiaccio presente sotto la superficie, trovando il ghiaccio non molto in profondità.

"L'origine del ghiaccio resta un mistero”, ha spiegato Peter H. Smith, ricercatore del Lunar and Planetary Laboratory dell'UA e coordinatore della missione. "Potrebbe essere ciò che resta di un'antica calotta polare che si contrasse successivamente oppure potrebbe essere neve che si è poi ghiacciata”.

"La teoria più probabile è che il vapor d'acqua dall'atmosfera si sia lentamente diffuso negli strati superficiali e si sia ghiacciato una volta giunto al livello in cui la temperatura raggiunge il punto di solidificazione. Ci aspettavamo che fosse questa l'origine del ghiaccio, ma ciò che abbiamo trovato è stato sorprendente”, ha aggiunyo Smith.

Una delle sorprese è stata quella di trovare perclorato.

"Nessuno contemplava il perclorato nella lista dei possibili composti chimici: invece ne abbiamo trovato in concentrazioni notevoli, più alta anche di quella di sali più comuni, come il cloruro di sodio", ha sottolineato Smith.

Durante la missione, infine, Marte è passato dall'estate all'inverno, e i ricercatori sono così stati testimoni di fenomeni quali la brina e la neve.

"La brina era prevista, ma la neve è stata una piacevole sorpresa” ha concluso Smith. “In estate, c'era molta polvere nell'atmosfera; avvicinandosi all'autunno la polvere si è diradata, e all'improvviso si sono formate nubi di ghiaccio a circa 4 chilometri al di sopra della superficie. Potevamo vedere le nuvole basse che si muovevano nel campo visivo della camera, e una volta abbiamo anche osservato la neve scendere dalla parte inferiore delle nubi. È stato molto eccitante vedere i cambiamenti quotidiani del meteo: nessun altro prima di noi aveva mai fatto una simile esperienza.”

fonte-lescienze.espresso.repubblica.it

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