Istruzioni per l'arca

Secondo alcune istruzioni, rinvenute su una tavoletta di argilla, redatte in antico babilonese, la nave sulla quale si imbarcò Noè e tutta la sua famiglia, animali compresi, non aveva la prua appuntita, come è sempre stato immaginato, ma, piuttosto, era una gigantesca zattera circolare.
La tavoletta che riporta questa sorprendente notizia è antica di 
3.700 anni ed è stata ritrovata in Medio Oriente, in una località imprecisata, da Leonard Simmons, un appassionato di archeologia di Londra. La tavoletta fu, poi, ereditata dal figlio Douglas che pensò di portarla a decifrare ad Irving Finkel, esperto del British Museum, che ha effettuato la traduzione delle 60 righe di scrittura cuneiforme. Finkel sostiene che questa è la prima tavoletta a fornire una descrizione dell'arca. L'arca, afferma Finkel, non doveva andare da nessuna parte, doveva solo galleggiare e le istruzioni che reca la tavoletta sono proprio per un tipo di imbarcazione che gli artefici dovevano ben conoscere, ancora utilizzato in Iran ed Iraq. Si tratta di una sorta di barca rotonda che si utilizzava regolarmente per il trasporto di animali su fiume oppure in caso di inondazione.
Nella traduzione della tavoletta, il dio parla ad 
Atram-Hasis, re sumero vissuto prima del diluvio, che è l'equivalente di Noè: "Costruisci, costruisci! Costruisci una zattera di Canne! Atram-Hasis, presta attenzione al mio consiglio e potrai vivere in eterno! Distruggi la tua casa, costruisci una barca, disprezza i beni e salva la vita! Disegna la barca che sarà costruita con un disegno circolare. Fa in modo che la sua lunghezza e la larghezza siano uguali". La tavoletta prosegue con il consiglio di usare fibre di palma intrecciate, impermeabilizzate con bitume e di costruire cabine per persone ed animali selvatici. Si conclude con il comando di Atram-Hasis al costruttore della barca, che andrà incontro al suo destino, a sigillare la porta una volta che tutti gli altri sono al sicuro dentro.
Il mito del diluvio, che fu creato in 
Mesopotamia, fa da sottofondo all'epopea diGilgamesh. Finkel ritiene che proprio durante la cattività babilonese, gli ebrei esiliati appresero la storia di Gilgamesh e la inserirono nell'Antico Testamento. Nel racconto diGiglamesh, si parla di un antico re, di nome Utnapishtim, che fu invitato dal suo dio a costruire un battello sul quale salvarsi quando gli dèi avrebbero inviato il diluvio.
Secondo un'ipotesi scientifica, i punti in comune tra l'epopea biblica e quella sumerica, hanno una 
radice comune nella rapida ascesa delle acque del bacino del Mar Nero, oltre 7 millenni fa, causata dalla rottura della diga naturale costituita dallo stretto del Bosforo.
L'epopea di 
Athrasis, antecedente e, forse, fonte di ispirazione per quella di Gilgamesh, è stata scritta in accadico, lingua dell'antica Babilonia. Essa narra di quando il dio Enkiingiunse all'eroe Shuruppak di smantellare la propria casa, fatta di canne, e di costruire un battello per sfuggire al diluvio che sarebbe stato provocato dal dio Enlil, infastidito dal troppo rumore delle città.
Nel III secolo a.C. 
Berose, gran sacerdote del tempio di Marduk a Babilonia, redasse una storia della Mesopotamia in lingua greca (Babyloniaka) per farne dono ad Antioco I(323-261 a.C.). L'opera è purtroppo andata perduta, ma Eusebio di Cesarea, storico cristiano, all'inizio del IV secolo trasse ispirazione dall'opera di Berose per redigere una versione greca del diluvio con al centro l'eroe Xisuthrus. Eusebio riteneva che l'imbarcazione che aveva permesso all'eroe di salvarsi fosse ancora visibile "sui monti corcirii d'Armenia; e la gente gratta il bitume con il quale essa era stata rivestita all'esterno per utilizzarlo come antidoto o amuleto".

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