Dal ciclo solare al clima terrestre

Il clima terrestre sarebbe molto sensibile alle variazioni di energia legate alle macchie solari a causa di meccanismi sinergici che amplificano gli effetti di quelle piccole fluttuazioni

PAROLE CHIAVE
La quantità di energia emessa dal Sole fluttua secondo un ciclo che dura 11 anni, e che gli scienziati seguono contando il numero di macchie solari che appaiono sulla superficie dell'astro. Queste fluttuazioni undecennali sono tuttavia relativamente piccole ed è piuttosto difficile comprendere come esse possano avere effetti significativi sul clima terrestre, anche se è stata indubiamente rilevata una associazione fra il periodico picco di queste oscillazioni e lo schema delle precipitazioni e della temperatura superficiale delle acque del Pacifico.

Secondo un nuovo modello elaborato da Gerald Meehl e colleghi del National Center for Atmospheric Research (NCAR), e illustrato in un articolo pubblicato su "Science", il clima terrestre sarebbe eccezionalmente sensibile al ciclo solare per la presenza di due meccanismi che operano in sinergia così da produrre un ciclo di feedback capace di amplificare il piccolo effetto solare.

Il primo sarebbe un processo "dall'alto al basso", in cui le fluttuazioni nell'energia solare producono una catena di reazioni che influiscono in prima battuta sull'ozono stratosferico, per tradursi quindi in un aumento delle precipitazioni tropicali. Il secondo sarebbe un processo "dal basso verso l'alto", nel quale le relazioni fra oceano e atmosfera sono influenzate dalle variazioni di energia solare attraverso un aumento dell'evaporazione superficiale, le precipitazioni tropicali, l'intensità dei monsoni e l'aumento delle temperature superficiali delle acque.

Normalmente i modelli climatologici in uso adottano l'uno o l'altro di questi mecanismi, ciascuno dei quali, però, isolatamente preso non è in grado di spiegare l'intensità dell'influsso dei cicli solari sul clima del pianeta, anche perché per varie ragioni, non ultima la "dominabilità" del modello stesso, ciascuno di essi rinuncia a una dettagliata analisi di alcuni fattori: nei modelli down-up non è in genere presente una realistica modellizzazione della stratosfera, negli altri è carente l'analisi delle relazioni all'interfaccia fra la superficie del mare e l'atmosfera.

Adottando una serie di ipotesi e semplificazioni Meehl e collaboratori sono riusciti produrre un modello che unifica i due approcci che ha permesso di riprodurre gli andamenti climatici relativi alle precipitazioni e alle temperature delle acque superficiali del Pacifico mettendole in buona relazione con i cicli solari.

Il nuovo modello ha peraltro già sollevato le critiche di diversi altri ricercatori che hanno osservato da un lato che esso andrebbe testato su periodi più lunghi di quello che è stato preso in considerazione dai suoi creatori, e dall'altro che il sistema atmosfera-oceano è molto più complesso di quello che appare ipotizzato nel modello.
lescienze.espresso.repubblica.it

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