Cuicuilco: una spina nel fianco dell’archeologia ortodossa
La “piramide” messicana Cuicuilco: una spina nel fianco dell’archeologia ortodossa
La piramide a gradoni di Cuicuilco è stata realizzata mediante una ciclopica lavorazione della pietra e senza far uso alcuno della calce. Nel suo periodo di massimo splendore vi erano addirittura delle imponenti strade lastricate che consentivano un comodo accesso al sito. Essa negli anni Venti venne parzialmente riportata alla luce da una coltre di lava che la ricopriva. Tutti gli esperti concordano sul fatto che la piramide di Cuicuilco sia la struttura più antica presente nella valle di Anahuac, dove si trova anche Città del Messico. Molto probabilmente, quindi, è anche la prima costruzione monumentale di tutte le Americhe. Tuttavia, l’epoca in cui venne posta in essere la piramide è da sempre oggetto di accesi dibattiti tra gli archeologi ortodossi e i geologi accademici. I primi infatti attribuiscono a tutte le costruzioni più antiche solo datazioni compatibili con le proprie convinzioni dogmatiche, mentre i secondi si attengono esclusivamente ai risultati oggettivi emersi dalle loro indagini.
Gli archeologi ortodossi ritengono quindi unanimemente che l’opera in questione sia stata costruita intorno al 600 a.c., mentre le stime effettuate dai geologi spostano inesorabilmente indietro questa data, arrivando a collocarla almeno a settemila anni fa. Ma, come già anticipato, non si tratta di una diatriba accademica tra due scuole di pensiero che si confrontano sullo stesso piano del metodo scientifico galileiano. Le tesi dominanti tra gli archeologi ortodossi infatti sono tutte fondate su una dottrina dogmatica elaborata alla fine dell’Ottocento, mentre le scoperte dei geologi sono sostenute da solide prove geologiche che fanno la differenza. E secondo le ricerche condotte nel sito da questi ultimi, la piramide venne edificata prima dell’eruzione del vulcano Ajusco, un evento che si verificò circa settemila anni fa. Gli “esperti delle rocce” giunsero a tale conclusione solo dopo averla dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio, grazie all’esame dei residui di colata lavica che avvolgeva ben tre lati della costruzione. Un angolo della piramide, infatti, è ancora inglobato nella lava dell’antichissima eruzione, circostanza questa che rasenta una prova scientifica razionale e incontrovertibile, eppure faziosamente ignorata dalla stragrande maggioranza degli archeologi.
Ma, prima che il gotha accademico pronunciasse le sue irrevocabili sentenze, lo stesso archeologo Byron Cummings, che fu tra i primi a scavare nel sito per conto della National Geographical Society, rilasciò alcune dichiarazioni perfettamente convergenti con le scoperte dei geologi. Egli affermò infatti che sia le stratificazioni sedimentarie precedenti che quelle posteriori all’eruzione portavano inevitabilmente a concludere che il tempio cadde in rovina circa ottomila anni or sono. I sostenitori delle teorie convenzionali più consolidate vennero quindi a trovarsi in difficoltà e per salvare i loro castelli di congetture, furono costretti a spostare arbitrariamente la data dell’eruzione in questione a non prima del 600 a.c.
Posted in: ANOMALIE DELLA STORIA, ARCHEOLOGIA on martedì 23 marzo 2010 at alle 05:21