Il Caso Zanfretta
Il metronotte rapito dagli “E.T.” è stato ospite del “CUS” (Centro Ufologico Siciliano) di Riposto. Da lui nuove sensazionali rivelazioni: in questo 2010 qualcosa di eclatante potrebbe accadere sulla Terra e i “disegni” di Eugenio Siragusa ritraevano il vero.
Torna d’attualità il “Caso Zanfretta”, balzato agli onori della cronaca nel “lontano” 1978, quando l’allora poco più che ventenne metronotte lombardo Pier Fortunato Zanfretta, in servizio nei dintorni di Genova, fu protagonista di un fenomeno di “abduction”, ossia un rapimento da parte di entità extraterrestri.
A detta anche dei più scettici, quanto occorso all’agente presenterebbe un notevole grado di credibilità: ai suoi incontri ravvicinati si accompagnavano, in quei giorni, numerosi avvistamenti Ufo da parte della popolazione locale e la presenza di gigantesche orme non certamente umane nei tratti di terreno in cui Zanfretta veniva ritrovato (in stato confusionale e febbricitante) dopo essere stato rilasciato dai “mostri” (da lui descritti come esseri dalla pelle verdastra ed increspata, alti quasi tre metri, con grandi spigoli sulla testa ed occhi triangolari gialli).
Il personaggio dichiara di essere stato negli ultimi trent’anni costantemente in contatto con queste entità tramite una misteriosa ed inquietante scatola metallica al cui interno vi sarebbe una sfera, a sua volta contenente una piramide immersa in un fluido di colore bluastro. Gli alieni gliel’avrebbero affidata dopo una serie di undici incontri ravvicinati conclusisi nel 1981, ed il metronotte l’avrebbe nascosta in una contrada ligure sperduta e difficile da raggiungere (nei pressi di Torriglia, il paesino sopra Genova che fu teatro dei suoi primi contatti con gli alieni), dove lui si reca ogni qualvolta (almeno ogni due settimane) avverte una sorta di richiamo inconscio inviatogli da una specie di microchip che gli sarebbe stato installato nel cranio durante uno degli interventi invasivi subiti su un’astronave degli alieni.
Sulla mirabolante vicenda e sul suo protagonista si stanno riaccendendo i riflettori in quanto, dai più recenti contatti con la “scatola”, Zanfretta avrebbe percepito che entro il presente anno 2010 avverrà qualcosa di particolare nel rapporto tra l’umanità e gli esseri provenienti da altri mondi.
Oggi l’ex metronotte è un attempato signore che ha definitivamente smesso la divisa e la rivoltella ritenendo più appagante lavorare al servizio di una cooperativa sociale impegnata nel dare sostegno a persone malate e bisognose.
E qualche giorno fa, reduce dall’ennesima nottata (tra le ore 23,00 della sera e le 4,00 del mattino) trascorsa accanto alla “scatola extraterrestre”, è arrivato a Riposto per prendere parte all’interessante convegno che gli ha dedicato il “Centro Ufologico Siciliano” (C.U.S.) guidato dal presidente Salvatore Giusa, il quale è ancora una volta riuscito a trascinare in Sicilia una presenza “vip” del panorama ufologico nazionale (nei mesi scorsi il Cus ripostese aveva ospitato il famoso ricercatore Corrado Malanga ed ancor prima la nota scrittrice Valentina Gebbia, autrice di un romanzo-inchiesta sui fenomeni di Caronia). “Una storia vera” era l’intitolazione che il presidente Giusa e l’impeccabile giornalista moderatore Stefano Famà hanno voluto dare alla conferenza, proprio a rimarcare l’attendibilità di quanto riferito in questi anni da Zanfretta, un uomo che non avrebbe avuto certo alcun interesse a raccontare frottole visto che, alla fine, tale vicenda si è ritorta contro di lui, procurandogli un certo dileggio da parte dell’opinione pubblica, l’allontanamento della famiglia e difficoltà nell’ambito del suo lavoro («Se avessi saputo tanto – ripete spesso visibilmente rammaricato e denotando una sincera buona fede – mi sarei tenuto tutto dentro, senza parlarne con nessuno»). Così anche noi ne abbiamo approfittato per rivolgere a Fortunato Zanfretta alcune domande, aggiungendoci alla sfilza di famosissimi giornalisti ed anchorman che in questi anni hanno fatto a gara per intervistarlo o averlo ospite nelle più popolari trasmissioni televisive.- Signor Zanfretta, da cosa derivano le sue recenti preoccupazioni per il corrente anno 2010?
