Criptozoologia 3 - Il Mokéle Mbembe o N'Yamala
Eccoci dunque con la 3 puntata dedicata alla criptoologia , il " mostro " di oggi arriva direttamente dalle terre inesplorate in africa. a voi la lettura !
Introduzione
Da un punto di vista prettamente scientifico, l'Africa è un autentico paradiso per icriptozoologi: questa meravigliosa terra, infatti, è una delle poche sul nostro pianeta che non ha subito le glaciazioni quaternarie; questa condizione potrebbe aver reso possibile la sopravvivenza di animali del passato estintisi negli altri continenti. Il Continente Nero, inoltre, è ancora per la maggior parte inesplorato, e le sue intricatissime foreste, dove a malapena passano i raggi del sole, potrebbero nascondere animali anche di grossa mole. Non è raro che esploratori, in queste giungle, si siano trovati di fronte creature sconosciute. Una di queste è il Mokele Mbembe, una gigantesca creatura che, dalle descrizioni della popolazione locale, sembrerebbe molto simile ad un dinosauro erbivoro, il Diplodoco.
La Storia del Mokele Mbembe
La storia del Mokele Mbembe comincia con lo zoologo James H. Powell che, mentre era intento a studiare i coccodrilli in Gabon, ebbe l'occasione di raccogliere molte testimonianze, da parte degli indigeni, circa un grande animale che si nasconde nei laghi più inaccessibili della jungla e che solo i cacciatori più intrepidi e valorosi hanno avuto la fortuna di vedere. Powell, incuriosito dai molti racconti di questa creatura, decise di parlare con lo stregone di un villaggio sul fiume Ogovè, il quale gli disse che N' yamala (così veniva chiamata dagli indigeni di quel villaggio) era ghiotta dei frutti di una pianta che cresce sulle rive dei laghi e dei fiumi chiamata 'cioccolato della jungla'. Lo zoologo mostrò allo stregone alcune foto di diversi animali della jungla come ippopotami ed elefanti, poi gli mostrò il disegno di un diplodoco e lo stregone lo riconobbe subito come la loro creatura sacra. In altre zone la creatura viene chiamata Mokéle Mbembe che tradotto significa letteralmente "Colui che ostacola il flusso dei fiumi" riferito probabilmente alla sua enorme mole.
Come potrebbe apparire un Diplodoco |
Dai dati raccolti, questamisteriosa creaturasembrerebbe abitare le paludi del Likouala, un territorio estremamente vasto fatto di foreste paludose che si estendono per oltre 130.000 chilometri quadrati a circa 800 chilometri dalla capitale del Congo, Brazzaville. Nel corso degli anni si sono avvicendate numerose testimonianze soprattutto da parte di esploratori; uno dei primi fu un missionario francese, Lievain Bonaventure Poyart che nel 1776 descrisse l' animale come un ibrido fra un elefante, un leone e un ippopotamo, con un collo da giraffa e una lunga coda da serpente, le cui impronte misuravano 3 piedi (circa un metro).
La zona del lago Tele, in Camerun, fu oggetto di parecchie spedizioni americane alla ricerca del Mokele Mbembe. Una delle prime avvenne nel 1909, di cui facevano parte il naturalista Carl Hagenbeck e il tedesco Hans Schomburgh; vennero raccolte molte testimonianze su un mostro metà elefante e metà drago. Nel 1913 vi fu un'altra spedizione ad opera del capitano Freiher von Stein zu Lausnitz, recatosi in africa per tracciare mappe dettagliate del Camerun e del Congo (all'epoca province tedesche), il Mokele Mbembe viene descritto come un animale poco più grande di un grosso ippopotamo, con la pelle grigiastra e levigata che abitava le aree vicine ai fiumi Sangha, Ubangi e Ikelemba. Il manoscritto di von Stein recita :
«Le descrizioni generali dei nativi convergono tutte su di un unico modello: l'animale è di colore bruno-grigiastro e possiede una pelle liscia, le sue dimensioni sono quelle di un elefante o perlomeno di un ippopotamo. Si dice che abbia un collo lungo e flessibile ed un solo dente, ma molto grande, alcuni dicono che si tratta di un corno. Alcuni parlano di una lunga coda muscolosa simile a quella dei coccodrilli. Le canoe che attraversano il suo territorio sono destinate ad affondare, l'animale attacca le imbarcazioni e ne uccide l'equipaggio, ma senza divorarne i corpi. Si dice che viva nelle grotte e che salga sulla riva in cerca di cibo, la sua dieta è completamente vegetale. Il suo cibo preferito mi fu mostrato, era una sorta di liana dotata di grandi fiori bianchi, una linfa lattiginosa ed un frutto simile per forma ad una mela che gli indigeni chiamano Malabo».
