Riuscito il primo volo di Ares : il successore degli shuttle


Il primo volo del successore degli Shuttle

Dovrebbe portare gli astronauti sulla stazione spaziale e in futuro sulla Luna

(Reuters)
(Reuters)
MILANO -
Il razzo che dovrebbe sostituire lo Shuttle per portare in orbita gli astronauti americani ha compiuto il suo primo collaudo ieri nel cielo di Cape Canaveral. Ares 1-X, così è stato battezzato, ha volato per soli sei minuti tracciando una grande parabola prima di finire nell’oceano Atlantico a 250 chilometri di distanza. Il balzo nell’atmosfera sino a 45 chilometri d’altezza potrà sembrare poca cosa ma è servito per collaudare una serie di tecnologie che serviranno nella prosecuzione del programma della Nasa. Il quale ha, fino a questo momento, l’obiettivo di tornare sulla Luna per il 2020. Il grande razzo bianco alto cento metri è decollato alle 11.30 di Cape Canaveral ed è il primo nuovo razzo a partire dalla storica base dopo il primo volo dello shuttle compiuto il 12 aprile 1981.

LA STRUTTURA - Ares 1-X è formato da due stadi. Il primo a propellente solido è derivato dai razzi ausiliari (i boosters) dello shuttle che aiutano la fase del volo. È solo un po’ più lungo, ma la tecnologia è la stessa. Il secondo stadio invece è a propellenti liquidi (idrogeno e ossigeno) e il motore «J-2X» è un perfezionamento dello stesso propulsore utilizzato nel secondo e terzo stadio del Saturn-V che portò gli uomini sulla Luna quarant’anni fa. Ares 1-X era un po’ diverso dalla versione definitiva. Il primo stadio era ancora nella versione corta usata nello shuttle ma la struttura era allungata come nella versione definitiva. Il secondo stadio era vuoto, senza motore, e alla sommità portava il modello della capsula Orion che ospiterà sei astronauti. Quando sarà utilizzata per il viaggio sulla Luna, invece, ne conterrà quattro. Nella missione lunare una altro razzo più grande, Ares V, porterà in orbita il modulo di sbarco Altair che si congiungerà con Orion.

COLLAUDO - Questo primo volo serviva, appunto, a collaudare la tecnologia di base del nuovo vettore e per questo era arricchito di 700 sensori che rilevavano pressioni, temperature sforzi di ogni genere alcune migliaia di volte al secondo. Anche perché durante il breve volo l’ugello di scarico del motore veniva manovrato per imporre dei cambiamenti nella traiettoria e sottoporre l’intera struttura a una serie di stress al fine di collaudare il tutto ben oltre le fatiche che dovrà affrontare in futuro in un volo normale. In particolare, poi, si è voluto misurare l’entità delle vibrazioni generate dal primo stadio e che dovranno essere smorzate per non creare danni o disturbi alla capsula abitata Orion.

PRIMO E ULTIMO? - Secondo alcuni critici questo era il primo e ultimo volo di Ares perché il presidente americano Obama sta valutando in queste settimane le proposte elaborate dalla commissione Augustine al fine di scegliere la strategia futura dell’America nello spazio. E potrebbe anche scegliere di utilizzare un altro razzo e cambiare il programma Constellation varato nel 2004 dal predecessore Bush, nel cui ambito era nato Ares. Per il suo sviluppo si prevedeva una spesa di 35 miliardi di dollari e per arrivare sino ad oggi, in tre anni se ne sono già spesi dieci di miliardi.

IL VOLO - Il volo di ieri è costato 445 milioni di dollari. Il primo stadio di Ares 1-X ha funzionato come previsto per due minuti e poi i computer di bordo hanno comandato la separazione dal secondo stadio che ha continuato la salita fino a 45 chilometri. Il primo stadio vuoto ha invece ha incominciato la caduta e 316 secondi dopo il decollo ad un’altezza di 4 mila metri ha iniziato la sequenza di apertura dei tre paracadute più grandi di quelli usati finora: ognuno ha un diametro di 50 metri. Lo stadio toccava la superficie oceanica 430 secondi dopo il lancio dove l’aspettava la nave per il suo recupero. Per il secondo stadio e il modello di capsula invece non era previsto il recupero. Il volo doveva essere effettuato martedì ma la presenza di troppe nubi lo hanno impedito. L’interazione tra il razzo e le nubi poteva provocare elettricità statica capace di interrompere le comunicazioni. L’effetto è chiamato dagli ingegneri «triboelettrificazione». E siccome l’obiettivo era quello di raccogliere il maggior numero di dati sul funzionamento attraverso la telemetria il cielo pulito era una condizione irrinunciabile. Martedì c’era stato anche un ritardo perché nell’area di sicurezza si era infiltrato un peschereccio che è stato allontanato. Ieri con tre ore di ritardo sull’orario stabilito, sempre a causa delle nubi, finalmente il grande razzo si è sollevato con il suo caratteristico tuono dalla rampa dalla quale fino a ieri partivano gli shuttle e negli anni Sessanta decollavano i giganteschi Saturno V per la Luna. Ora si aspettano le valutazioni tecniche e soprattutto la decisione politica della Casa Bianca, probabilmente entro novembre, per sapere quale sarà il futuro del razzo appena nato.

Giovanni Caprara

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