«Dal sistema di luci di cui è corredata la “scatola”: in questi ultimi mesi, ed a cadenza regolare, undici su dodici si sono accese, ma l’ultima continua a rimanere spenta. Lo ritengo un particolare inquietante. Sulla base dei segnali che mi giungono, qualcosa dovrebbe accadere al massimo entro il mese di luglio di quest’anno. Se dovessi avere intuizioni più precise informerò per tempo l’amico Salvatore Giusa, presidente del “Centro Ufologico Siciliano” ed organizzatore di questo convegno, affinché lui possa comunicarle anche voi ed a tutte le persone a lui care».
- Ma ci faccia meglio capire cosa succede quando lei si reca dalla “scatola”…
«Intanto, dato il luogo in cui si trova, mentre per qualsiasi altro uomo sarebbe un’impresa, io ci arrivo sempre con estrema facilità, quasi aiutato da una forza che mi spinge verso di essa; ed anche se piove o nevica arrivo lì completamente asciutto. Quando sono nelle immediate adiacenze si accende una luce che via via s’ingrossa fino ad inghiottirmi. Vengo, dunque, proiettato in un’altra dimensione e mi ritrovo in un lungo corridoio che mi conduce alla grande stanza in cui si trova la “scatola”. Mi seggo accanto a quest’ultima (un cubo di un metro per un metro di probabile metallo) ed appoggiandovi la mano ne provoco automaticamente l’apertura. Quindi la piramide a tre facce contenuta nella sfera di vetro inizia a roteare su se stessa generando delle scosse elettriche luminose».
- Ed a cosa conduce tutto ciò?
«Non saprei. So solo che quando da quella sorta di “chip” che gli alieni mi installarono nella zona del cranio ricevo l’ordine di andare lì, non posso esimermi dal farlo; e che quando vado via dalla “scatola” avverto nella testa un po’ di confusione. Suppongo di venire utilizzato come una “memoria esterna” di un computer, il cui contenuto la “scatola” provvede a “scaricare” per acquisire informazioni su noi umani. Chissà…: forse la prossima volta che andrò lì giungeranno su qualche altra galassia anche i volti di voi che ho incontrato stasera qui a Riposto ed i discorsi che abbiamo fatto…».
- Perché non porta mai nessuno con sé quando si reca in visita alla “scatola”?
«Perché non voglio che si distruggano vite umane. Una volta da tale apparato vidi partire un raggio ed un istante dopo sentii un urlo lancinante: mi voltai e vidi una lepre che evidentemente mi aveva seguito e che era stata fulminata. La stessa sorte potrebbe toccare ad un uomo. Tanti amici ed ex colleghi di lavoro si dicono pronti ad accompagnarmi armati, ma penso proprio che nessun mezzo di offesa-difesa in possesso di noi umani possa sortire effetti in un tale contesto. Diverse volte ho anche tentato di fotografare la “scatola” per portare una prova della sua esistenza, ma si ottenevano solo scatti dal contenuto confuso ed indecifrabile».
- Pare, comunque, che la “scatola” non fosse destinata propriamente a lei, bensì ad un eminente scienziato americano, guarda caso piuttosto scettico riguardo agli avvistamenti Ufo, sui quali lo stesso stava indagando su preciso mandato delle autorità governative statunitensi…
«E’ vero: gli alieni, in realtà, mi affidarono il compito di farla pervenire all’astronomo Josef Allen Hynek, deceduto nel 1986 per un tumore al cervello. Mi misi subito in contatto con lui invitandolo a venire in Italia per ritirarla in quanto io non mi sarei potuto permettere un viaggio alla volta degli Stati Uniti. Ma lui mi mandò un suo collaboratore ed io mi rifiutai di consegnargliela».
- Ma perché le entità extraterrestri avrebbero scelto lei come interlocutore o “cavia”?“
«Non sono mai riuscito a spiegarmelo. Probabilmente avrebbero sortito effetti migliori con una persona più colta ed altolocata; ed, invece, hanno preso di mira uno semplice e sconosciuto come me che, a causa di questa vicenda, ho avuto stravolta la vita. Credetemi: ho tanta paura, perché ho a che fare con esseri a noi ignoti ed, in ogni caso, diversi dall’uomo. Non riesco a capire se vogliono il bene o il male dell’umanità. Ultimamente, quando mi reco dalla “scatola”, avverto il seguente imperativo: “Prepàrati”. Ma a che cosa dovrei prepararmi?!… ».
- Lei è a tutt’oggi “corteggiato” dalle televisioni, da studiosi e ricercatori e, probabilmente, anche da uomini dell’“intelligence”: non ha mai tratto profitti economici da ciò?
