Monte d’Accoddi: la ‘Croce neolitica del Sud’


montedaccoddiCinquemila anni fa, ben prima dell’era nuragica, in pieno Neolitico, i sardi del Nord dell’Isola si ritrovavano a Monte d’Accoddi, una collinetta nel cuore della Nurra, fra Sassari e Porto Torres, probabilmente per celebrare la Dea Madre: una statuetta molto interessante raffigurante la divinità femminile, conservata al Museo Sanna di Sassari, è stata ritrovata in una delle tombe della necropoli sotterranea. L’altare, visitabile tutti i giorni (in questo periodo dalle 10 alle 19), si può raggiungere attraverso la strada statale numero 131. All’altezza del chilometro 222 della Carlo Felice, in direzione Cagliari provenendo da Porto Torres, si gira a destra e si trova il parcheggio. Da lì il monumento dista poche centinaia di metri: sul posto, al quale si accede liberamente, sono disponibili un servizio di guide e un antiquarium con notizie sugli scavi.

LE VESTIGIA Dei giorni remoti che videro l’erezione del’altare resta poco: un altare e un ‘area sacra’, i resti di una capanna (detta dello Stregone) e di due templi sovrapposti, scoperti dall’archeologo Ettore Contu negli anni Cinquanta in un terreno allora di proprietà di Antonio Segni, futuro Capo dello Stato. Gli scavi sono andati avanti, consentendo anche di valorizzare un menhir alto 4 metri e 44 centimetri e un grande lastrone forato utilizzato presumibilmente per i sacrifici, ma il più resta da scoprire. Anche l’ipotesi del culto della dea madre è tutta da verificare, così come l’esistenza di un villaggio di 150 capanne e 800 abitanti.

SCAVI E MISTERO Tutto è insomma affidato a nuovi scavi, che consentano di far luce su un monumento unico in Europa e nel Mediterraneo, che qualche archeologo avvicina alle ziqqurath della Mesopotamia. È una tesi che attende conferme, come quella che vuole la costruzione del santuario ispirata alle stelle, per l’esattezza alla costellazione della Croce del sud. A sostenere, anche con un libro, l’affascinante ipotesi di un cielo stellato che viene riprodotto in terra è un archeoastronomo autodidatta, Eugenio Muroni. Monte d’Accoddi è a suo parere la riproduzione (asimmetrie comprese) della Croce del Sud, oggi non più visibile nel nostro emisfero, ma solo sotto l’Equatore.

‘LA CROCE DEL SUD’ “Cinquemila anni fa, però – sostiene l’appassionato di archeoastronomia – quella costellazione importantissima era ben visibile da qui. Ed è assurdo che qualcuno si ostini ancora a negarlo. I due santuari di Monte d’Accoddi sono assolutamente sovrapponibili alla costellazione, compresa la asimmetria di un fianco più largo, che torna anche nella statua della Dea Madre in mostra al museo Sanna. E anche la stele in granito ritrovata nel santuario riporta le stesse figure geometriche”.

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