Miliardi al vento, la nuova frontiera è il Pianeta Rosso
di nuovo allo spazio
«Potrebbe essere solo un passo. Se venisse utilizzata come un’altra Stazione Spaziale, più lontana, le spese per sostenere questa enorme infrastruttura impedirebbero di visitare altri luoghi più interessanti». La vera sfida scientifico-tecnologica e il «motore» che accenderà l'interesse dell’opinione pubblica non saranno quindi il ritorno sul nostro satellite o le «gare» con altre nazioni, ma «una spedizione su Marte, nella quale tutte le risorse dovranno essere concentrate».
Gli sprechi della colonia. Se si costruisse una «stazione», «gli investimenti avrebbero come unico scopo il suo completamento, perdendo di vista la destinazione finale - insiste Hubbard -. Non vanno ripetuti gli errori del passato: in 20 anni una grossa fetta del budget spaziale è stata spesa per l'Iss, trascurando tutto il resto».
Pochi mesi fa Hubbard ha visionato una decina di proposte inviate alla Nasa per l'esplorazione lunare: «Erano tutte costosissime». Per il ritorno bisognerà sviluppare nuovi lander, rover, serre, moduli abitativi e sistemi per proteggere gli astronauti dalle radiazioni. «Il progetto drenerà miliardi di dollari, vincolando tutte le risorse per decine di anni e seppellendo qualsiasi sogno "marziano"».
Il mito delle risorse. La spedizione sarebbe giustificata da obiettivi scientifici e da interessi economici, ma Hubbard non è convinto che la Luna sia così interessante. «Marte è più simile alla Terra: è dotato di una sottile atmosfera e la temperatura all'equatore è paragonabile a quella terrestre. In teoria si potrebbe pensare di farci crescere qualcosa. La Luna, invece, non ha atmosfera: è fredda e secca come un osso! La sua superficie è "cotta" dalle radiazioni che la rendono inospitale per qualsiasi insediamento».
Tanti, tra cui Jack Schmitt, astronauta dell'Apollo 17, sostengono che una base possa ridurre i costi grazie allo sfruttamento delle risorse locali e all’utilizzo sulla Terra. Ma per Hubbard, Schmitt è «un vecchio pasionario»: «Non esistono prove che convenga estrarre le risorse minerarie per portarle sulla Terra o per sfruttarle nello spazio. Sarebbe troppo dispendioso. Ed estrarre elio-3 non è credibile».
Meglio un asteroide. La Nasa vorrebbe fare della Luna lo strumento per verificare conoscenze e mezzi prima di spingersi «oltre». «Ma il "check up" non deve far perdere di vista l'obiettivo finale - ribatte Hubbard -. Se bisogna testare nuove tecnologie, prima di intraprendere un viaggio verso Marte, perché farlo sulla Luna che ha 1/6 della gravità terrestre e dista solo 3 giorni dal nostro Pianeta? Meglio allontanarsi fino ad alcuni milioni di chilometri e “allenarsi” con una missione su un asteroide».
Robot o astronauti? A chi sostiene poi che la vera ricerca scientifica possa essere fatta con meno spesa attraverso i robot, Hubbard risponde che «Spirit e Opportunity, catapultati nelle sabbie marziane, hanno assolto brillantemente il loro compito, scattando foto, analizzando campioni di terreno e scoprendo riserve d'acqua. Ma per riaccendere l'interesse verso l'esplorazione e soddisfare lo spirito di "human adventure" bisognerà raggiungere Marte con un equipaggio». Non si troveranno mai tracce definitive di vita finché - sostiene - non verranno mandati gli astronauti. Loro sono molto più adattabili in un «ambiente non strutturato» e, in pochi giorni, farebbero quello che i robot hanno realizzato in anni.
La chiave - secondo Hubbard - è comunque la cooperazione internazionale. «Se la Cina vuole raggiungere il satellite, Usa e Nasa non devono farsi coinvolgere nella gara: sulla Luna l’America c'è già stata 40 anni fa. E' ora di voltare pagina».
Posted in: ASTRONOMIA on mercoledì 15 luglio 2009 at alle 04:13