«Assolutamente! Mi sono state offerte valigette piene di banconote, ma le ho sempre rifiutate».
- Lei si interessa di ufologia e di esperienze extraterrestri di altre persone?
«Per niente! Di esperienza mi basta la mia. E’ l’esperienza che mi limito a testimoniare nelle varie conferenze e trasmissioni televisive cui vengo invitato. Avendola vissuta sulla mia pelle, so di dire la verità e, pertanto, la mia coscienza è tranquilla. Si è liberissimi di non crederci, ma non me ne frega niente!».
- Il compianto Enzo Tortora, Baudo, Costanzo, Fazio, Magalli ed altri popolarissimi anchorman televisivi si sono occupati del suo caso e l’hanno voluto ospite nelle rispettive trasmissioni. Ma i grandi mass media nazionali che approccio hanno con le tematiche extraterrestri?
«C’è la tendenza a spettacolarizzare e, di conseguenza, a banalizzare tali questioni. Al “Bivio” di Enrico Ruggeri, ad esempio, è stata realizzata e mandata in onda una molto suggestiva ricostruzione sceneggiata di quanto mi è accaduto, ma parecchio lontana dalla realtà dei fatti. Nei cosiddetti “salotti” o “talk-show”, poi, si rischia di perdere la reputazione in una manciata di minuti: tutto si trasforma in “trash” perché, onde fare “audience”, ti mettono sempre accanto il “fenomeno da baraccone” che sfrutta l’ufologia per acquisire facile popolarità o quello che deve, a priori, recitare la parte del “contraddittore”, anche se non ne è affatto convinto. Ricordo, ad esempio, il falso scetticismo nei miei riguardi di un “tal” Alessandro Cecchi Paone il quale, invece, ha pubblicamente ammesso di aver avuto esperienze extraterrestri».
- Lei crede in Dio?
«Eccome! Sono un credente, frequento la Chiesa ed amo aiutare la gente che soffre nell’ambito del mio nuovo lavoro di dipendente di una cooperativa socioassistenziale. La fede, anzi, mi ha aiutato a superare i momenti critici che ho vissuto in ambito familiare e lavorativo a seguito delle note vicende occorsemi. E penso proprio che la Chiesa, anche se non lo vuol dare a vedere, si interessi al mio caso. Dico questo perché, tempo addietro, i dirigenti della mia cooperativa mi mandarono in missione alla Città del Vaticano per consegnare un plico ad un alto prelato. Ebbene: mi accorsi che era tutto un pretesto per dare modo alle autorità ecclesiastiche di venire in contatto con me. Non appena consegnato quel plico, infatti, era mia intenzione riprendere subito la via del ritorno, ma fui con insistenza pressato per rimanere a pranzo: alla fine mi ritrovai circondato da diverse decine di religiosi che, un po’ come avete fatto voi questa sera in questa conferenza, mi rivolgevano domande sui fenomeni di cui sono stato e sono protagonista».
- Quando si parla di ufologia in Sicilia, non si può non pensare al famoso contattista catanese Eugenio Siragusa, deceduto alcuni anni fa. Ha mai avuto rapporti con lui?
«Altro che! Di Siragusa ho, anzi, un particolarissimo e significativo ricordo. Ci conoscemmo da queste parti in occasione di una trasmissione televisiva, e mi rivolse lo “strano” invito a recarmi con lui sull’Etna alle… quattro del mattino! Io accettai e, dopo ben tre ore di cammino, giungemmo dinnanzi ad una grotta lavica dove, a suo dire, abitavano dei suoi “amici”. Ebbene: davanti ai nostri occhi si materializzarono dal nulla quattro figure simili ad esseri umani, ma altissime (quasi tre metri), con lunghi capelli biondi e vestite con tuniche bianche. Alcuni anni dopo, nel corso di un convegno al Nord Italia in cui si parlò pure di Siragusa, vidi proiettato su uno schermo il disegno di quelle quattro figure. Come dicevo prima, l’ufologia e le persone che ruotano attorno ad essa non mi appassionano più di tanto, ma ho sempre sentito dire che degli esseri che Eugenio Siragusa diceva di incontrare sono rimasti solo i suoi schizzi; per quanto mi riguarda posso, invece, testimoniare che quel disegno rispondeva perfettamente alla realtà».
Intervista effettuata dal giornalista RODOLFO AMODEO
Posted in: EXTRATERRESTRI, MISTERI, UFO CASI CLASSICI on martedì 23 febbraio 2010 at alle 04:49