Comprendere il mistero della quiete solare

Negli ultimi anni, il nostro sole ha mostrato l'attività minima nel suo ciclo di 11 anni. La sua faccia ha mostrato una mancanza di macchie per mesi che non indica la possibilità di tempeste solari titaniche verso la Terra.
Il problema è che questa "calma solare" dura da troppo tempo, due anni fa una task force speciale ha predetto che la transizione dal Ciclo 23 in via di chiusura al Ciclo 24 in arrivo, sarebbe avvenuta attorno a Marzo 2008. Non è stato così. (Per precisione, non c'era completo accordo all'interno del gruppo in quel momento).

L'apparizione di una piccola macchia a grande altitudine all'inizio del 2008 ha stimolato le discussioni, sembrava indicare l'inizio del Ciclo 24. Per altri mesi e mesi in seguito, la faccia del sole è rimasta senza macchie.
Sapere quando inizia l' inversione dell'attività solare e soprattutto quanto diverrà intensa, è divenuto sempre più importante negli anni. Quando il sole si agita, invia al nostro pianeta enormi "tempeste" o plasma ad alta velocità (gas ionizzato), assieme a minacciose flares di protoni (vedi ).

Pulsazioni ritmiche

Nonostante registrazioni secolari sulla presenza di macchie solari e 50 anni di studio sui campi magnetici solari, gli scienziati ancora non comprendono cosa renda un ciclo più forte e un altro più debole. La stessa task force che parlava del Ciclo 24 due anni fa, ora crede che l'attività prossima possa essere la più debole in un secolo.
Questa settimana, due gruppi di ricercatori hanno portato speranza sulla nostra comprensione del complesso comportamento solare.

Il primo gruppo è quello di Rachel Howe e di Frank Hill dell'Osservatorio Solare Nazionale. Ipotizzano che le macchie solari siano legate a "jet streams" lenti e con movimento verso est, a circa 7000km sotto la superficie solare visibile o fotosfera. Hanno analizzato 15 anni di osservazioni effettuate tramite l'eliosismologia, che monitorizza le pulsazioni ritmiche in superficie create da onde di pressione che rimbalzano attorno all'interno del sole.

"Pensate al sole come ad uno strumento musicale", spiega Hill. "Un pianoforte possiede 88 tasti, ma il sole possiede cinque milioni di "note" o modalità di oscillazione".

Correnti profonde

Howe e Hill hanno scoperto che un paio di correnti profonde si sono spostate dai poli solari verso l'equatore durante ogni ciclo e che la migrazione è stata insolitamente in ritardo.
Hanno impiegato tre anni per spostarsi di 10° verso l'equatore e solo ora hanno raggiunto una latitudine solare di 22°, il punto in cui l'attività ha un picco e iniziano ad apparire le macchie. Non possono ancora spiegare se il flusso in qualche modo causi le macchie solari, solo che i due fenomeni sembrano correlati.

"Se questa analisi fosse stata disponibile due anni fa, avremmo visto il ritardo del Ciclo 24", dice il fisico solare Dean Pernell del Goddard Space Flight Center della NASA nel Maryland.
Le nuove scoperte sono state presentate questa settimana al meeting della Divisione di Fisica Solare della Società Astronomica Americana, che ha tenuto una speciale sessione sul Ciclo 24.

Modello delle Macchie Solari

Il secondo annuncio riguarda le macchie solari e la disposizione dei campi magnetici all'interno di esse. Scrivendo in Science Express, Matthias Rempel del Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica con tre colleghi, ha usato un supercomputer capace di 76 trilioni di calcoli al secondo, per creare il primo modello 3D del funzionamento interno di questi misteriosi punti oscuri.

Le simulazioni rivelano in dettaglio come il gas supercaldo si muove lungo filamenti magnetici, dal punto oscuro centrale alla zona di penombra circostante.
I fisici solari hanno riconosciuto inizialmente questo flusso che si sposta verso l'esterno, circa 100 anni fa. Come però fa notare il team di Rempel, "l'apparizione di tali flussi è legata strettamente all'inclinazione del campo magnetico" e tale flusso verso l'esterno, avviene quando il campo magnetico si trova inclinato a più di 45° dalla verticale.

La speranza è che una migliore comprensione delle macchie solari permetterà agli scienziati di prevedere il loro comportamento in modo più accurato e, in particolare, di identificare quelle che più facilmente causano pericolose flares solari.
fonte-altrogiornale.com

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