Ricostruita l'orribile fine di tre bambini, vittime di sacrifici Inca, 500 anni fa.

A distanza di un decennio la scienza e' riuscita a sciogliere solo in parte il mistero degli ultimi istanti di vita, 500 anni fa, di tre ragazzini (6, 7 e 15 anni), ritrovati mummificati nel 1999 sulla vetta del vulcano Llullaillaco, nel nord dell'Argentina, a quasi 7 mila metri di quota: la storia dei tre fanciulli inca e' riemersa in questi giorni a Buenos Aires, dove sono stati presentati nuovi studi sui tre, vittime sacrificali del loro popolo.

Nel momento in cui furono scoperti, i corpi dei tre si trovavano semisepolti in un santuario inca, sulle Ande della provincia argentina di Salta, avvolti in mantelli che li obbligavano ad una posizione raccolta.

Sacrificare bambini sulle imponenti vette della cordigliera andina faceva parte di un rituale del culto incaico - noto come 'festa dalla Capacocha', in onore al sole (Inti Raymi) - per attirare la benevolenza degli dei, affermano gli esperti del 'Museo di archeologia dell'alta montagna di Salta' che hanno in custodia le tre piccole mummie.

Si credeva che i bambini prescelti venissero elevati per mezzo del sacrificio al privilegio di uno status divino, mentre le loro famiglie, che non potevano rifiutarsi di consegnarli ai sacerdoti, ricevevano l'onore di accedere all'aristocrazia della civilta' di Cuzco.

In merito al modo preciso in cui furono uccisi i tre bambini, pero', la scienza non e' ancora riuscita a dare una spiegazione precisa: secondo gli esami dei laboratorio, la piu' grande delle tre vittime - battezzata 'la donzella' dagli archeologi che la ritrovarono nella spedizione del '99 - aveva circa 15 anni quando fu uccisa. Nei suoi capelli sono state trovate abbondanti tracce di coca e alcol, probabilmente il residuo di una sorta di 'cocktail' allucinogeno che i sacerdoti propinavano alle vittime, allo scopo di stimolare in loro misticismo ed alleviarne le sofferenze.

La piu' giovane delle tre mummie, invece, una bambina che si crede fosse arrivata appena ai 6 anni il giorno della sua morte, e' stata chiamata dagli scienziati 'la bimba del fulmine'. Qualche tempo dopo la sua sepoltura, un fulmine le colpi' il volto, marcandole con una guancia con un segno evidente, ma lasciando intatta la sua acconciatura con tante 'treccine', che perdura ancora al giorno d'oggi. Gli esami tossicologici hanno riportato anche nel suo caso la presenza di droghe nel corpo.

Tracce invece non presenti nell'unico maschio delle tre piccole mummie. Al momento della morte, il 'bimbo', come lo hanno chiamato gli studiosi di Salta, aveva 7 anni, e probabilmente a causa proprio della giovane eta', mori' per lo shock dell'altura delle Ande, prima che si potesse procedere al sacrificio vero e proprio. Una macchia rossa sulla sua guancia, che si e' scoperto essere di sangue, ha fatto ritenere agli scienziati che 'el nino' fu seppellito ancora agonizzante.

Uno dei dati certi sottolineati dai ricercatori e' che il gruppo composto sia dai sacerdoti sia dalle tre vittime parti' dalla citta' di Cuzco e dovette camminare oltre 1.600 km (!) prima di arrivare alla base del vulcano Llullaillaco, meta che probabilmente raggiunsero attraversando l'impervio deserto cileno dell'Atacama.

(fonte ANSA - http://www.ansa.it )

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