Dalla seta una fibra ottica biocompatibile

Offre l'opportunità di creare nuovi sensori per il monitoraggio in vivo, e apre la possibilità di sfruttare sostanze farmacologiche attivabili con impulsi luminosi


Un biopolimero prodotto a partire dalla seta, biocompatibile, biodegradabile e capace di comportarsi come una fibra ottica è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori della Tufts University e dell'Università dell'Illinois a Urbana-Champaign, che ne danno notizia in un articolo pubblicato sulla rivista “Advanced Materials”.

"In molte applicazioni biomediche le guide d'onda devono interfacciarsi direttamente con le cellule e i tessuti viventi, e per questo devono essere biocompatibili e, possibilmente, biodegradabili”, osserva Fiorenzo Omenetto, che ha diretto la ricerca. "L'uso di un polimero biocompatibile e biodegradabile come la seta offre nuove opportunità per la creazione di sensori con la possibilità di trasportare la luce all'interno dei tessuti viventi.” Fra gli esempi più immediati ricorda il monitoraggio in vivo del glucosio, la rilevazione della presenza di virus o di marcatori dell'Alzheimer.

"Inoltre la possibilità di incorporare dopanti e di renderli funzionali dal punto di vista biochimico all'interno di una fibra consente una fotoattivazione non convenzionale delle guide d'onda, che non è facilmente ottenibile in un altro modo”, aggiunge David Kaplan, che ha partecipato allo studio. In altri termini, queste nuove guide d'onda, potendo trasportare la luce in maniera controllata secondo svariate configurazioni, potrebbero anche essere sfruttate per attivare molecole di interesse biologico o farmacologico attraverso la luce.

"Le sete sono particolarmente adatte a questo scopo perché sono le fibre più forti che si conoscano e al contempo sono naturali”, ha concluso Kaplan.


lescienze.espresso.repubblica.it

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