Una delle Impronte a tre dita, caratteristica dei dinosauri, attribuita al Mokele Mbembe |
Nel 1920 venne organizzata un'altra spedizione da parte dello Smithsonian Institute; dopo sei giorni le guide africane trovarono delleenormi impronte sulla sponda di un fiume e udirono strani ruggiti non assimilabili ad un animale conosciuto. Nel 1932 Ivan Sanderson, un criptozoologoamericano, trovò delle impronte simili a quelle di un ippopotamo in una zona dove i pachidermi non vivevano; gli indigeni le identificarono come quelle del 'mgbulu-eM'bembe'
Nel 1980 Powell, insieme alcriptozoologo docente all'università di Chicago Roy P. Mackal, guidò una spedizione nei pressi del lago Tele. I due scienziati raccolsero numerose testimonianze nei pressi del fiume Likouala e, anche se non trovarono ilMokele Mbembe, riuscirono a mettere insieme una descrizione abbastanza accurata e trovarono molti indizi come strane impronte, solchi e passaggi nella vegetazione fatti di rami spezzati non attribuibili ad animali conosciuti. Dalle testimonianze raccolte l'animale misurerebbe dai 5 ai 9 metri, con la pelle color ruggine e con una sorta di cresta; grazie al lungo collo, raccontano gli indigeni, sarebbe capace di raccogliere i frutti sulle sponde del fiume senza uscire dall'acqua. Firman Mosomole, un anziano del villaggio, raccontò che 45 anni prima, mentre era sulla sua canoa, avvistò un animale simile ad un serpente, la cui descrizione coincideva per molti versi con quella del Mokele Mbembe. Mambombo Daniel, insegnante in una scuola superiore locale, racconta di aver visto un animale simile molto da vicino e lo descrive di colore grigio, con il collo spesso e il corpo separato. Un pescatore raccontò di essersi imbattuto nella creatura nel 1915; in quello stesso periodo, si narra, i pigmei avrebbero ucciso un Mokele Mbembe che cercava di entrare nel lago Tele. Secondo la storia, i pigmei costruirono una barriera di pali posti all'ingresso del lago poiché le creature stavano compromettendo la pesca; due Mokele Mbembe cercarono di sfondare la barricata, e uno venne ucciso (disegno a inizio pagina). Coloro che ne mangiarono le carni morirono avvelenati. Un'altra spedizione sul lago Tele venne organizzata quello stesso anno dagli americani Herman Regusters e sua moglie Kia, che nei pressi del lago avvistarono una creatura lunga una decina di metri. I coniugi la fotografarono (in basso), tuttavia il soggetto di questa foto è incerto.
