Betelgeuse: la gigante rossa si restringe rapidamente


Nel giro di soli 15 anni Betelgeuse, la gigante rossa nella costellazione di Orione, ha visto diminuire il proprio diametro del 15 per cento. Lo ha riscontrato uno studio comparativo condotto dagli astronomi dell'Università della California a Berkeley, pubblicato sulle Astrophysical Journal Letters.

Il raggio di Betelgeuse è superiore a cinque unità astronomiche e ciò significa che, rapportata al nostro sistema solare, la stella oltrepasserebbe l'orbita di Giove, e che la diminuzione riscontrata corrisponde alla perdita di una lunghezza pari all'incirca al raggio dell'orbita di Venere.

"Osservare questi cambiamenti è davvero sorprendente", ha detto Charles Townes, il fisico dell'UC a Berkeley già premio Nobel per l'invenzione del laser e del maser. "Continueremo a osservarla attentamente nei prossimi anni per vedere se continuerà a contrarsi o se tornerà alle sue precedenti dimensioni."

A dispetto della diminuzione del diametro, la sua magnitudine, monitorata costantemente dall'American Association of Variable Star Observers, non ha mostrati riduzioni significative.

Secondo Edward Wishnow, che ha partecipato allo studio, è possibile che nel fenomeno siano coinvolte gigantesche celle di convezione sulla superficie della stella, analoghe a quelle, chiamate granuli, che si osservano sul Sole, ma di ben altre dimensioni. "Ma di fatto non sappiamo perché la stella si stia contraendo. Se pensiamo a tutto ciò che sappiamo sulle galassie e l'universo distante, dobbiamo dire che non sappiamo ancora molte cose sulle stelle, compreso ciò che avviene alle giganti rosse alla fine della loro vita."

Sole a parte, Betelgeuse è stata in assoluto la prima stella di cui siano mai state misurate le dimensioni: nel 1921 Francis G. Pease e Albert Michelson ne avevano stimato il diametro, con un sistema di interferometria ottica, trovandolo equivalente a quello dell'orbita di Marte. "Dalla misurazione del 1921 la sua dimensione è stata misurata con molti differenti sistemi interferometrici su un ampio spettro di lunghezze d'onda, con risultati che variano del 30 per cento. Tuttavia a una data lunghezza d'onda, la stella non era mai variata al di là dei valori di incertezza delle misurazioni", spiega Wishnow.

Le misurazioni a differenti lunghezze d'onda non possono essere confrontate direttamente, perché la dimensione della stella varia a seconda della lunghezza d'onda presa in considerazione: i gas delle regioni esterne, infatti, da un lato emettono luce dello spettro e dall'altro la assorbono.

Per evitare l'effetto di confusione di questi assorbimenti ed emissioni, dai primi anni novanta, Townes e colleghi hanno usato l'Infrared Spatial Interferometer (ISI) di Monte Wilson che, valutando la luce proveniente da una coppia di telescopi, può essere regolato in modo da eliminare tali distorsioni. Ed è proprio dal confronto fra queste misurazioni "stabili" che è emerso l'inaspettato fenomeno.
fonte-lescienze.espresso.repubblica.it

0 commenti, commenta qui: