Le piante riconoscono i parenti

Grazie agli essudati radicali le piante sono in grado di capire se quelle vicine sono imparentate con loro o no, e di regolare di conseguenza lo schema di crescita

Le piante sono in grado di riconoscere i propri parenti: lo ha mostrato una ricerca di alcuni botanici dell'Università del Delawar a Newark che ne parlano in una articolo pubblicato sulla rivista "Communicative & Integrative Biology".

In una serie di esperimenti, giovani pianticelle di Arabidopsis thaliana sono state esposte a un mezzo liquido contenente secrezioni radicali di piante "sorelle", di piante non imparentate e loro stesse, misurando poi la lunghezza della più lunga radice laterale e dell'ipocotile, la parte del fusticino compresa tra i cotiledoni e l'apice radicale. In un altro esperimento gli essudati radicali sono stati inibiti con una sostanza, l'ortovanadato di sodio, che li blocca senza peraltro interferire con la crescita delle radici. E' risultato che l'esposizione agli essudati di piante estranee induce la formazione di radici laterali più grandi e profonde.

Per lo studio, diretto da Harsh Bais, sono state utilizzate oltre 3000 piante - tutte di origine selvatica, per evitare i problemi connessi con le varietà tipiche di laboratorio, spesso imparentate far loro - per ciascuna delle quali sono stati registrati quotidianamente i dati di crescita.

Le piante estranee che crescono le une vicine alle altre, osserva Bais, sono spesso più basse perché gran parte della loro energia viene destinata alla crescita delle radici, mentre nel caso di piante sorelle, che non cercano di crescere l'una a scapito dell'altra, le radici sono spesso più superficiali e le loro foglie si toccano e intrecciano, cosa che difficilmente avviene fra le piante non imparentate, che tendono a crescere dritte verso l'alto e senza contatti fra loro.

Ora i ricercatori intendono capire come questa scoperta possa influenzare la crescita di piante sorelle nei campi a monocultura, e come possano crescere senza una serrata competizione. "E' possibile che quando piante imparentate crescono insieme, possano bilanciare l'assunzione di nutrienti e non mostrarsi avide", ipotizza Bais.

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