Foto di un presunto Mokele Mbembe scattata dai coniugi Regusters sul lago Tele |
Nel 1981, la spedizione formata da J. Richard Greenwell, Justin Wilkinson, Roy Mackal e lo zoologo congolese Marcellin Agnagna dello zoo di Brazeville, partì alla volta del fiume Likouala. Lì gli esploratori sentirono voci di un grosso animale avvistato nelle acque vicino Epena; inoltre trovarono una serie di strane impronte e una pista di rami spezzati. Due anni più tardi, nel 1983,Agnagna tornò sul lago Tele e riferì di aver visto personalmente la creatura: Secondo il suo racconto, lo zoologo vide qualcosa che si muoveva nell'acqua a circa 300 metri di distanza, dunque cercò di avvicinarsi addentrandosi nella palude. Riuscì a distinguere la testa e il collo dell'animale, che valutò essere lungo circa un metro; descrisse la testa come rossastra, con occhi ovali e un naso sottile. Il dorso era scuro e lucido, lungo circa quattro metri. Agnagna scattò diverse foto ma, a causa dell'eccitazione del momento, non si accorse di aver dimenticato di togliere il copriobiettivo. Lo zoologo afferma che l'animale era certamente un rettile, ma non certo un animale noto alla scienza.
Fotogramma del video girato da una troupe giapponese nel 1987 |
Il primo video del Mokele Mbembe venne realizzato nel 1987 da una spedizione giapponese. La troupe era intenta a realizzare un documentario sulle foreste africane quando, mentre sorvolavano il lago Tele con un piccolo aereo da turismo, avvistarono qualcosa che si muoveva nell'acqua; il cameraman cominciò subito a riprendere: l'oggetto si spostava abbastanza velocemente lasciandosi dietro una scia, si riusciva anche ad intravedere un collo e una testa, tuttavia la definizione del video non permette un analisi accurata. Realizzarono un video di circa 15 secondi, dopodiché la creatura si immerse.
Foto scattata da William Gibbsons sul lago Tele |
Il 1992 vide protagonista William Gibbonsche, dopo sei anni da una precedente spedizione, tornò sulle tracce del Mokele Mbembe accompagnato dall'esploratore Rory Nugent. Esplorarono gran parte del fiume Bai e dei laghi Fouloukuo e Tibeke, vicini al lago Tele. Riuscirono a scattare due interessanti fotografie sull'ormai famoso lago Tele, di cui una abbastanza convincente (foto a destra) che potrebbe mostrare la testa del Mokele Mbembe.
Teorie
Ritenere che questa creatura sia solo una leggenda sarebbe superficiale; infatti, la quasi totalità delle tribù che vivono nelle foreste inesplorate del continente nero conoscono questo animale. Le descrizioni fornite dai testimoni concordano tutte sulle caratteristiche peculiari di quest'essere, cioè collo lungo e corpo robusto, quattro zampe tozze e coda possente. Questa descrizione farebbe pensare ad un sauropode di piccole dimensioni, tesi avvalorata sia dalle impronte a tre dita rinvenute in varie occasioni, caratteristiche dei dinosauri, sia dal fatto che, come già detto, l'Africa ha subito pochi cambiamenti climatici e topologici nel corso del tempo; percui la possibilità che una razza di rettili preistorici possa essere sopravvissuta all'estinzione e abbia continuato ad evolversi nelle profondità della jungla non è poi così remota. Inoltre, sono state spesso mostrate ai pigmei che vivono in quella zona, disegni di dinosauri ed essi li hanno subito riconosciuti come il Mokele Mbembe e, dato che le tribù di pigmei difficilmente hanno modo di studiare fossili preistorici, l'unica spiegazione è che abbiano davvero visto qualcosa di simile.
Poiché a volte viene descritto avente un lungo corno, alcuni sostengono che il Mokele Mbembe sia in realtà un grosso rinoceronte; studiosi più eminenti, invece, ritengono si tratti di una specie sconosciuta di varano gigante, simile al Drago di Komodo. Altri, infine, pensano si tratti di una enorme tartaruga della famiglia dei Trionichidi. Il mistero, per ora, non è ancora stato svelato, per cui sono già in programma altre spedizioni.
Posted in: CRIPTOZOOLOGIA, MISTERI, MOSTRI MARINI on martedì 11 agosto 2009 at alle 06:33