Staminali "magnetizzate" riparano cuore e arterie
In base a uno studio condotto dallo University College di Londra, i danni al cuore e alle arterie prodotti dall'infarto possono essere riparati attraverso cellule staminali concentrate nella zona danneggiata attraverso un magnete
di PAOLO RIBICHINI
L'INFARTO lascia un "segno" indelebile nel nostro corpo. Il cuore e le arterie rimangono danneggiate in maniera più o meno seria, ma presto una soluzione potrebbe arrivare dalle cellule staminali "magnetizzate".
Secondo uno studio condotto da un'equipe dello University College di Londra, le cellule staminali, opportunamente trattate con microscopiche particelle magnetiche, possono migliorare la propria capacità di riparare il tessuto cardiaco o vascolare danneggiato.
La ricerca, pubblicata sulla rivista del College americano di Cardiologia, Cardiovascular Intervention, dimostra l'efficacia di una nuova tecnica che utilizza le cellule progenitrici endoteliali (una tipologia di cellule staminali che sono fondamentali per i processi di guarigione vascolare) contrassegnate con materiale magnetico e successivamente "guidate" attraverso una calamita posizionata al di fuori del corpo sul punto che deve essere riparato.
Lo studio, per ora, è stato condotto solo sui ratti, sui quali è stata osservata una velocità di rigenerazione delle cellule danneggiate cinque volte superiore al normale, mentre in provetta il risultato è stato addirittura migliore.
I ricercatori hanno impiegato una tipologia di micro-particelle già utilizzate per monitorare le cellule umane attraverso la risonanza magnetica. "Entro 3-5 anni si potrà sperimentare la tecnica anche sull'uomo ed applicarla non solo per la cura degli infarti, ma per le patologie di tutti gli organi danneggiati", sostiene Mark Lythgoe, direttore del Centro per la creazione di immagini biomediche avanzate (CABI) dell'University College di Londra e responsabile della ricerca. "E' possibile che attacchi di cuore e altre lesioni vascolari siano trattati mediante regolari iniezioni di cellule staminali magnetizzate".
Questa tecnica, inoltre, potrà trovare applicazioni anche nella cura del cancro: le nanocalamite potrebbero essere applicate, senza particolari difficoltà, non solo alle cellule staminali, ma anche agli anticorpi e ai virus, rendendo più facile la localizzazione dei tumori maligni.
Fonte:
di PAOLO RIBICHINI
L'INFARTO lascia un "segno" indelebile nel nostro corpo. Il cuore e le arterie rimangono danneggiate in maniera più o meno seria, ma presto una soluzione potrebbe arrivare dalle cellule staminali "magnetizzate".
Secondo uno studio condotto da un'equipe dello University College di Londra, le cellule staminali, opportunamente trattate con microscopiche particelle magnetiche, possono migliorare la propria capacità di riparare il tessuto cardiaco o vascolare danneggiato.
La ricerca, pubblicata sulla rivista del College americano di Cardiologia, Cardiovascular Intervention, dimostra l'efficacia di una nuova tecnica che utilizza le cellule progenitrici endoteliali (una tipologia di cellule staminali che sono fondamentali per i processi di guarigione vascolare) contrassegnate con materiale magnetico e successivamente "guidate" attraverso una calamita posizionata al di fuori del corpo sul punto che deve essere riparato.
Lo studio, per ora, è stato condotto solo sui ratti, sui quali è stata osservata una velocità di rigenerazione delle cellule danneggiate cinque volte superiore al normale, mentre in provetta il risultato è stato addirittura migliore.
I ricercatori hanno impiegato una tipologia di micro-particelle già utilizzate per monitorare le cellule umane attraverso la risonanza magnetica. "Entro 3-5 anni si potrà sperimentare la tecnica anche sull'uomo ed applicarla non solo per la cura degli infarti, ma per le patologie di tutti gli organi danneggiati", sostiene Mark Lythgoe, direttore del Centro per la creazione di immagini biomediche avanzate (CABI) dell'University College di Londra e responsabile della ricerca. "E' possibile che attacchi di cuore e altre lesioni vascolari siano trattati mediante regolari iniezioni di cellule staminali magnetizzate".
Questa tecnica, inoltre, potrà trovare applicazioni anche nella cura del cancro: le nanocalamite potrebbero essere applicate, senza particolari difficoltà, non solo alle cellule staminali, ma anche agli anticorpi e ai virus, rendendo più facile la localizzazione dei tumori maligni.
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Posted in: RICERCA, SALUTE, SCIENZA on domenica 23 agosto 2009 at alle 14:09